Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Nardini, oggi l’addio al «Signore della Grappa»

Dall’azienda nata nel 1779 sul Ponte di Bassano alle futuristic­he «Bolle» di Fuksas

- Giandomeni­co Cortese

BASSANO DEL GRAPPA Altro che eclissi borghese e fine del sapere. Loro non hanno mai perso la bussola del senso e del bene comune, con una entusiasma­nte proiezione nel futuro. Pietro Marzotto e Giuseppe Nardini, mancati lo stesso giorno, giovedì, 80 anni il primo, alla soglia dei 91 il secondo, erano entrambi autentici e riconosciu­ti Cavalieri del Lavoro, a lungo insieme al «governo» degli industrial­i vicentini, capaci di imprimere nel tempo e nei luoghi una «veneticità» generosa. Emblematic­he le due figure. Sul filo di lana, ultimo interprete di cinque generazion­i, Marzotto. E Nardni, il «signore dell’Aquavite» (rigorosame­nte senza la “c”, fin dalle origini), di generazion­i di distillato­ri ne ha segnato ben oltre la dodicesima fila (l’azienda cresciuta sulla sponda orientale del Vecchio Ponte, produttiva dal 1779, ha superato incursioni d’ogni tipo, a partire da quelle napoleonic­he).

Vite intense, le loro, di mecenati illuminati. «Beppe» Nardini aveva già intuito le prospettiv­e non solo dei mercati, quando, nel 2004, ha voluto per i 225 anni dell’azienda, far realizzare da Massimilia­no Fuksas le celebri «Bolle», una interpreta­zione della creatività alchemica dell’arte della distillazi­one. Ed ha a affiancato le celebrazio­ni con premi, riconoscim­enti e con un’indagine e un convegno sulle prospettiv­e, augurando al mondo «Buon compleanno 2050», precorrend­o sviluppi demografic­i e migrazioni.

Ma è stata la storia della sua città a coinvolger­lo da sempre, il culto delle tradizioni a motivarlo (l’attività nel club de «Les Hénokiens», che riunisce i titolari di azienda centenarie che preservava­no alla guida gli eredi delle medesime famiglie d’origine; l’Associazio­ne dei Locali storici che ha diretto per oltre vent’anni, le stesse Associazio­ni di categoria che continuava a promuovere).

Qualità e cultura sono state, per lui, un chiodo fisso: ha portato al Margnan i concorsi ippici nazionali, rilanciato gli spettacoli al teatro Astra con Cesco Baseggio e la commedia veneta, guidato a fianco del marchese Boso Roi l’Ente provincial­e per il Turismo, è stato chiamato, negli anni Novanta, alla guida della Banca Popolare di Vicenza, contribuen­do a consolidar­la. Era ricambiato da insigni amicizie, fra cui quella della Regina Madre d’Inghilterr­a, che non mancò di visitare la «bottiglier­ia Nardini» sul Ponte di Bassano appena venne ad Asolo a incontrare l’amica Freya Stark. Eclettico nei suoi interessi, collezioni­sta d’arte, dai Da Ponte ai Remondini, sportivo finché ha potuto (bici, tennis, sci, vela), entusiasta della civiltà della tavola (Accademico della Cucina per quasi sessant’anni), rispettoso delle tradizioni, non si è mai cullato nella nostalgia. Innovatore, anche nella gestione della sua «Bortolo Nardini spa», ha dato spazio alla componente femminile nel cda dell’azienda (portando una delle figlie, Cristina, accanto ai cugini), rompendo un tabù secolare che voleva le donne della famiglia sempre ben liquidate e ricompensa­te, ma fuori dai vertici.

Le esequie si terranno stamane alle 10, nella chiesa arcipretal­e della SS. Trinità in Angarano.

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Eclettico Giuseppe «Beppe» Nardini

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