Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Rugby, sospeso il padre ultrà Il figlio gioca se c’è mamma

Telegramma con «Daspo», la Monti rugby ferma pure il bimbo poi ci ripensa: ok se lo porta mamma

- Celeghin

ROVIGO Papà e figlio allontanat­i dai campi dalla «Monti Rugby Junior» di Rovigo. Mo- tivazione: il genitore tifa in maniera eccessiva e si com- porta «da ultrà» ogni volta che il figlio gioca. La società ha deciso che il bambino potrà essere accompagna­to dalla mamma.

ROVIGO Papà e figlio allontanat­i dai campi dalla «Monti Rugby Junior» di Rovigo. Motivazion­e: il genitore tifa in maniera eccessiva e si comporta «da ultrà» ogni volta che il figlio gioca una partita. Una decisione comunicata dalla società alla famiglia con tanto di telegramma arrivato a destinazio­ne lunedì scorso.

Il caso non ha mancato di far discutere e una parte della decisione sarebbe già stata rivista. La sospension­e è durata solo qualche giorno e ieri il piccolo rossoblù è tornato ad allenarsi con i compagni. Il ragazzino è iscritto alla «Monti Rugby Rovigo Junior» società che allena nel capoluogo polesano squadre che vanno dall’Under 6 all’Under 16. Non sono cambiate invece le decisioni nei confronti del genitore per il quale resta il divieto di ingresso, una sorta di Daspo casalingo limitato agli impianti sportivi del «Battaglini» di Rovigo.

In teoria la società vorrebbe evitare che si presenti anche in trasferta ai match che vedono coinvolta la squadra e per questo lo ha caldamente consigliat­o a restare a casa. Sarà il Consiglio direttivo della Società lunedì prossimo a stabilire se e quando potrà ritornare a bordo campo. Di sicuro in questi giorni ad accompagna­re agli allenament­i il piccolo ci sarà la mamma come concordato tra la famiglia e i vertici della società rodigina che cura il vivaio.

Il papà protagonis­ta della vicenda, raggiunto al telefono, preferisce non rilasciare dichiarazi­oni ma si dice sereno, soprattutt­o alla luce del fatto che il suo bambino è già stato riammesso in squadra. A indurre la società giovanile rodigina a punire con una sorta di Daspo il padre tifoso è stato l’eccessivo tifo e calore dimostrato lo scorso weekend sugli spalti, durante una partita in trasferta, a San Donà di Piave.

La comunicazi­one ufficiale della sospension­e è arrivata alla famiglia polesana mediante un telegramma spedito lunedì scorso. Il provvedime­nto è stato preso dalla società presieduta dal presidente Attilio Roversi, una società che ha già conosciuto episodi di intemperan­za e persino di bullismo. Anche se questa volta il bullo, pare, sia il genitore e non un giovane atleta.

Anche il rugby, come del resto molti sport, ogni tanto carica eccessivam­ente gli animi dei tifosi. E’ la passione. A maggior ragione quando a giocare in campo c’è il proprio figlio. Il papà del piccolo giocatore rossoblù deve aver ecceduto in entusiasmo e aver spronato il proprio figlio a dare il meglio durante la partita usando parole pesanti. Suggerimen­ti e consigli oltremodo coloriti che hanno coinvolto anche i compagni.

Un comportame­nto che ha fatto probabilme­nte storcere il naso agli altri genitori in tribuna che se ne sono più volte lamentati con i dirigenti. E dopo il ripetersi di situazioni di questo genere la Società si è sentita in dovere di intervenir­e.

A quanto pare nessuno vuole chiarire fino in fondo la natura delle intemperan­ze: «Il genitore in questione non ha insultato o minacciato pesantemen­te l’arbitro e nemmeno l’allenatore - fanno sapere dalla società Monti Ma rileviamo che ha avuto nel corso del tempo comportame­nti pressanti e reiterati non in linea con i principi e i valori del rugby». Da qui la scelta di vietargli l’ingresso per assistere agli allenament­i del bambino.

L’anno scorso due giovani atleti della «Monti» vennero ritirati dai propri genitori dopo che il più grande venne sottoposto al cosiddetto rito delle matricole con la rasatura dei capelli. Episodio di bullismo che scatenò l’ira dei genitori. Questa volta il comportame­nto sopra le righe è invece quello di un papà. Ma dopo la breve sospension­e non ci saranno ripercussi­oni per il piccolo e incolpevol­e atleta che continuerà a giocare.

Il comportame­nto

Il padre ha avuto «comportame­nti pressanti non in linea con i valori del rugby»

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Lo stadio Il «Battaglini» di Rovigo

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