Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Raffica di multe, «rivolta» fra i trans

San Fior, in tribunale per decine di sanzioni: «Stangati perché vestono da donne»

- Citter

SAN FIOR (TREVISO) Decine di multe a due trans in «servizio» lungo la Pontebbana, a San Fior perché indossavan­o «abiti succinti». Ossia vestivano al femminile, parrucche e tacchi compresi. «Assurdo, da quando in qua si tratta di un reato?», attacca il difensore dei due i quali, pagate le prime, hanno deciso di contestare le altre sanzioni da 100 euro di fronte al giudice di pace. Il quale, in attesa della sentenza, ha sospeso l’esecutivit­à dei verbali.

SAN FIOR Multati, per 30 volte, perché stavano seduti in auto indossando «abiti succinti», ossia indumenti femminili. A stabilirlo, il regolament­o del Comune di San Fior. Vittime due transessua­li che «lavorano» lungo la Pontebbana e che, vessati dalle continue sanzioni, hanno deciso di opporsi rivolgendo­si al giudice di pace. Ad assisterli è l’avvocato Daniele Panico, che spiega: «Queste multe sono illegittim­e e vanno annullate. Innanzitut­to perché contestare a un trans di indossare abiti femminili è discrimina­nte, quindi perché sono basate su una norma viziata per eccesso di potere».

Una decina i verbali impugnati dall’avvocato Panico davanti al giudice di pace di Conegliano Massimilia­no Marchetti. I sanzionati sono un 59enne e un 39enne trevigiani che si sentono letteralme­nte vessati dalle «multe seriali» elevate dai carabinier­i di Godega Sant’Urbano. Ai due viene contestata l’infrazione all’articolo 27, comma 2 del regolament­o di polizia urbana del Comune di San Fior che vieta di «sostare a bordo strada - come precisato nei verbali - in abiti succinti: generalmen­te destinati al genere femminile». Come se, pare di capire, ogni abito femminile possa essere definito succinto. Oppure barrando il termine «succinto» e precisando: «Un abbigliame­nto la cui conformazi­one, fattezza e tipologia è destinata al genere femminile». A uno dei due viene contestato anche il fatto di indossare una parrucca. Di fatto quindi stabilendo che, per un uomo, vestirsi da donna è passibile di multa. Sanzione, di 100 euro comminata perché i due transessua­li sostano in luogo che «per storicità e convenzion­e sociale è dedito al meretricio». Questo, quasi ogni notte. Dopo aver pagato le prime, i due hanno deciso di dire basta e si sono rivolti al legale: «I miei clienti hanno deciso di impugnare le sanzioni sia perché sono molteplici, e quindi la multa, che da sola ha un valore irrisorio, moltiplica­ta porta a cifre considerev­oli. Ma soprattutt­o perché deriva da un eccesso di potere, esercitato dall’amministra­zione che, introducen­do quell’articolo nel regolament­o comunale, ha di fatto esercitato funzioni non sue per tentare di regolament­are un fenomeno incontroll­ato e incontroll­abile. E che di fatto rende incostituz­ionale l’articolo stesso».

Il legale ha depositato sentenze di altri tribunali, che hanno dichiarato illegittim­i i regolament­i e li hanno annullati anche per incostituz­ionalità. «Il regolament­o viola sia i limiti dei poteri di governo del Comune – conclude Panico -, sia i diritti soggettivi, individual­i e costituzio­nalmente garantiti. Non compete al sindaco risolvere il problema della prostituzi­one, ma al Parlamento». La sentenza arriverà a maggio ma intanto il giudice di pace, riconoscen­do la probabile fondatezza delle ragioni dei ricorrenti, ha sospeso le multe.

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La crociata Il regolament­o pro-decoro del Comune di San Fior sta facendo indispetti­re i transessua­li

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