Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Preso per furto, lo scoprono pedofilo
Treviso, saccheggiava le chiese: nel suo telefono centinaia di immagini pornografiche
Il suo curriculum era già sufficientemente nutrito, essendo stato più volte sorpreso a rubare elemosine e offerte lasciati dai fedeli nelle chiese della zona di Vittorio Veneto. Ma dall’esame del cellulare sequestrato al 41enne trevigiano è emerso assai di più: ben 280 foto e sette video di minorenni, perlopiù bambini, completamente nudi o costretti a praticare rapporti sessuali con adulti. Così sul ladro si è abbattuta anche l’accusa di pedopornografia.
TREVISO La libertà, per loro, è durata lo spazio di un fine settimana, per altro proficuo. Visto che venerdì, appena due ore dopo essere usciti dal carcere, si sarebbero messi a produrre documenti falsi. E sarebbe proprio per quelli che Stefano Ramunni, 54 anni, e Giovanni Chiaramonte di 27, in cella sono tornati già lunedì. Dopo che una troupe della trasmissione «Le Iene» li ha intercettati a Genova e intervistati. Finite le domande sono arrivati i carabinieri, che li ha fermato i due come «indiziati di delitto». La convalida del fermo dovrebbe tenersi domani nel carcere del capoluogo ligure, dove la coppia sarà raggiunta dall’avvocato Fabio Crea. Ma per loro i problemi potrebbero non essere finiti. Di fatto hanno violato la misura cautelare imposta loro dal gip di Treviso che li ha scarcerati, ossia l’obbligo di dimora e firma a Milano, e quindi la procura trevigiana potrebbe chiedere un inasprimento della misura e un nuovo ordine di carcerazione.
A farli finire in manette sarebbero stati i documenti prodotti subito dopo essere tornati in libertà su ordine del giudice Angelo Mascolo, che ha accolto l’istanza del difensore e li ha liberati, ritenendo sufficienti tre mesi di carcerazione preventiva per i reati per i quali sono indagati sostituzione di persona, falsità materiale e indebito utilizzo di carte di credito.
Ramunni e Chiaramonte erano stati arrestati a gennaio dai carabinieri di Vedelago, che avevano scoperto come si spacciassero per diplomatici della Città del Vaticano e viaggiassero su una monovolume
Spavaldi
Da sinistra Ramunni e Chiaramonte filmati dalle «Iene» mentre salgono su un treno a Venezia attrezzata di stampati con le quali producevano documenti d’identità per aprire conti e ottenere carte di credito a carico di vittime ignare. Sono rimasti in cella tre mesi fino a venerdì, quando Mascolo ha deciso che potevano tornare liberi ritenendo che il rischio di reiterazione del reato sarebbe stato limitato dall’obbligo di dimora e di firma a Milano. Ma i due in Lombardia non sono mai giunti: usciti da Santa Bona, in treno hanno raggiunto prima Venezia e poi Padova dove, lavorando per due ore in un Internet Point, avrebbero ricavato generalità di sconosciuti. Non solo: hanno stampato anche la scheda di presentazione del neodeputato del Movimento 5 Stelle Alvise Maniero, ex sindaco di Mira, e con i suoi dati, proprio a Genova, avrebbero tentato di farsi aprire un conto in un banca.
Tutto documentato da Le Iene in un servizio di Giulio Golia andato in onda domenica sera, dove Ramunni viene definito «il campione mondiale delle truffe».
Così la rete intorno alla coppia di truffatori seriali era già tesa. Grazie alla denuncia dell’onorevole Maniero e alla ricerca via web lanciata dalla trasmissione di Italia 1, lunedì pomeriggio Ramunni e Chiaromonte sono stati rintracciati in via Gramsci a Genova e intervistati. Subito dopo, l’arresto.