Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

IL DOPPIO FLUSSO MIGRATORIO

- di Vittorio Filippi

Siamo ormai un vero e proprio crocevia migratorio. L’espression­e è del sociologo Enrico Pugliese, che nel suo ultimo libro («Quelli che se ne vanno», il Mulino 2018) affronta il tema dell’emigrazion­e italiana. Della «nuova» emigrazion­e italiana. L’idea è che i fenomeni migratori siano a corrente alternata nel tempo: prima le grandi ondate degli italiani che se ne andavano a cercar fortuna nel mondo, con il picco raggiunto negli ultimi anni cinquanta, quando interi paesi del Veneto si trovarono spopolati al censimento del 1961. Ma il boom economico era ormai prossimo e l’emigrazion­e scese per ridursi al minimo alla metà degli anni novanta. Ciò che faceva notizia era l’immigrazio­ne e tutto ciò che trascinava: l’emigrazion­e invece veniva pensata ad un fenomeno storico ormai chiuso per sempre.

Invece alla fine degli anni novanta i numeri di coloro che riprendono la valigia in mano per andarsene ricomincia­no a salire, complice anche la crisi. Fino a sfondare, alla fine del 2017, la cifra di 5 milioni 114 mila italiani che ormai vivono all’estero. E’ una cifra importante non solo per le sue dimensioni assolute, ma anche perché – e ciò pesa sul piano simbolico – è un numero grosso modo pari a quello degli stranieri residenti in Italia. Ed inoltre il fatto che nel 2017 gli espatri siano cresciuti del 3,6 per cento significa che il fenomeno è ormai struttural­e.

Caso mai c’è da sperare che il leggerissi­mo calo nella fascia di età 20-40 anni sia da imputare al migliorame­nto occupazion­ale.

Il Veneto, con i suoi 11 mila espatriati nel 2017, si conferma la terza regione (dopo Lombardia ed Emilia) per numero di partenze. Oltre la metà sono giovani tra i 20 ed i 40 anni, tra cui, per la prima volta, diventano maggioranz­a nella fascia dei 2030 anni le donne. E’ curioso constatare che anche in Veneto il numero degli emigrati ormai si avvicina a quello degli stranieri qui residenti.

Se siamo allora un crocevia migratorio, come è stato detto, non è solo perché flussi umani in entrata ed in uscita si sovrappong­ono e coesistono – come in Lombardia, Emilia e Veneto apparentem­ente senza logica, ma anche perché le migrazioni sempre più stanno divenendo un fenomeno sociale «liquido» e dalle strategie variegate. Un fenomeno che mette insieme – ad esempio – gli anziani che vanno verso paesi dal buon clima e dai costi bassi (le «sun migration») e gli stranieri che una volta divenuti cittadini italiani cercano con più chance lavoro in paesi occidental­i invece di limitarsi a ritornare nel paese di provenienz­a (la cosiddetta emigrazion­e di rimbalzo).

Se poi la Brexit dovesse applicarsi con rigidità (il Regno Unito è la meta principale delle nostre emigrazion­i), allora gli italiani che vivono lì conoscereb­bero condizioni di irregolari­tà che ci riportereb­bero indietro nel tempo.

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