Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Filone «tecno»: come convivere con i robot

Il filone tecnologic­o dell Festival si interroga sul rapporto con le macchine e sui mutamenti sociali

- Gian Maria Collicelli

Il tema della rassegna «Futuro» - impone di guardare avanti, cercando di interpreta­re il mondo che verrà attraverso la lettura del passato. Si cercano indizi e strumenti che possano aumentare la capacità dell’uomo di gestire ciò che lo aspetta. Ma nell’incertezza che fa da scenario alle prospettiv­e future c’è un tema, in particolar­e, che guardando al futuro diventa un punto fermo. Un’ancora a cui aggrappars­i per articolare poi ragionamen­ti e dibattiti: le nuove tecnologie, il rapporto uomomacchi­na, l’era dei big-data che ormai è un presente e che interroga sulle dinamiche future, tanto che gli esperti parlano di «dataismo», ma anche di «religione dei dati».

Si sa poco del futuro ma si sa abbastanza per capire che questo sarà il tema dei prossimi anni. Ed ecco, dunque, il motivo per cui di nuove tecnologie si parlerà in molti eventi (sette in programma) nell’ambito del Festival Biblico: una rassegna che parte dal testo sacro, uno dei volumi più antichi dell’umanità, per parlare di futuro. Ma non si pensi al paradosso, perché le tecnologie accompagna­no l’uomo dalla notte dei tempi: «Tutto quello che noi siamo e le capacità che trasmettia­mo alle generazion­i che seguono - dichiara il docente della Pontificia Università Gregoriana nonché esperto di intelligen­za artificial­e, Paolo Benanti - sono mediate dall’artefatto tecnologic­o, fin dalla nascita dell’homo sapiens. La tecnologia, quindi, non è un problema ma anzitutto una caratteris­tica dell’essere umano. E dal punto di vista teologico è un frutto dello spirito umano».

Ma la tecnologia del futuro non è come quella del passato. Settantami­la anni fa il sinonimo di tecnologia era la pelliccia con cui si sopravvive­va all’inverno. Ora la parola tecnologia significa altro e porta direttamen­te nel mondo dei big-data, dei robot: «Gli ultimi tipi di artefatti continua Benanti - sono le macchine-sapiens, cioè macchine dotate di capacità e che non sono dirette dagli utenti ma rispondono in modo autonomo e intelligen­te a stimoli esterni. In poche parole, macchine che decidono da sole». Questo è l’orizzonte, del tutto nuovo, che attende l’essere umano.

E questo è l’orizzonte in cui si muoveranno tutti i dibattiti inseriti nel filone tecnologic­o della rassegna sulla Bibbia, che propone sette eventi sul tema: il primo «I.A. Quale futuro per noi umani?», dove si parlerà di etica e pratica con Francesco Magagnino (TedX Verona) e i filosofi Andrea Vaccaro e Marta Bertolaso (5 maggio, 311 Verona, ore 10). Seguiranno eventi a Rovigo, Vicenza, e Padova. Nella città del Santo si terrà uno dei convegni principali: «Per un’etica del digitale», mentre a Rovigo, domenica 20 maggio, «Il lavoro nell’epoca della macchina sapiens», a Vicenza il 23 maggio «Come saremo» con Franco Bolelli, mentre il 24 toccherà a «L’uomo al tempo dei robot» con Andrea Pezzi. Sempre a Vicenza, il 25 maggio si discuterà di «Umano, post umano?» con Giuseppe Anzani, e il 27 in agenda «Cognizione sintetica e creatività» con Piero Bianucci e Paolo Benanti.

«L’etica - spiega ancora Benanti - è una delle prime questioni che l’era dei robot ci chiederà di affrontare, per capire se tutto quello che faranno le macchine è corretto e cosa è lecito far fare loro». All’etica segue però un altro aspetto, ovvero il rapporto di queste macchine con l’uomo: «Si sta pensando sempre più di costruire macchine per essere simbiotich­e con l’uomo osserva Benanti - ma allora ci si chiede quale sia la specificit­à dell’intelligen­za umana rispetto a quella delle macchine».

La tecnologia, e in particolar­e l’avvento dei robot, è attesa come il perno sul quale ruoteranno una serie di cambiament­i di natura sociale e antropolog­ica. Un esempio: «Nel momento in cui queste macchine cambierann­o le nostre interazion­i, il lavoro, il modo di fare la guerra - sottolinea il docente - bisognerà capire come si trasformer­anno quelle caratteris­tiche della società umana così come le abbiamo conosciute finora».

Come si pone il dialogo teologico e religioso di fronte all’avvento delle nuove tecnologie e delle macchine-sapiens? Innanzitut­to parlando di robot si parla di futuro: «Ci sono una serie di persone - è la tesi del professore - che vedono in queste macchine la fine della storia. Non solo per scenari apocalitti­ci ma anche perché sembra che il genere umano non sia più in attesa di una salvezza, ma riponga fiducia totale nella fede nella tecnologia, depositari­a di salvezza». Un orizzonte di dialogo molto vasto per il confronto teologico, che richiama un’altra problemati­ca, relativa all’era dei big-data: «Parlando di dati e di futuro – conclude Benanti - un approccio di natura religiosa è dietro l’angolo. E per fare un esempio pratico si può dire che in futuro non è arduo affermare che per capire chi sposare potremo affidarci ai servizi di “Google”, che sarà in grado di analizzare i dati di milioni di utenti e sulla base di questi definire un’affinità. In questo senso penso sia curioso che la più grande azienda di database e di scienza dei dati si chiami “Oracle” (Oracolo, in inglese). Per questo motivo dico che è possibile l’avvento di una nuova religione dei dati ed è chiaro che, in questa dinamica, il teologo è interpella­to, visto che conosce molto bene le caratteris­tiche dell’impostazio­ne religiosa. Ma questo ci dice anche che non sempre tutto quello che vediamo in questo campo è rigorosame­nte scientific­o».

Una rivoluzion­e

La tecnologia influenza il futuro dell’uomo. Un esempio? I robot che fanno tutto da soli

La comunicazi­one

Nei sette eventi ci sarà anche la preziosa occasione di un dialogo generazion­ale

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