Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Tribunale fallimentare verso Treviso Il no di imprese, Ordini e Provincia
Documento unitario per il ministero della Giustizia «aiutato» dai parlamentari
BELLUNO «Ci rivolgeremo ai parlamentari bellunesi e poi direttamente al ministero della Giustizia». Provincia unita contro la possibile soppressione della sezione fallimentare del Tribunale di Belluno. E non sono solo parole. Palazzo Piloni ha attivato un tavolo di confronto, coordinato dalla consigliera Francesca De Biasi, con le associazioni imprenditoriali di categoria (Confindustria Dolomiti, Confcommercio, Confartigianato e Appia) e con gli Ordini professionali (avvocati, commercialisti e Cup-comitato unitario professioni).
Al centro della discussione la riforma fallimentare, pubblicata a fine 2017 sulla Gazzetta Ufficiale, che prevede la possibilità di razionalizzare gli uffici giudiziari accorpando le sezioni specializzate dei Tribunali più piccoli a quelli di maggiori dimensioni. Per il Veneto la commissione ministeriale ha proposto l’accorpamento di quella di Belluno e di Rovigo rispettivamente a Treviso e a Padova.
«Stiamo preparando un documento dove ci dichiariamo contrari — ha confidato il numero uno di Confcommercio Belluno, Paolo Doglioni — No alla regola del carciofo. Non si può togliere un pezzo alla volta tutte le competenze di questa provincia. Se vogliamo vivere dobbiamo farlo al pieno delle nostre possibilità. Siamo in pochi, è vero, ma rappresentiamo un mondo, quello della montagna, che va rispettato. Non possiamo delegare tutto fuori dal nostro territorio».
Le imprese attive nel Bellunese sono 19.000. Gli impiegati stabili 67.000, di cui 32.000 nell’industria. Belluno è tra le 15 province più industrializzate d’Italia e la quinta per export pro-capite. «Togliendo servizi alle imprese e
L’alleanza
La consigliera provinciale Francesca
De Biasi (sopra) coordina il tavolo con imprese (sotto il n.1 di Confcommercio Paolo Doglioni) e professionisti per bloccare l’unione del Tribunale fallimentare a quello trevigiano ai cittadini — ha spiegato la De Biasi — il territorio risulterà sempre meno appetibile e attraente sia all’imprenditoria locale sia agli investitori esterni. La perdita della sezione fallimentare sarebbe grave perché le procedure concorsuali, di “allerta” e la composizione delle crisi verrebbero seguite da giudici e curatori fallimentari che non conoscono nulla di questo territorio».
Provincia unita o quasi. Al tavolo non c’è una sedia riservata ai sindacalisti, coloro cioè che più di altri stanno vicini ai lavoratori in caso di fallimenti aziendali.
«Sono state convocate le associazioni imprenditoriali di categoria, ma non noi — protesta Rudy Roffarè segretario generale aggiunto di Cisl Belluno-Treviso — Ci sono rimasto male. Noi siamo in tribunale ben più delle associazioni delle imprese, ma non siamo stati presi in considerazione. Sarebbe apprezzabile che venissero coinvolti anche i sindacati. Anche noi siamo contrari. È l’ennesimo disservizio sul nostro territorio».
Il documento che riassume la posizione del tavolo professionale-economico-istituzionale sarà presentato ai parlamentari bellunesi il 30 aprile e poi inviato al ministero della Giustizia. «Lanciamo un messaggio forte — ha sottolineato Claudia Scarzanella, presidente di Confartigianato Belluno — È l’ennesimo taglio che non tiene in considerazione la volontà popolare di una specificità, sancita dalla legge e non applicata, richiesta dal referendum del 22 ottobre. Quale futuro per la nostra provincia? C’è un impoverimento progressivo a causa di tagli fatti con l’unica logica della spending review».
Roffarè (Cisl) Anche i sindacati sono contrari, ma non siamo stati coinvolti