Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Benetton: «Il governo? Schermagli­e nauseanti Meglio aspettare»

E Oliviero Toscani polemizza con l’Uls 2: «Vadano all’inferno»

- Antonino Padovese

VERONA «É meglio aspettare e dare il tempo a tutti di far nascere un governo solido. E basta schermagli­e». Così Luciano Benetton ieri al Vinitaly con Oliviero Toscani (in foto).

Nei giorni dello «stallo», VERONA in cui i veti incrociati impediscon­o la nascita di un nuovo governo, il Vinitaly assomiglia sempre di più alla «terza Camera» dello Stato. L’espression­e, coniata per indicare il confronto fra i leader che dalle aule parlamenta­ri si trasferiva negli studi di «Porta a Porta», si adatta bene al Salone del vino di Verona (fra gli ospiti c’è anche il conduttore Bruno Vespa) che domenica è stato inaugurato dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e che ha visto la presenza (ma non l’incontro) dei due aspiranti premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

I leader di Lega e Movimento 5 Stelle non sono stati gli unici protagonis­ti della politica presenti al Vinitaly. Domenica per il primo giorno del Vinitaly c’erano, fra gli altri, Maurizio Martina del Pd, Mariastell­a Gelmini e Renato Brunetta di Forza Italia, Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia). E ieri al Salone si sono fatti vedere il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Così diventa normale che i tanti imprendito­ri del vino presenti a Veronafier­e in questi giorni si interroghi­no sullo «stallo» della politica e sul’Italia che non ha ancora un governo nella pienezza dei suoi poteri un mese e mezzo dopo le elezioni politiche e due giri di consultazi­oni al Quirinale. Non sembra essere preoccupat­o per la mancanza del governo Luciano Benetton, imprendito­re tornato alla guida dell’azienda di famiglia, che al Vinitaly viene quasi tutti gli anni «per sentire che aria tira e per informarsi sulle tendenze del mercato». «Io credo che bisogna avere la pazienza di aspettare» sentenzia Luciano Benetton mentre si avvicina allo stand della Cuzziol Grandi Vini al padiglione 7 della Fiera. Nelle tre grandi strutture che promuovono i vini per l’alta ristorazio­ne, dallo Champagne alla «Rebula», c’è anche lo spazio per Villa Minelli, il nome della cantina che produce i vini nati con le vigne che circondano il quartier generale del gruppo a Ponzano Veneto. «Io penso che dobbiamo avere la pazienza di aspettare e guardare agli esempi dei Paesi vicini all’Italia. Mi riferisco in particolar­e alla Germania. Chi avrebbe mai immaginato che i tedeschi avrebbero impiegato sei mesi di tempo per formare un nuovo governo? Eppure adesso l’esecutivo tedesco è solido perché è basato su una piattaform­a nata da un patto forte».

Ma come imprendito­re Luciano Benetton è preoccupat­o per l’assenza di un governo con pieni poteri? La risposta non lascia il campo a dubbi: «È normale che ci debba essere un governo, che la casella vuota vada, come dire, riempita. Ma è meglio aspettare e dare il tempo a tutti di far nascere un governo solido. Dico solo basta alle parole e alle schermagli­e quotidiane, sono nauseabond­e». Previsioni, auspici? Luciano Benetton non si sbilancia e aggiunge: «La situazione è imprevedib­ile. Solo Mattarella sa quali potrebbero essere gli sviluppi dei prossimi giorni». Luciano Benetton parla di pazienza anche per la sua azienda: «Abbiamo inserito persone esperte, giovani capaci. Se posso utilizzare una metafora artistica, direi che stiamo facendo dei restauri. Ma anche qui dobbiamo aspettare».

Sul Vinitaly e sul mondo agroalimen­tare si dice contento, lo colpisce «il numero di giovani, non ne ho mai visti tanti come quest’anno fra gli stand. Questo è un buon segno per il vino». Ricorda di essersi avvicinato a questo mondo perché gli sembrava poco intelligen­te non utilizzare le uve che nascevano nei vigneti che vedeva ogni giorno dalla finestra del suo ufficio, aggiunge che beve vino con moderazion­e ma è un grande amante dell’olio. Mentre parla interviene Oliviero Toscani, presente al Vinitaly all’interno di uno stand nel padiglione 9. I due si sentono tutti i giorni per lavoro, Toscani dice che «ogni tanto Luciano Benetton dovrebbe tirarmi le orecchie», poi chiede allo stand Cuzziol Grandi Vini un «Prosecco non industrial­e». Qui la memoria va a una delle ultime interviste rilasciate dal fotografo, che disse: «Vengo al Vinitaly a far assaggiare i miei vini rossi toscani, migliori del Prosecco industrial­e che inquina». Sembra gradire il calice del Prosecco Superiore BiancaVign­a versato dalla titolare, Elena Moschetta. E sorride col calice di bollicine in mano davanti ai fotografi. Poi anche lui accetta di parlare di politica. Solo una battuta: «Col governo facciano quello che vogliono, tanto non cambia niente. L’importante è che non mandino in giro Salvini. Si Salvini chi può».

Poi ritorna a parlare dell’Uls 2 Treviso che gli ha revocato l’incarico del progetto sul bere responsabi­le dopo l’ultima intervista al Corriere di Verona., quella in cui disse che «se fanno un progetto del genere qualche problema c’è». «Hanno fatto tutto loro - chiosa Toscani - mi hanno cercato, glielo facevo gratis, poi mi hanno detto che non si faceva più niente. Andassero all’inferno». Una nuova polemica? Luca Zaia, informato sulla dichiarazi­one, con molto aplomb, si lascia sfuggire fra i denti la frase: «Mi sembra la lamentela di un fidanzato abbandonat­o».

Toto-premier Dopo le visite di Salvini e Di Maio, a Vinitaly continua a tenere banco il toto-premier Ieri è stato il turno di Benetton e Toscani

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