Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
E per salvare i processi è lotta contro il tempo
Treviso, udienze al via nel 2019. Vicenza mette nel mirino la bancarotta
Da Vicenza a Treviso, è lotta contro il tempo per salvare i processi alle Popolari venete dal rischio prescrizione. La situazione più critica si registra a Treviso: dopo il rimpallo dell’indagine da Roma, l’udienza preliminare potrebbe partire nel 2019.
L’autunno caldo dei pm che scavano su Veneto Banca e il tour de force estivo imposto dal giudice chiamato a decidere il destino degli ex vertici di Popolare di Vicenza.
I fronti delle inchieste sui crac degli istituti veneti viaggiano a velocità molto diverse, anche se l’obiettivo è lo stesso: arrivare a una sentenza definitiva prima che la prescrizione cancelli le (eventuali) colpe di chi per anni ha amministrato i risparmi di decine di migliaia di persone. La situazione più complicata è quella di Treviso: dopo che il gip di Roma ha dichiarato l’incompetenza della procura capitolina, il pm Massimo De Bortoli s’è ritrovato sulla scrivania 60mila pagine di consulenze e relazioni che ipotizzano i reati di aggiotaggio e ostacolo alla Vigilanza. Sempre al sostituto procuratore trevigiano, fa capo anche l’altro filone investigativo, quello per truffa, falso in bilancio e falso in prospetto. E all’orizzonte si profila la possibilità di un terzo fascicolo, quello per bancarotta, legato alla dichiarazione di insolvenza chiesta al tribunale fallimentare e in attesa di responso da parte dei giudici.
Dopo lo choc seguito alla decisione romana, in queste settimane il lavoro di De Bortoli è entrato nel vivo. E questo consente di stilare una sorta di «cronoprogramma». Prima dell’estate non si muoverà foglia, questo è chiaro: i prossimi mesi serviranno a studiare le carte e a chiedere eventuali perizie. Solo a partire da settembre si potrà cominciare a ragionare di avvisi di chiusura indagini e richieste di rinvio a giudizio. E quindi è ipotizzabile che le udienze preliminari prenderanno il via nei primi mesi del 2019. Saranno tre distinti processi, precisa il magistrato: «Le inchieste sono in fasi diverse e possono viaggiare su binari paralleli». Il primo ad approdare a una chiusura, a fine estate, potrebbe essere il fascicolo per truffa e falso, che al momento in attesa che la guardia di finanza concluda l’analisi di oltre 2.500 denunce - non vede indagati. A ruota, seguirà la richiesta di rinvio a giudizio per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, che vede coinvolti anche l’ex Ad, Vincenzo Consoli, e l’ex presidente Flavio Trinca. Poi, eventualmente, toccherà al filone della bancarotta. Un lavoro immane che, almeno per ora, il magistrato porta avanti in solitaria. «L’affiancamento ci sarà in vista del dibattimento, al momento il magistrato può lavorare anche da solo» dice il procuratore Michele Dalla Costa. Ma l’orologio corre: già a partire dal 2021 i primi reati cominceranno a cessere prescritti. Infine, sempre su Veneto Banca, in autunno è fissata l’udienza al Tribunale delle Imprese al quale si è rivolto l’ultimo Cda chiedendo 2,3 miliardi di risarcimento agli ex amministratori.
Sull’altro fronte, quello di Bpvi, il tribunale di Vicenza viaggia a passo spedito, con l’ex presidente Gianni Zonin e i vertici della banca accusati di aggiotaggio, ostacolo alla Vigilanza e falso in prospetto. L’udienza preliminare (oltre 5mila le parti civili ammesse) è iniziata da mesi e il giudice Roberto Venditti sta fissando le udienze di sabato, con cadenza ravvicinata. Dopo aver accorpato due tronconi dell’inchiesta, si torna in aula il 12 maggio, quando il giudice dovrebbe esprimersi sulla chiamata in causa dei responsabili civili (alcune parti hanno citato Banca Intesa, già esclusa dal primo troncone). Intanto però, i risparmiatori hanno già ottenuto dal gip i sequestri preventivi dei beni degli imputati. Difficile fare previsioni sulla fine dell’udienza preliminare e l’avvio di un eventuale processo: in aula potrebbero essere sollevate eccezioni tali da far slittare i tempi. Senza contare che anche su Bpvi incombe la possibile apertura di un nuovo filone d’inchiesta: come per Veneto Banca, anche i pm di Vicenza attendono la decisione sullo stato di insolvenza. Solo allora si procederà per bancarotta, un reato che si prescrive in 15 anni. Quanto basta per evitare che i responsabili del tracollo delle Popolari la facciano franca.