Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Safilo, in liquidazione Only 3T la holding di Vittorio Tabacchi
Chiusura dopo debiti di 70 milioni con le banche e patrimonio in rosso per 63
PADOVA Safilo, in liquidazione la holding Only 3T di Vittorio Tabacchi. C’è una vicenda parallela alla crisi del produttore veneto di occhiali in mano al fondo olandese Hal, che emerge dai documenti dall’assemblea dei soci del 24 aprile. E riguarda la segnalazione della liquidazione di Only 3T, la holding con cui Vittorio Tabacchi, insieme ai figli, controllava Safilo dopo l’uscita dei fratelli Giuliano e Dino e il ritorno in Borsa a fine 2005, servito a restituire parte del debito per pagare il divorzio, ridotta poi a socio di minoranza con il 10%, dopo la crisi del 2009 e il salvataggio del fondo olandese Hal, divenuto azionista di riferimento, con la quota salita infine all’attuale 42%. Vicenda legata all’attuale crisi di Safilo, visto che il crollo del valore di Borsa delle azioni della società, dai 14 euro di settembre 2013 all’arrivo di Luisa Delgado come amministratore delegato al posto di Roberto Vedovotto agli attuali 4,3 euro, dopo l’uscita di scena della Delgado a fine febbraio, è l’elemento determinante che spiega il passo definitivo. Passo di cui, contattati, non vogliono parlare né Vittorio, che si trova negli Stati Uniti, né Massimiliano Tabacchi.
La messa in liquidazione riemerge oggi, dopo esser rimasta sotto traccia per un anno, visto che l’assemblea di messa in liquidazione, davanti al notaio Fulvio Vaudano di Padova, risale al 27 giugno 2017. In meno di mezz’ora, secondo il verbale dell’assemblea, Vittorio Tabacchi, che presiede l’assemblea, presente il figlio Massimiliano, altro consigliere della srl, e i due soci, le società semplici Progetto Cinquantacinque e Progetto Sessanta, che detengono il 49 e il 51% della Only 3T, decidono di non coprire le perdite e non ricostituire il capitale sociale. A quel punto l’assemblea approva lo scioglimento della società e la nomina di Vittorio Tabacchi a liquidatore.
L’esito, secondo i documenti assembleari, viene deciso dopo un altr’anno nero, con un bilancio chiuso in perdita per 19,7 milioni e un patrimonio netto sceso in negativo fino a 63,9 milioni di euro. Il tutto accumulato dopo perdite che solo l’anno prima erano state di 44,6 milioni, che, aggiunte alle 7,1 del 2015, ne determinano in totale per oltre 51 milioni, portate a nuovo in bilancio.
Il tutto per la progressiva caduta del valore del titolo Safilo, unica partecipazione di Only 3T, tutta in pegno alle banche per ripagare «l’esposizione finanziaria a breve verso gli istituti di credito», vale a dire da restituire entro un anno, per 77 milioni di euro a fine 2016, su debiti totali di 107 milioni. Risultato: la caduta del titolo costringe a continue svalutazioni e a perdite in bilancio. E rende sempre più irrealistica anche la possibilità di restituire i debiti con la vendita delle azioni.
In più la caduta del prezzo delle azioni ha fatto venir meno la pazienza delle banche, segnatamente Cassa di risparmio del Veneto, che ha crediti per 69 milioni, e Popolare di Vicenza, per 8,2. La richiesta di proroga sulle restituzioni «supportata dalle prospettive di crescita del titolo azionario - si legge nella nota integrativa al bilancio 2016 - indicate nel piano 2020 di Safilo», quello prospettato dalla Delgado, ha lasciato il passo ad una modifica «dell’ipotesi d'accordo con le banche», con «avanzate trattative finalizzate all’estinzione della eventuale quota di debito non rimborsata una volta completata la vendita delle azioni in pegno». Intanto le banche hanno iniziato a vendere parte delle azioni. Facendo scendere la quota dal 9,2% all’8,75% nel 2016. Quota scesa ancora a gennaio 2017 al 7,7% (la stessa con cui Only 3T si è presentata nell’assemblea Safilo il 24 aprile), dopo che Popolare di Vicenza aveva venduto completamente la sua quota di azioni in pegno, per 5,2 milioni di euro, a gennaio 2017, con un debito residuo di 3.
Il punto è cosa succederà ora. Il valore della quota residua, ai valori di vendita realizzati da Bpvi quasi un anno e mezzo fa, a 7,98 euro, era di 38,5 milioni. Ma nel frattempo il prezzo è caduto ancora fino agli attuali 4,32 euro. A valori di mercato, la quota azionaria è sotto i 21 milioni di euro, un terzo del valore dei finanziamenti da restituire. La mossa, a questo punto, spetta a Intesa Sanpaolo.