Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sigarette elettroniche il Tar dice no ai divieti «Manca una legge»
MALO (VICENZA) Scrivendo di Pompeo «il più distinto degli iloti» - quello che i ragazzi d’oggi chiamerebbero «uno sfigato» - Luigi Meneghello raccontava che «vederlo fumare era in sé tutta un’educazione, generava pietà e terrore, purificava l’anima (…) si sentivano i polmoni pompare, e gli sgorghi interni del fumo invadere a soprassalti tutto l’uomo; e i piedi annaspavano cercando la terra ferma. Pompeo non c’era più, c’era un grosso infante che si disgregava tettando».
È un passo di Libera Nos a Malo, forse il più celebre tra i romanzi del grande scrittore vicentino. Viene da chiedersi come reagirebbe Pompeo alla notizia che proprio la «sua» Malo ne è uscita con le ossa rotte dalla guerra che la contrapponeva ai produttori di sigarette. Non le tradizionali «bionde», sia chiaro, ma quelle elettroniche che ai tempi di Meneghello neppure esistevano.
Nei giorni scorsi il Tar del Veneto - che aveva già concesso la sospensiva - ha pubblicato la sentenza con la quale cancella definitivamente un’ordinanza comunale del 2 aprile 2013 perché, è la tesi dei giudici, l’amministrazione «ha travalicato le competenze assegnate agli enti locali laddove, in mancanza di una disposizione legislativa statale o regionale, ha imposto il generalizzato divieto di tutte le tipologie di sigarette elettroniche, anche non contenenti nicotina, genericamente nei parchi giochi». L’obiettivo di chi cinque anni fa amministrava Malo, era evidente: «Chi fuma nei luoghi frequentati dai bambini rischia di dare un cattivo esempio, a prescindere che espiri fumo di tabacco oppure vapore», spiega il sindaco Paola Lain. Insomma l’ordinanza, più che salvaguardare la salute dei cittadini, «aveva una valenza educativa». Ma quel divieto (con multa) era illegittimo perché andava oltre i poteri dell’ente locale.
Il nome che compare sul ricorso è quello di Gianluca Rossi, titolare di un negozio di sigarette elettroniche di via Galilei, a un paio di chilometri dalla casa natale di Luigi Meneghello. Ma di questa faccenda finita davanti ai giudici amministrativi, sa davvero poco. «Non c’entro nulla», assicura. Poi, un po’ per volta,comincia a ricordare: «Alcuni anni fa telefonò un avvocato e chiese, per conto dell’intera categoria del settore, se poteva presentare a mio nome un ricorso. Gli risposi che non avevo nulla in contrario e da quel momento non ne ho più sentito parlare». Se si vuole impugnare un atto pubblico di fronte al Tar, infatti, è necessario vantare un «interesse legittimo». E chi più di un venditore di vaporizzatori di Malo poteva definirsi danneggiato? Così, a occuparsi realmente del ricorso è stato l’avvocato Filippo Fioretti che all’epoca era legale dell’Anafe, l’associazione nazionale dei produttori di sigarette elettroniche, che fa capo a Confindustria. «Noi ne abbiamo fatto una battaglia di principio - spiega - perché un Comune non può imporre il divieto generico a “svapare”: quell’ordinanza era anticostituzionale».