Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Classe ingestibile, la prof chiama i carabinieri
Il caso in una scuola di Feltre. L’insegnante non ha sporto denuncia. Previste sospensioni
FELTRE C’è chi applaude il preside: «I sta ben asini!». Chi punta il dito contro una parte della classe e invoca la Giustizia con la «g» maiuscola. Chi, ancora, rimpiange i tempi in cui la maleducazione veniva gestita fisicamente dai genitori, «con due bei ceffoni», prima ancora che si presentasse il problema. I commenti sulla presunta sospensione di un’intera classe di minorenni a Feltre, nel Bellunese, sono rimbalzati sui social a centinaia. «Il rispetto prima di tutto. E qualche ora nei servizi sociali non farebbe male!» dice un utente di Facebook. Un altro invoca addirittura la bocciatura, perché no, di tutti gli studenti.
Al di là del provvedimento disciplinare che il dirigente scolastico sceglierà – i ragazzi, infatti, non sono ancora stati sospesi – ciò che colpisce in tutta questa storia è la decisione dell’insegnante di chiamare direttamente i carabinieri in un momento di difficoltà con la classe. Si può solo immaginare cosa sia passato nella sua testa: paura, terrore, forse impotenza di fronte a delle situazioni che l’avevano già vista semplice spettatrice. Qualche giorno fa è esplosa la notizia del professore di Lucca bullizzato dai suoi alunni. All’Istituto di Feltre, almeno da quanto raccontano i carabinieri, non ci sono state né aggressioni a persone né danneggiamenti a cose. I ragazzi facevano «casino». L’insegnante, agitata e spaventata, dopo aver chiamato i carabinieri, in un successivo momento stata portata in caserma e ascoltata. Ma non ha sporto denuncia. E, in effetti, mancavano i presupposti per farla. I carabinieri non hanno trovato nulla di perseguibile dal punto di vista penale e sono rimasti stupiti della chiamata.
C’è una carenza educativa che forse investe tutti: dalle famiglie che non insistono, ai figli che non ascoltano, agli insegnanti che non hanno i mezzi per gestire determinate situazioni. Non è un caso se la provincia di Belluno ha deciso di investire quasi un milione di euro per combattere il disagio giovanile. Venticinque partner tra cui l’Usl1 Dolomiti, il Miur e 18 comuni bellunesi hanno deciso di unirsi per dare una risposta forte a una situazione critica. Il tasso di suicidi è salito a 11,7 ogni 100.000 abitanti, quasi il doppio della media regionale che si ferma a 6,7. E sono in aumento anche i giovani, dai 10 ai 21 anni, in carico al servizio Dipendenze e inseriti in una comunità terapeutica o educativa. Il preside ha annunciato che ci saranno provvedimenti disciplinari seri. Non è chiaro, ancora, se saranno rivolti a tutta la classe o solo a un gruppetto.