Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Strage di Bologna, i «non ricordo» di Sbrojavacca
L’ex compagna di Cavallini ieri in aula: «Giusva e Mambro? Per me erano solo studenti»
VILLORBA Il giorno prima erano a casa sua, a Villorba. Di cosa abbiano fatto il giorno dopo, 2 agosto 1980, Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, che lei conosceva per «Riccardo» e «Chiara», e il suo compagno, Gigi Pavan, il cui vero nome era Gilberto Cavallini, la trevigiana Flavia Sbrojavacca non sa o non ricorda nulla. In questo modo la donna ha risposto ieri, a Bologna, alle domande del pubblico ministero, presentandosi come testimone nel processo in Corte d’Assise proprio contro Cavallini. I primi due furono condannati all’ergastolo per la strage della stazione di Bologna, alle 10,25 del 2 agosto, appunto. Su Cavallini, che da Sbrojavacca aveva avuto un figlio nato venti giorni prima ma mai riconosciuto, occorre fare chiarezza.
Il 24 ottobre scorso il Gup emiliano Alberto Ziroldi aveva rinviato a giudizio l’ex brigatista nero appartenente ai Nuclei armati rivoluzionari («Nar») ai quali la strage fu attribuita. Per questo è stata sentita ieri la donna. Al termine la Corte ha disposto, a sorpresa, una nuova perizia sull’esplosivo.
La relazione fra Sbrojavacca ed il compagno si interruppe poco dopo il fatto e del ruolo dell’uomo all’interno dell’organizzazione la trevigiana dice ancora di non sapere nulla. Né di cosa facessero a casa sua, poche ore prima dell’attentato, Fioravanti e Mambro. «Pensavo fossero studenti che venivano a trovarci per amicizia», ha spiegato ieri. «Sono passati molti anni, è un periodo che preferisco dimenticare». Cavallini fu arrestato nel novembre del 1980 dopo aver ucciso un carabiniere ad un posto di blocco a Lambrate, nel milanese, mentre cercava di scappare assieme ad un altro Nar. L’automobile era di Sbrojavacca e solo allora lei scoprì che il padre di suo figlio non si chiamava Gigi Pavan.
Il giorno prima erano a casa mia a Villorba, poi ignoro cosa fecero quel 2 agosto