Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il vino dei frati Scalzi la prima volta in bottiglia

- Carcassi

Per cominciare, 1.500 bottiglie. «Ma il prossimo anno contiamo di raddoppiar­e la produzione». Per la prima volta, i frati Carmelitan­i Scalzi di Venezia imbottigli­ano e mettono in vendita il vino che producono (per loro stessi) da secoli.

VENEZIA Il sapore di Venezia in 1.500 bottiglie. Dentro c’è il vino dei Frati Carmelitan­i Scalzi, imbottigli­ato martedì scorso: un miracolo recente, nato nel silenzio del chiostro, che debutterà al Vinitaly di Verona tra pochi giorni. È il primo in assoluto prodotto dai religiosi a Cannaregio con la vendemmia delle oltre 700 piante della vigna rinata dietro la chiesa di Santa Maria di Nazareth che si affaccia sul Canal Grande, di fronte al ponte che dalla comunità religiosa prende nome.

Al di là del muro che separa l’ascesi degli Scalzi dalla frenesia della stazione Santa Lucia cresce il «Giardino mistico», un eden dove i frati da tempo immemorabi­le coltivano erbe officinali e producono il vino che bevono nel convento: qui hanno trovato nuova vita 21 varietà di vite antiche di Venezia, impiantate dopo la mappatura genetica svolta nel 2013 grazie alla collaboraz­ione tra il Consorzio Vini Venezia e le università di Padova e di Milano. Da San Michele a Punta Sabbioni, da San Francesco della Vigna agli Alberoni, l’analisi ha permesso di scoprire la biodiversi­tà delle viti della città – crescono qui alcune varietà armene – tra cui tre varietà sconosciut­e alle banche dati esistenti. Così è stata selezionat­a l’élite genetica di viti che nel 2014 ha popolato il brolo (orto-giardino) sperimenta­le degli Scalzi. A piante mature, c’è stata la prima vendemmia piena lo scorso autunno, fatta alla maniera tradiziona­le, che ha permesso la produzione di una serie limitatiss­ima di bottiglie con il succo dei 17 filari di Cannaregio, più quelli di Torcello, ricostitui­ti com’erano in età napoleonic­a, e di uve coltivate su pergole tradiziona­li come quelle descritte da Mario Soldati nel suo viaggio a Malamocco. I grappoli sono stati raccolti a mano dai Carmelitan­i con l’aiuto del personale del Consorzio: poi hanno viaggiato in barca fino all’attracco di Ca’ Noghera, e via terra fino all’azienda Via Regia, a Preganziol, dove si è svolto il processo di vinificazi­one a sei mani: quelle di Carlo Favero, direttore del Consorzio Vini Venezia, di Mario Barbieri, enologo della Confratern­ita del Raboso, e di Elena Carraro, proprietar­ia dell’azienda Villa Regia. Ne sono usciti due vini da tavola: un bianco frutto di 23 varietà, tra cui Glera, Dorona, Pinot, Malvasia, Tai e Terra Promessa – una tipologia che un frate portò dal Monte Carmelo tra le due Guerre; poi c’è un rosso risultato di 17 varietà, comprese uve Raboso, Cabernet e Pinot. Ogni varietà è stata raccolta separatame­nte, settimana dopo settimana, e vinificata un po’ alla volta, e solo alla fine combinata per ottenere il taglio voluto.

«Sono vini con dose minerale accentuata, si sente l’influenza dell’aria umida e salmastra - osserva Carlo Favero Abbiamo usato pochissimo lievito, nessuna correzione né lavorazion­e: è un vino come la natura l’ha fatto ed è venuto buono. Ha il sapore di Venezia, è quello che volevamo». L’appuntamen­to per assaggiarl­o è lunedì 16 aprile alle 11.30 nello spazio espositivo del Consorzio Vini Venezia (padiglione 4, stand E3) dove padre Piero, priore del convento, presenterà l’iniziativa e lo studio alla base del vigneto. Per chi rischiasse di perderselo alla kermesse veronese, niente paura: tra un anno il miracolo del vino si ripeterà. «Questa era una specie di prova generale: proseguire­mo la produzione, con la speranza di raddoppiar­e il numero di bottiglie l’anno prossimo, visto che ci saranno nuove piante pronte per produrre – auspica Favero - Faremo anche del vino da messa con la varietà Terra Promessa, che quest’anno non era in quantità sufficient­e». Gran parte del vino di Venezia però resterà nella sua città: è stato prenotato da alcuni ristoranti e alberghi storici. Qualche bottiglia la berranno gli Scalzi, come da tradizione.

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 ??  ?? La vigna  Accanto alla stazione di Santa Lucia, dietro la Chiesa di Santa Maria di Nazareth, nascosto da un alto muro, sorge il vigneto dei Padri Carmelitan­i Scalzi, all’interno del «Giardino Mistico». Con l’aiuto di alcuni enologi ne sono nate 1.500...
La vigna  Accanto alla stazione di Santa Lucia, dietro la Chiesa di Santa Maria di Nazareth, nascosto da un alto muro, sorge il vigneto dei Padri Carmelitan­i Scalzi, all’interno del «Giardino Mistico». Con l’aiuto di alcuni enologi ne sono nate 1.500...
 ??  ?? Nella vigna Padre Piero Rizza, priore della chiesa degli Scalzi, a Venezia, a destra e sotto nella foto, nel Giardino Mistico insieme ad un altro frate Carmelitan­o
Nella vigna Padre Piero Rizza, priore della chiesa degli Scalzi, a Venezia, a destra e sotto nella foto, nel Giardino Mistico insieme ad un altro frate Carmelitan­o

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