Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bloccati per quindici ore (con il cane) in ascensore «Un incubo, lasciati soli»
La coppia spagnola: «Abbiamo mangiato le bucce nella spazzatura»
PADOVA Hanno urlato disperati, premuto di continuo il pulsante dell’allarme, chiesto aiuto 15 lunghissime e interminabili ore. Man mano che l’aria si faceva irrespirabile la speranza di Cristina e Roberto di uscire da quel maledetto ascensore sembrava scivolare via. La sete e il caldo erano tali che Cristina ha dovuto aprire il sacchetto della spazzatura che la coppia stava portando nel bidone dell’immondizia alla ricerca della buccia del mango mangiato quella mattina. Lei e il marito l’hanno utilizzata per idratare sé stessi e la piccola cagnolina, una maltese bianca. «Per fortuna c’era Bela, ci ha consolato con i suoi baci. È stata bravissima, non ha fatto i suoi bisogni. Eravamo terrorizzati» dice Cristina. I due, originari di Barcellona arrivati a Padova da poco per lavorare nel bar di un parente, sono rimasti prigionieri nell’ascensore del condominio di Piazza dei Frutti 36, dove abitano al secondo piano, per tutta la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio.
Visto il ponte, gli uffici nel palazzo erano vuoti quindi nessuno poteva sentirli. Stanchi dopo la giornata di lavoro sono usciti di casa senza i cellulari. Sono saliti in ascensore con Bela: un tonfo e il mezzo si è fermato. «Sul momento non ci siamo preoccupati. Abbiamo fatto suonare l’allarme e abbiamo atteso. In Spagna gli ascensori sono collegati all’assistenza che per legge deve intervenire entro venti minuti dalla segnalazione», spiega Roberto. Peccato che quell’ascensore non funzionasse così. Mentre Cristina suonava l’allarme, Roberto ha aperto le porte interne dell’ascensore, provocandosi dei graffi sulle braccia: si sono trovati davanti un muro ma almeno passava un po’ d’aria. Poi ha preso una bottiglia dalla spazzatura e ha cercato di bucare il soffitto. «Sentivamo rumore ma non ci abbiamo fatto caso», afferma il barista del Caffè Patavino. La notte è trascorsa lenta. Cristina e Roberto hanno tentato di dormire senza riuscirci. Verso le nove hanno sentito la porta del condominio aprirsi. Era Mirko Braga, collaboratore di Flavio Zanonato, che doveva prendere dei documenti dall’ufficio di Liberi e Uguali, situato al secondo piano del palazzo. «Ho sentito gridare aiuto e ho capito che le voci arrivavano dall’ascensore. Ho parlato con loro per calmarli e ho chiamato i vigili del fuoco», racconta Braga. Ma le disavventure non erano finite. I pompieri non riuscivano a trovare le chiavi per aprire l’ascensore. Nel frattempo hanno aperto il soffitto del cubicolo per introdurre delle bottiglie d’acqua.
Alla fine hanno tolto il vetro della porta esterna e li hanno fatti salire con delle imbragature. «Vogliamo parlare con l’amministratore e forse faremo denuncia – dice Cristina –. Ho dolori terribili alle gambe, quasi fossi stata ore di palestra. Prendo delle gocce per dormire. Comincio a soffrire di attacchi di panico e sento un peso sul cuore che non se ne va». Secondo la ricostruzione dei vigili del fuoco, si sarebbe rotta una molla del meccanismo. L’impianto elettrico era stato da poco rimesso a nuovo: «Negli ascensori vecchi non è obbligatorio che l’allarme sia collegato all’assistenza – spiega Stefano Vianello, amministratore del condominio – Mesi fa avevo proposto ai proprietari di cambiarlo ma loro hanno preferito aspettare».