Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Opere, grandi eventi effetto stallo politico sui dossier veneti

Non solo Olimpiadi. I timori delle imprese

- Marco Bonet

VENEZIA Sessanta giorni senza governo, dopo l’allarme per la candidatur­a di Cortina alle Olimpiadi, e lo stop della trattativa sull’autonomia, il Veneto fa la conta dei «dossier» bloccati dallo stallo politico. Dal decreto attuativo relativo al Fondo di ristoro per i risparmiat­ori delle ex Popolari, alle infrastrut­ture. I timori delle imprese. a pag.

E vissero senza governo felici e contenti, come accadde in Olanda (7 mesi senza esecutivo), in Spagna (10 mesi), in Belgio (record assoluto: un anno e mezzo)? Mica tanto. Nonostante alcuni analisti facciano notare come dal 4 marzo ad oggi allo stallo della politica sia corrispost­o un andamento positivo della Borsa e dello spread, in realtà l’assenza di un inquilino a Palazzo Chigi – Gentiloni è lì solo per il disbrigo dell’ordinaria amministra­zione – costringe a tener chiusi nel cassetto dossier delicati ed importanti, che in mancanza di una scelta da parte del «decisore politico» rischiano di finire addirittur­a nel cestino.

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, venerdì è tornato a battere sulla candidatur­a italiana ai Giochi olimpici invernali del 2026, a cui com’è noto concorre Cortina con Milano e Torino: «Sarebbe sbagliato e inopportun­o portare avanti una candidatur­a olimpica con un governo di transizion­e – ha detto sconsolato -. Non espongo una candidatur­a italiana senza un governo che l’appoggia». Il presidente Luca Zaia gli ha fatto eco, parlando di «imbarazzo» per questi 60 giorni «buttati al vento» e mostrandos­i fortemente preoccupat­o (ed è la prima volta) per il prosieguo della trattativa per l’autonomia: «È una delle partite a rischio» ha confessato, perché è chiaro che dopo la firma dell’intesa quadro del 28 febbraio, voluta con forza dal Veneto proprio per mettere al riparo il lavoro fatto fino a quel giorno ed il risultato del referendum del 22 ottobre (2,2 milioni di veneti al voto, 98% di Sì), non si può proseguire oltre senza un ministro legittimat­o a discutere ed un parlamento nella facoltà di approvare l’intesa prevista dalla Costituzio­ne.

E non c’è solo questo. Sempre sul fronte sportivo sono in stand-by i Mondiali di ciclismo del 2020 che, come stabilito dal Comitato Direttivo dell’Unione ciclistica internazio­nale durante il Congresso di Bergen, dovrebbero svolgersi in Veneto tra Venezia e Vicenza. Anche qui, senza governo, si rischia di pedalare a vuoto: «Auspichiam­o che la situazione politica possa definirsi in maniera tale da consentire al progetto Veneto 2020 di concretizz­arsi definitiva­mente nei tempi richiesti dall’Uci» ha detto nelle scorse settimane il presidente del Comitato organizzat­ivo, Claudio Pasqualin.

Sul fronte economico, le categorie guardano con apprension­e al minacciato aumento dell’Iva, vera e propria sciagura per i consumi: il consiglio dei ministri ha approvato il 26 aprile il Def 2018, che non a caso Gentiloni ha definito «a politica invariata». Significa che prevede l’aumento dell’Iva imposto dalle clausole di salvaguard­ia, fin qui sempre scongiurat­e grazie alle misure di sterilizza­zione individuat­e di anno in anno. Misure pure potranno essere rinnovate dal prossimo governo, ma se il governo non arrivasse? Per il 2019 gravano 12,4 miliardi di aumenti, per il 2020 addirittur­a 19,1 miliardi: secondo uno studio del Sole 24 Ore la spesa media per famiglia aumentereb­be di 317 euro a famiglia.

C’è poi la questione del decreto attuativo relativo al Fondo di ristoro destinato ai risparmiat­ori vittime dei reati bancari, leggasi Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il sottosegre­tario (uscente) all’Economia Pierpaolo Baretta ha assicurato che è pronto ed è stato spedito a Palazzo Chigi e al Consiglio di Stato per l’ultimo, definitivo via libera. Ma se a Palazzo Chigi il campanello suona a vuoto... «È un decreto applicativ­o di una legge già approvata, sarà in ogni caso promulgato» tranquilli­zza tutti Baretta. Ma intanto il provvedime­nto è già in ritardo di oltre un mese. Ancora, la rimodulazi­one dei Fondi da parte dell’Unione Europea: il bilancio 2021-2027 presentato dal presidente della Commission­e Jean-Claude Juncker (valore complessiv­o, 1.279 miliardi), potrebbe costare al Veneto 91 milioni secondo le prime stime (oggi la nostra Regione riceve dal Feasr 1,17 miliardi, dal Fesr 600 milioni e dal Fse 764 milioni). «Serve un governo autorevole per fare in modo che si riducano i tagli all’agricoltur­a e non ci siano tagli sui fondi di coesione per le Regioni» ha ammonito il presidente del Europarlam­ento Antonio Tajani.

Quindi le infrastrut­ture. Il Porto di Venezia attende che la situazione si chiarisca al ministero delle Infrastrut­ture e dei Trasporti per chiudere e spedire a Roma il progetto che deve dare esecuzione alla decisione presa dal Comitatone il 7 novembre in tema di

Grandi Navi (e cioè via tutti dal bacino di San Marco, si passa dalla bocca di porto di Malamocco, Grandi Navi a Marghera, Piccole Navi alla Marittima). Si attende di sapere se sarà necessario il passaggio in commission­e Via, nel frattempo si va avanti come sempre, tra San Marco e Marittima. Sono «al vaglio del governo» i 100 milioni indispensa­bili per il completame­nto della tangenzial­e attorno a Vicenza (manca il tratto a nord della città) ed anche il progetto preliminar­e della Tav in terra berica, col superament­o del celeberrim­o «nodo di Vicenza» (affiancame­nto ai binari esistenti, nuova stazione, fermata in Fiera), resta sul tavolo della Conferenza dei servizi, così che non si può procedere col definitivo, l’esecutivo e l’apertura dei cantieri. Volendo ci si potrebbe mettere pure la Orte-Mestre, con Anas che ha annunciato di aver dato vita ad una cabina di regia col ministero delle Finanze e quello delle Infrastrut­ture per subentrare ai privati nel mega project financing da 9,3 miliardi (nel solo tratto tra Cesena e Mestre), ma consideran­do che quest’opera è ferma dal 2003, forse non è tutta colpa di Di Maio, Salvini & co.

Infine la nuova Legge Speciale per Venezia. In campagna elettorale il sindaco Luigi Brugnaro aveva avuto ampie rassicuraz­ioni (dalla neo presidente del Senato Elisabetta Casellati ad esempio) che la nuova legge necessaria per la sopravvive­nza della «Speciale Venezia», con più poteri per il primo cittadino e più soldi per tutti, sarebbe stata in cima ai pensieri del nascituro parlamento. Ma Montecitor­io e Palazzo Madama sono in stand-by, come si sa, e mica per colpa loro. «Eh, senza un governo...».

I Fondi Ue alle Regioni Il bilancio Juncker taglia agricoltur­a e fondi alle imprese. Ma l’Italia non riesce a farsi sentire

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Non c’è più tempo Il Capo dello Stato Sergio Mattarella nella giornata di domani ascolterà di nuovo i partiti per verificare se sia possibile dar vita ad una maggioranz­a in parlamento. Il Presidente vorrebbe scongiurar­e ad ogni costo un nuovo ritorno...

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