Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Quei 40mila bossi modellati solo dalle carezze dei visitatori

Lascito vieta le potature, al Parco Sigurtà cespugli come sculture surreali

- di Francesca Visentin

VERONA Anni di carezze li hanno scolpiti con le forme più strane. C’è quello che sembra un coniglio, quello che ricorda le nuvole, l’altro pare un drago, poi c’è l’astronave e due giganti. Sono i bossi secolari del Parco Sigurtà a Valeggio sul Mincio (Verona), modellati solo dalle carezze dei visitatori e dalle bizzarie della natura.

Perché sui 40mila bossi (o buxus) vige il veto del fondatore del parco, Giuseppe Carlo Sigurtà industrial­e farmaceuti­co che nel 1941 acquistò l’area e la trasformò in un giardino, valorizzan­do le piante secolari che già esistevano e i 40mila preziosi bossi che popolavano il sottobosco. Appassiona­to di arte contempora­nea e con quella vena di bizzaria tipica dei pensatori geniali, Sigurtà decise che proprio i bossi dovevano crescere come opere d’arte naturali e diventare sculture contempora­nee. Vietò quindi che i giardinier­i ci mettessero forbice, affidando invece alle carezze dei visitatori il compito di modellarli. E lo lasciò scritto in una stele di pietra, proprio accanto ai bossi, in cui chiarisce che la forma dei cespugli è compito «solo delle forbici di ignaro e istintivo parrucchie­re, così con il passare degli anni e con tante carezze le chiome dei buxus diventeran­no sempre più compatte e dalle arcane sembianze».

Questo è uno dei segreti che conserva il Parco Sigurtà. Una storia sconosciut­a, anche se per la verità è raccontata da anni a tutti attraverso la stele. Ma un po’ per il linguaggio aulico e in parte oscuro della stele, un po’ perché pochi la leggono fino in fondo, il «segreto» dei bossi secolari scolpiti da natura e carezze come «sculture surreali» è una storia nascosta, che evoca arte, misteri e simbolismo.

Insomma, tra fiori di ogni specie, aiuole, piante rare e secolari, le 30mila rose, i laghetti, il labirinto e le 300 varietà di tulipani in fiore, il parco Sigurtà con i bossi «surreali» porta avanti questa piccola, silenziosa vicenda di resilienza.

I figli di Sigurtà e oggi i nipoti, restano fedeli alla passione del capostipit­e, ma anche al diktat di non fare toccare i bossi dai giardinier­i. A parte le foglie secche e gli arbusti spezzati da togliere. Tra i molti primati, il Sigurtà (incoronato parco più bello d’Italia nel 2013 e secondo parco più grande d’Europa) ha anche quello dei bossi: sono «sculture», ma sono anche la collezione più ricca al mondo.

Quest’anno il giardino Sigurtà di Valeggio sul Mincio ha festeggiat­o i 40 anni di apertura al pubblico (dal 1978), ma la sua storia inizia molto tempo prima. Già nel 1.407 il patrizio Gerolamo Nicolò Contarini acquistò la tenuta. Nel 1626 l’intera proprietà passò alla famiglia Maffei, che la conservò per 210 anni. Nel 1941 arrivò l’ industrial­e farmaceuti­co Giuseppe Carlo Sigurtà, che fece un affarone perché la tenuta era ridotta a campi aridi. Sigurtà scopri il diritto di prelevare le acque per l’irrigazion­e dal fiume Mincio, da lì riuscì a dare vita a un sogno: il parco rigoglioso arrivato fino ad oggi. Che la domenica arriva anche a ospitare diecimila visitatori. Con i suoi bossi modellati solo dalle carezze.

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Buxus E’ il nome dei bossi secolari al Parco Sigurtà. Il fondatore ha deciso che nessuna forbice di giardinier­e può toccarli
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