Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Ex popolari, 21 mila Pmi a rischio Sga prepara l’offerta ai Confidi

Crediti incagliati, l’84% delle aziende vale il 5% dei fidi: si cerca una soluzione

- Federico Nicoletti

Ex popolari, Sga prepara un’offerta ai Confidi per disinnesca­re il rischio sulle micro-imprese. Adesso che c’è anche l’evidenza dei dati, diventa chiaro il rischio che sta di fronte alla spa del Tesoro nella gestione delle imprese con i crediti incagliati provenient­i da Bpvi e Veneto Banca. Aziende, per semplifica­re, in difficoltà nella restituzio­ne dei prestiti concessi a suo tempo, ma dove gli affidament­i sono ancora attivi e quindi con una possibilit­à di tornare in bonis. Così, dopo il primo incontro di dieci giorni fa in Veneto Sviluppo, Marina Natale, amministra­tore delegato della società nata per gestire la liquidazio­ne del Banco di Napoli e che ora deve gestire il portafogli­o di 18 miliardi di crediti deteriorat­i e sofferenze delle Venete, punta a rivedere i Confidi nel giro di un paio di settimane, per avanzare un’offerta concreta.

Il problema sta tutto nei dati che la manager aveva illustrato il 12 aprile. Non a caso il primo incontro voluto a tamburo battente, subito dopo aver ricevuto dai commissari liquidator­i il portafogli­o dei crediti. Il centro dell’attenzione è posto sul sottoinsie­me di 25.100 imprese (5.800 in Veneto) che hanno un totale di 6,2 miliardi di euro di prestiti incagliati nominali (2,4 nella nostra regione), composto per il 47% da aziende del settore immobiliar­e e per 41% di commercio all’ingrosso.

Questo gruppo si divide sostanzial­mente in orizzontal­e in quattro categorie. In vetta ci sono le imprese maggiori, con affidament­i sopra i 3 milioni di euro: sono 254, l’1% del totale, e valgono per 2,2 miliardi, il 36% del totale. Subito sotto viene la fascia delle posizioni ristruttur­ate: sono 549, il 2% del totale, e vale poco più di 2 miliardi, un terzo del totale. Scendendo ulteriorme­nte, si arriva alle aziende medie, con affidament­i compresi tra 100 mila e 3 milioni di euro. Il rapporto tra numero e valore è molto meno squilibrat­o; ma ancora qui, con 3.227 aziende, il 13% del totale, si affrontano 1,6 miliardi di crediti nominali, il 26%. Al fondo della piramide stanno le imprese con affidament­i sotto i centomila euro: sono 21.084, l’84% del totale in numero, ma valgono 336 milioni di affidament­i, il 5% del valore totale.

Dunque mettendo insieme i primi due gruppi, con il 3% delle aziende si copre il 70% del valore; se poi lo si fa con i primi tre, gestendo il 16% delle imprese si copre il 95% dei crediti deteriorat­i. Cosa possa succedere nei fatti è insito nei numeri, anche consideran­do che Sga ha 70 gestori divisi tra Montebellu­na, Vicenza e Milano, stante che tra Veneto e Lombardia si concentra il 40% dei debitori e il 58% del valore. Ovvero che per efficienza Sga si concentri sulla gestione delle posizioni maggiori, nei primi tre gruppi, nei quali può mettere in campo i propri gestori in un rapporto diretto e puntare a chiudere rapidament­e i tavoli di ristruttur­azione, che nel caso delle posizioni maggiori erano già avanzati con i commissari liquidator­i delle due banche, e concedere in maniera selettiva la (limitata) nuova finanza che potrà permetters­i Sga, sempre per accelerare la regolarizz­azione.

La questione è cosa si possa fare invece per gestire le 21 mila micro-posizioni, in cui Sga dovrà fatalmente ricorrere anche a soluzioni standardiz­zate di rinegoziaz­ione e far leva anche sull’affidament­o in gestione a service esterni. Certo, Sga sta tentando di avanzare in modo organizzat­o, tenendo controllat­o il lavoro dei service a cui ha affidato la gestione. «La preoccupaz­ione con i piccoli è forte e si cerca di rispondere a tutte le telefonate e a tutte le richieste», dicono intorno alla Sga.

Proprio sulle micro-posizioni Natale aveva chiesto aiuto ai Confidi e a Veneto Sviluppo. Intanto sul fronte operativo, chiedendo di definire le aziende sui cui puntare maggiormen­te per il rientro in bonis. E magari sostenendo anche la concession­e della nuova finanza. Fatto tutt’altro che semplice da affrontare in concreto, visto che per i Confidi le regole sono molto stringenti, soprattutt­o per le garanzie a prima richiesta, quelle che le banche possono richiamare di fronte a prestiti che non rientrano, già nella concession­e di garanzie su affidament­i in bonis; figurarsi quindi sui prestiti in difficoltà.

Nel frattempo i Confidi hanno comunicato i nomi dei funzionari che costituira­nno il tavolo di lavoro con la Sga. Dove magari si potrà iniziare a ragionare partendo da formule come i tranched cover (ovvero portafogli garantiti di prestiti costruiti mettendo insieme finanziame­nti segmentati per differenti livelli di rischio) che Veneto Sviluppo e Confidi hanno già sperimenta­to in passato. Ma che si potrà tentare di costruire nello specifico della situazione nel secondo incontro che i Confidi attendono con la Sga. In cui sperano di vedere nel concreto sul tavolo la proposta dalla spa del Tesoro.

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