Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il saggio su Mussolini? Messo a testa in giù. Bufera sulla libreria Il Comune: estremo disappunto

- Mauro Pigozzo

CASTELFRAN­CO (TREVISO) L’immagine è di quelle potenti, che evocano fantasmi antichi. Un libro, «impiccato» o «appeso», che dir si voglia. Al contrario. Il testo parla di una delle pagine nere della storia italiana, il volume di Renzo De Felice dedicato al Duce, Mussolini. La cornice è quella sacra, la vetrina di una libreria. Siamo a Castelfran­co Veneto, nel Trevigiano, dove sta causando polemiche la scelta di Clara Abatangelo, titolare della libreria Ubik, di ricordare il 25 aprile con la provocazio­ne dell’impiccagio­ne del libro di Mussolini.

«Estremo disappunto», tuona il vicesindac­o Gianfranco Giovine, che si è trovato l’immagine rimbalzare sui social network e accendere un dibattito feroce in città. Ma non solo: ieri è intervenut­a anche Elena Donazzan, assessore regionale al Lavoro: «Pochi esercizi commercial­i come le librerie dovrebbero essere luoghi simbolo di confronto civile e rispetto delle idee altrui. Ma ciò non accade a Castelfran­co Veneto, dove si fa polemica forse per vendere qualche libro in più».

Abatangelo, nel pieno della tempesta, sorride e scrive su Facebook una lettera al governator­e Luca Zaia: «Ma le sembra possibile che un assessore regionale commenti post di Facebook scritti anni fa, quando dovrebbe pensare agli studenti che studiano nei container?». Anni fa, appunto. Serve forse premere per un attimo il tasto rewind per capire il solco che si è aperto nella Castellana attorno al libro di Mussolini «Appeso per le gambe». Perché chi passa vicino al Teatro Accademico in questi giorni vede una vetrina dedicata al Giappone.

Quel libro appeso, infatti, era una provocazio­ne del 25 aprile dello scorso anno; la polemica è esplosa dopo la riproposiz­ione di quel post in un gruppo Facebook locale, che ha sospeso la Abatangelo accusandol­a di essere una «libraia comunista». A suon di like e condivisio­ni, la notizia è finita sul tavolo dei politici ed è esplosa la polemica.

E pensare che il 27 gennaio scorso, in occasione della giornata della memoria, l’Ubik aveva messo in mostra un fazzoletto «impiccato» e la scritta: «Il lavoro rende liberi». «Ci piace far riflettere, organizzia­mo duecento eventi l’anno e coinvolgia­mo tutti — conclude la titolare —. E finché potrò, continuerò a farlo».

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