Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sicurezza, nuovi limiti e costi Tremila sagre ed eventi a rischio
Sicurezza, nuovi diktat: servono mezzi e uomini anche per piccoli spettacoli di paese. Le Pro Loco: «Così si ferma la nostra vita sociale»
Varchi, controlli, accessi regolati, idranti, piani di emergenza e di evacuazione, megafoni, insegne luminose, steward. I diktat per la sicurezza imposti dal Viminale dopo gli incidenti di Torino del 2017, e che già hanno fatto saltare le feste nelle spiagge venete, ora stanno mettendo a rischio tremila sagre ed eventi. Le Pro loco devono adeguarsi ma ci sono costi. L’allarme: «Così si ferma la nostra vita sociale».
VENEZIA L’unica che se la ride è la befana di Vittorio Veneto, che invece di finire sul rogo se n’è beatamente volata via, perchè il rito del «Panevin» è stato annullato. Troppo complicato e costoso da organizzare per le contenute risorse dei promotori, volenterosi volontari «senza portafoglio». Nell’archivio della memoria collettiva sono finiti anche alcuni eventi all’aperto ambientati lungo la Riviera del Brenta, quest’anno cassati dai sindaci perché programmare vie di fuga, contapersone, jersey di cemento e squadre antincendio altamente specializzate era materialmente impossibile. E la sindrome dell’«annullato» rischia di contagiare le feste in spiaggia, le sagre di paese, le parate con l’orchestrina, la banda e le majorettes, i tornei di basket o volley in piazza, addirittura le processioni, perché varchi, controlli, accessi regolati, idranti, piani di emergenza e di evacuazione, megafoni, insegne luminose, steward e transenne non tutti se li possono permettere.
Eppure sono obbligatori dal 28 luglio 2017, data della circolare emanata dopo gli incidenti di Torino durante la finale di Champions League dal prefetto Mario Morcone, capo di gabinetto del Viminale, per tutelare la «safety» (l’incolumità delle persone) e la «security» (l’ordine e la sicurezza pubblici) durante «pubbliche manifestazioni». Già applicate al Carnevale di Venezia (contingentate a 20mila le presenze in piazza San Marco) e ai party sulla sabbia a Jesolo (1,5 persone per metro quadro, 4 steward per 200 ospiti, 6 se i partecipanti sono di più), le misure citate sono inapplicabili a molti dei 2500/3000 eventi l’anno gestiti dalle 545 Pro Loco venete con 60mila volontari, per un giro d’affari di 25 milioni di euro. Insomma, si è passati dalla leggerezza alla base della tragedia di Refrontolo (4 morti e 5 feriti per il nubifragio che nel 2014 spazzò via il tendone di una festa paesana allestito vicino al torrente Lierza), a «task force da concerto di Vasco Rossi in una corsa podistica», per dirla con il presidente regionale delle Pro Loco, Giovanni Follador. Che si chiede: «Ma come facciamo a chiedere ai vigili del fuoco le stesse squadre specializzate per la tutela delle industrie chimiche da schierare invece davanti all’orchestrina di paese? Come paghiamo la gru per posizionare i blocchi di cemento ai Panevin da 100200 partecipanti o i camion della Protezione civile per proteggere 40 persone che mangiano il folpo ai chioschi? E poi i Comuni, che ci dicono: ti diamo i vigili che ti servono, però te li paghi. Non discutiamo la necessità di tutelare la gente, soprattutto dai terroristi, ma qui non c’è correlazione tra rischio e livello di prevenzione. Non puoi bloccare la vita sociale di un territorio».
Le Pro Loco hanno scritto alle segreterie dei partiti per chiedere una modifica della circolare Morcone. «E intanto un gruppo di tecnici della Re-
gione sta lavorando a un manuale per l’omogenea interpretazione delle norme — rivela Giampiero Possamai, presidente della IV commissione (politiche pubbliche) —. Ora infatti c’è un’applicazione diversa a seconda della provincia e del Comune. Elaborato il vademecum, allargheremo il gruppo di lavoro a prefetture, vigili del fuoco, associazioni e Anci». A proposito di Anci, il vicepresidente regionale Francesco Lunghi conferma: «Ogni Comune va per conto proprio. Tutti hanno presentato in prefettura l’elenco delle kermesse e il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza predispone gli adeguati accorgimenti. Del resto con quello che sta succedendo nel mondo non si può pensare che uno Stato abbassi il livello di allerta, anche perchè se poi succede qualcosa, di chi la colpa?». «Me ne rendo conto — conviene l’assessore alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin — ma la circolare ministeriale, in alcuni punti tecnicamente sbagliata, impone diktat spropositati a cui associazioni e Comuni non sono in grado di adempiere». Esempio: il sindaco di Caorle, Luciano Striuli, ha speso 40mila euro di barriere antitraffico. E mentre il senatore Antonio De Poli (Udc) interroga il ministro dell’Interno, Marco Minniti, «sull’efficacia delle nuove disposizioni», il Pd con il consigliere regionale Claudio Sinigaglia avverte: «Troppe regole rischiano di cancellare un patrimonio storico, culturale e d’identità veneta».