Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bassano story il Ponte finisce in tribunale
Bassano, il sindaco rescinde con la «Vardanega» e chiede indietro i soldi
BASSANO Ultimo atto di un’odissea e di una lite tra il Comune e la ditta Vardanega sui lavori per salvare il Ponte di Bassano. L’amministrazione rescinde il contratto e si prepara a chiedere i danni all’impresa.
BASSANO «Risoluzione in danno del contratto». Si chiude così la partita fra il Comune di Bassano e l’impresa appaltatrice dei lavori di restauro del Ponte degli Alpini, la «Nico Vardanega Costruzioni» di Possagno. Dopo il consulto con i legali, ieri mattina, l’amministrazione ha firmato infatti l’atto per sciogliere il rapporto con la ditta. E non solo.
Ritenendo di essere stato danneggiato a causa dei ritardi e delle inadempienze dell’azienda, il Comune ha chiesto l’applicazione di una penale di 453mila euro, ossia del 10 per cento del valore dell’appalto. E pure la restituzione delle somme già erogate alla ditta come anticipo, ossia 879mila euro, al netto delle opere svolte (la cui entità sarà poi quantificata dai tecnici).
E confermato è stato anche l’ordine inviato all’impresa di rimuovere le «ture», cioè le «dighe» costruite nell’alveo del Brenta a protezione del cantiere attorno alle due stilate a est del ponte. Per cui, tutto da rifare. E per il restauro del monumento sacro alla Patria, che appare in condizioni sempre peggiori, si aprono ora nuovi scenari e tempi incerti. Davvero un bel caos.
«Dipenderà anche dalle mosse della controparte: noi vorremmo procedere speditamente — sottolinea il sindaco Riccardo Poletto —. Non pensiamo ad una nuova gara. Scorreremo la graduatoria fino alla quinta impresa». In pole position ritorna quindi la «Inco» di Pergine Valsugana, che già due anni fa era stata momentaneamente incaricata dell’intervento dopo che il Tar lo aveva «tolto» alla Vardanega per alcune presunte irregolarità nell’appalto.
Sono numerosi i punti contestati all’azienda trevigiana dalla struttura tecnica comunale, riassunti ieri dal primo cittadino e dal suo vice Roberto Campagnolo durante la comunicazione della risoluzione del contratto. «Dall’avvalimento con il Consorzio “Al.Ma” di Caserta che avrebbe dovuto supportare la Vardanega nell’intervento, non abbiamo mai visto il direttore tecnico e nemmeno una carriola — ha attaccato Poletto —. Per non parlare dei mancati lavori e dei ritardi accumulati. Fino poi al materiale che serviva per le lavorazioni, come i legni o la trave di fondazione, per il quale abbiamo ricevuto richieste di subappalto. Come quella di “Brenta Servizi”, per la costruzione e rimozione delle dighe per 381mila euro; di “Cos Idra” per l’intervento sui rostri pari a 48 mila; e infine di ”C9 Costruzioni” per la fornitura dei martinetti, 10mila euro in tutto, con cui sollevare l’impalcato. Il risultato — ha sbottato ancora il sindaco — è che i lavori sono fermi da mesi. In più di un anno dalla consegna del cantiere abbiamo visto solo opere provvisionali: di fatto il restauro non è mai iniziato».
L’amministrazione di Bassano, nel corso della conferenza stampa convocata ieri sul caso, ha poi rispedito alla ditta anche le accuse di scarsa collaborazione da parte del team tecnico comunale («Si contano 141 presenze in cantiere della direzione dei lavori in poco più di un anno mentre sono 21 quelle nel polo Santa Chiara; 26 le visite del responsabile della sicurezza», ha tuonato il sindaco) e ha difeso quindi il progetto redatto da Claudio Modena e Giovanni Carbonara — tanto contestato dalla ditta — «che è stato approvato dal ministero, dalla Sovrintendenza, dal Genio civile, dal Centro studi Palladio».
Dal canto suo la «Vardanega», dopo la lettera inviata nei giorni scorsi al sindaco, ha ribadito anche ieri di aver proposto al Comune una «rescissione del contratto per errore progettuale». «A questo punto ci opporremo nelle sedi opportune», ha commentato il titolare dell’azienda Giannatonio Vardanega. Secondo l’impresa sarebbe proprio il progetto iniziale dell’amministrazione a fare acqua da tutte le parti. Ora la questione passa ai giudici, che diranno chi ha ragione; ma quello che è certo intanto è che a distanza di due anni dall’assegnazione dei lavori il Ponte Sacro alla Patria resta in balia della storia e degli eventi. Proprio nell’anno del Centenario della fine della Prima Guerra Mondiale. Senza pensare al peggi. Una beffa inimmaginabile.
L’azienda A questo punto ci opporremo nelle sedi opportune. È colpa del progetto iniziale