Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Intesa più vicina sulla nuova legge elettorale
Premio o super premio di maggioranza? Possibile accordo a metà strada. Le proposte sul tavolo
VENEZIA Dopo la seduta di ieri nella commissione Affari istituzionali del consiglio regionale, sembra più vicina un’intesa sulla nuova legge elettorale ideata dal leghista Marino Finozzi: i due fronti maggioranza di centrodestra e opposizione, potrebbero incontrarsi «a metà strada» e votare un testo condiviso.
VENEZIA Lo stallo di questi giorni a livello nazionale, dove molti hanno vinto e tutti hanno perso, rafforza le convinzioni dei consiglieri di maggioranza di ritoccare la legge elettorale regionale (già maggioritaria, è bene ricordarlo) con un più cospicuo premio che assegni a chi vince, comunque vinca, un solido numero di seggi a Palazzo Ferro Fini. La minoranza s’è messa di traverso, perché la proposta ideata dal leghista Marino Finozzi significherebbe la fine di qualunque opposizione (ma anche di qualsiasi «minoranza nella maggioranza», visto che se passasse Lega e Lista Zaia potrebbero serenamente fare a meno dal 2020 in poi di Fi, FdI, indipendentisti e via discorrendo) ma dopo la seduta di ieri in commissione Affari istituzionali un’intesa pare più vicina, i due fronti potrebbero incontrarsi «a metà strada» e votare un testo condiviso.
Partiamo dal dato delle ultime Regionali, quelle del 2015, il trionfo di Luca Zaia su Alessandra Moretti: la coalizione di centrodestra conquistò il 50% dei voti, che con la legge attuale si sono tradotti in 29 scranni al Ferro Fini su 51, il 57,5% dei seggi. Un domani, con la legge Finozzi, subito ribattezzata Zaiatellum, che prevede un «superpremio» per garantire «stabilità e governabilità», basterà superare il 45% (tre anni fa Lista Zaia e Lega, da sole, arrivarono al 40,9%) per avere 33 scranni, il 65%. Va da sé che Pd, Cinque Stelle, Leu e tutti gli altri non sentono ragioni (sarebbero ridotti alla miseria di 18 consiglieri, 15 meno della maggioranza, la certezza della più to- tale inagibilità politica visto che già oggi non è ma accaduto una sola volta che Zaia & co. siano andati sotto) e subito hanno rilanciato con una proposta che, nell’inedito asse dem-pentastellati, propone di applicare anche in Regione la legge dei sindaci, con il ballottaggio qualora nessuno dei contendenti superi al primo turno il 50% dei voti.
Qui sta dunque il punto più delicato della sfida ma Finozzi è fiducioso: «La loro proposta prevede che chi supera il 50% possa avere il 60% dei seggi; la nostra ragiona sul 45% dei voti e il 65% dei seggi. Mi pare ragionevole incontrarsi a metà strada, diciamo che chi ottiene il 50% dei voti (ipotesi gradita agli altri partiti di maggioranza, che così rientrerebbero in gioco, ndr.) potrebbe avere il 62,7% dei seggi e cioè, in termini assoluti, 32 consiglieri su 51. Su molti punti, specie di natura tecnica, comunque, c’è già l’accordo. L’intenzione da parte di tutti è incontrarci prima di mercoledì prossimo, quando riconvocherò la commissione, per trovare un punto di convergenza». Lascia intravedere uno spiraglio positivo anche il vice presidente della commissione Affari istituzionali, Claudio Sinigaglia (Pd): «Il premio di maggioranza contenuto nella proposta iniziale è elevatissimo e produrrebbe una asimmetria inaccettabile. C’è qualche segnale di apertura per ridiscutere il tutto, ma il tema dell’asimmetria rimane». Dovranno essere discusse anche alcune questioni definite come «marginali», dalla doppia preferenza di genere all’incompatibilità dei consiglieri (oggi chi siede in Regione non può sedere in alcun consiglio comunale) alla pluricandidatura del presidente in tutte le province, con evidente «effetto traino» (oggi è possibile in una provincia soltanto). «Ma si tratta di quisquilie - assicura Finozzi aspetti su cui nessuno è disposto ad alzare le barricate e immolarsi. Si troverà presto un’intesa, ormai ci siamo».