Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Quei 40mila bossi modellati solo dalle carezze dei visitatori
Lascito vieta le potature, al Parco Sigurtà cespugli come sculture surreali
VERONA Anni di carezze li hanno scolpiti con le forme più strane. C’è quello che sembra un coniglio, quello che ricorda le nuvole, l’altro pare un drago, poi c’è l’astronave e due giganti. Sono i bossi secolari del Parco Sigurtà a Valeggio sul Mincio (Verona), modellati solo dalle carezze dei visitatori e dalle bizzarie della natura.
Perché sui 40mila bossi (o buxus) vige il veto del fondatore del parco, Giuseppe Carlo Sigurtà industriale farmaceutico che nel 1941 acquistò l’area e la trasformò in un giardino, valorizzando le piante secolari che già esistevano e i 40mila preziosi bossi che popolavano il sottobosco. Appassionato di arte contemporanea e con quella vena di bizzaria tipica dei pensatori geniali, Sigurtà decise che proprio i bossi dovevano crescere come opere d’arte naturali e diventare sculture contemporanee. Vietò quindi che i giardinieri ci mettessero forbice, affidando invece alle carezze dei visitatori il compito di modellarli. E lo lasciò scritto in una stele di pietra, proprio accanto ai bossi, in cui chiarisce che la forma dei cespugli è compito «solo delle forbici di ignaro e istintivo parrucchiere, così con il passare degli anni e con tante carezze le chiome dei buxus diventeranno sempre più compatte e dalle arcane sembianze».
Questo è uno dei segreti che conserva il Parco Sigurtà. Una storia sconosciuta, anche se per la verità è raccontata da anni a tutti attraverso la stele. Ma un po’ per il linguaggio aulico e in parte oscuro della stele, un po’ perché pochi la leggono fino in fondo, il «segreto» dei bossi secolari scolpiti da natura e carezze come «sculture surreali» è una storia nascosta, che evoca arte, misteri e simbolismo.
Insomma, tra fiori di ogni specie, aiuole, piante rare e secolari, le 30mila rose, i laghetti, il labirinto e le 300 varietà di tulipani in fiore, il parco Sigurtà con i bossi «surreali» porta avanti questa piccola, silenziosa vicenda di resilienza.
I figli di Sigurtà e oggi i nipoti, restano fedeli alla passione del capostipite, ma anche al diktat di non fare toccare i bossi dai giardinieri. A parte le foglie secche e gli arbusti spezzati da togliere. Tra i molti primati, il Sigurtà (incoronato parco più bello d’Italia nel 2013 e secondo parco più grande d’Europa) ha anche quello dei bossi: sono «sculture», ma sono anche la collezione più ricca al mondo.
Quest’anno il giardino Sigurtà di Valeggio sul Mincio ha festeggiato i 40 anni di apertura al pubblico (dal 1978), ma la sua storia inizia molto tempo prima. Già nel 1.407 il patrizio Gerolamo Nicolò Contarini acquistò la tenuta. Nel 1626 l’intera proprietà passò alla famiglia Maffei, che la conservò per 210 anni. Nel 1941 arrivò l’ industriale farmaceutico Giuseppe Carlo Sigurtà, che fece un affarone perché la tenuta era ridotta a campi aridi. Sigurtà scopri il diritto di prelevare le acque per l’irrigazione dal fiume Mincio, da lì riuscì a dare vita a un sogno: il parco rigoglioso arrivato fino ad oggi. Che la domenica arriva anche a ospitare diecimila visitatori. Con i suoi bossi modellati solo dalle carezze.