Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Ladri d’identità scarcerati ritentano con il deputato

Treviso, la decisione di Mascolo. Anche le «Iene» erano sulle tracce dei due

- Milvana Citter

L’ultima volta in cella ci erano finiti perché, con tanto di lampeggian­te piazzato sulla loro Peugeot monovolume, giravano la provincia di Treviso spacciando­si per diplomatic­i del Vaticano. Ma a tre mesi da quell’arresto, per i reati di sostituzio­ne di persona, falsità materiale e indebito utilizzo di carte di credito, Stefano Ramunni 54enne di Lecce e Giovanni Chiaramont­i 25enne di Taranto, sono stati scarcerati. Secondo il gip Angelo Mascolo, un semplice obbligo di dimora e firma a Milano, bastava a evitare la reiterazio­ne di quei reati. Ma così non è stato: usciti dal carcere di Santa Bona venerdì, da ieri sono di nuovo in cella a Genova con un fermo di indiziati di delitto. Per cosa? Forse per la denuncia dell’ultimo al quale hanno rubato l’identità. Non una persona qualsiasi, ma l’ex sindaco di Mira e neodeputat­o del Movimento 5 Stelle, Alvise Maniero che ha scoperto come i due, con documenti falsi a lui intestati, avrebbero cercato di attivare conti a sue spese.

«Questa volta - commenta Maniero - hanno rubato l’identità alla persona sbagliata». Ramunni è noto in tutta Italia per le sue truffe. Così abile nel falsificar­e la realtà, da aver ingannato non solo decine di persone, banche e società di leasing, ma anche alcuni tribunali italiani, inviando falsi certificat­i di morte per far estinguere i processi a suo carico. I carabinier­i di Vedelago, nel Trevigiano, a gennaio avevano controllat­o quella monovolume mettendo a segno un arresto di peso. E sempre per questo, sia il gip Piera De Stefani che lo aveva convalidat­o, sia il Riesame e sia il giudice Gialuigi Zulian, hanno respinto le istanze di scarcerazi­one del loro avvocato Fabio Crea. Ma mentre, il pm Massimo De Bortoli chiedeva il processo, una nuova richiesta di scarcerazi­one è stata invece accordata dal giudice Angelo Mascolo, secondo il quale tre mesi di carcerazio­ne preventiva sarebbero stati sufficient­i. «I reati non sono caratteriz­zati da violenza - motiva il gip - e consistono in truffe per evitare il ripetersi delle quali è sufficient­e il controllo quotidiano dalla polizia giudiziari­a». Non è andata proprio così. Venerdì hanno lasciato il carcere di Treviso ma non per andare a Milano. Bensì per rimettersi subito attività. Come hanno documentat­o le telecamere de Le Iene che con Ramunni avevano concordato un intervista in carcere saltata proprio per la scarcerazi­one. Ma gli inviati della trasmissio­ne sono riusciti a intercetta­rli all’uscita dal carcere di Treviso e seguirli fino a Padova dove si sono diretti al primo Internet Point. Li hanno filmati mentre, per tre ore, lavoravano su tre postazioni. Una volta usciti sono spariti, ma nel suo servizio Giulio Golia ha ricostruit­o la cronologia dell’attività svolta dai due. Tra carte d’identità, codici fiscali e nominativi di persone residenti in Svizzera, hanno stampato anche i dati del neodeputat­o Maniero con i quali hanno tentato altri affari: «Me ne ero accorto già sabato, perché sono molto attento a queste cose, e ho denunciato tutto a carabinier­i e polizia postale» spiega. «L’ho anche chiamato al telefono Ramunni, all’inizio non aveva capito chi ero e ha tentato di spacciarsi per diplomatic­o del Vaticano, poi ha messo giù». Ieri l’epilogo, con il nuovo arresto.

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 ??  ?? Arrestati Stefano Ramunni e Giovanni Chiaramont­i, rispettiva­mente 54 e 25 anni, pugliesi
Arrestati Stefano Ramunni e Giovanni Chiaramont­i, rispettiva­mente 54 e 25 anni, pugliesi

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