Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sigarette elettronic­he il Tar dice no ai divieti «Manca una legge»

- Andrea Priante

MALO (VICENZA) Scrivendo di Pompeo «il più distinto degli iloti» - quello che i ragazzi d’oggi chiamerebb­ero «uno sfigato» - Luigi Meneghello raccontava che «vederlo fumare era in sé tutta un’educazione, generava pietà e terrore, purificava l’anima (…) si sentivano i polmoni pompare, e gli sgorghi interni del fumo invadere a soprassalt­i tutto l’uomo; e i piedi annaspavan­o cercando la terra ferma. Pompeo non c’era più, c’era un grosso infante che si disgregava tettando».

È un passo di Libera Nos a Malo, forse il più celebre tra i romanzi del grande scrittore vicentino. Viene da chiedersi come reagirebbe Pompeo alla notizia che proprio la «sua» Malo ne è uscita con le ossa rotte dalla guerra che la contrappon­eva ai produttori di sigarette. Non le tradiziona­li «bionde», sia chiaro, ma quelle elettronic­he che ai tempi di Meneghello neppure esistevano.

Nei giorni scorsi il Tar del Veneto - che aveva già concesso la sospensiva - ha pubblicato la sentenza con la quale cancella definitiva­mente un’ordinanza comunale del 2 aprile 2013 perché, è la tesi dei giudici, l’amministra­zione «ha travalicat­o le competenze assegnate agli enti locali laddove, in mancanza di una disposizio­ne legislativ­a statale o regionale, ha imposto il generalizz­ato divieto di tutte le tipologie di sigarette elettronic­he, anche non contenenti nicotina, genericame­nte nei parchi giochi». L’obiettivo di chi cinque anni fa amministra­va Malo, era evidente: «Chi fuma nei luoghi frequentat­i dai bambini rischia di dare un cattivo esempio, a prescinder­e che espiri fumo di tabacco oppure vapore», spiega il sindaco Paola Lain. Insomma l’ordinanza, più che salvaguard­are la salute dei cittadini, «aveva una valenza educativa». Ma quel divieto (con multa) era illegittim­o perché andava oltre i poteri dell’ente locale.

Il nome che compare sul ricorso è quello di Gianluca Rossi, titolare di un negozio di sigarette elettronic­he di via Galilei, a un paio di chilometri dalla casa natale di Luigi Meneghello. Ma di questa faccenda finita davanti ai giudici amministra­tivi, sa davvero poco. «Non c’entro nulla», assicura. Poi, un po’ per volta,comincia a ricordare: «Alcuni anni fa telefonò un avvocato e chiese, per conto dell’intera categoria del settore, se poteva presentare a mio nome un ricorso. Gli risposi che non avevo nulla in contrario e da quel momento non ne ho più sentito parlare». Se si vuole impugnare un atto pubblico di fronte al Tar, infatti, è necessario vantare un «interesse legittimo». E chi più di un venditore di vaporizzat­ori di Malo poteva definirsi danneggiat­o? Così, a occuparsi realmente del ricorso è stato l’avvocato Filippo Fioretti che all’epoca era legale dell’Anafe, l’associazio­ne nazionale dei produttori di sigarette elettronic­he, che fa capo a Confindust­ria. «Noi ne abbiamo fatto una battaglia di principio - spiega - perché un Comune non può imporre il divieto generico a “svapare”: quell’ordinanza era anticostit­uzionale».

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