Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bcc, dopo Neam in chiusura la partita delle società. In Veneto fusioni ferme
VENEZIA La prima partita di un certo spessore nel riordino del sistema del credito cooperativo veneto, nella sua divisione fra i gruppi di Iccrea e Cassa Centrale, si è conclusa senza troppi attriti e Nord Est Asset Management (Neam) ora appartiene interamente al sistema Trento. La società lussemburghese, nata per gestire il fondo d’investimento Nef, prima era controllata metà ciascuno dal blocco delle Bcc del Veneto e del Trentino. Ma la sua assegnazione all’una o all’altra parte, viste la ripartizione connessa alla riforma del sistema e la scissione registrata in Veneto (nove banche hanno aderito a Ccb, 13 a Iccrea), era diventata una necessità. Così, dopo una perizia, ad acquistare per 18 milioni di euro il 50% dell’altro partner è stata Ccb, sbloccando una dialettica che ora deve spostarsi su altre due questioni. L’ordinata divisione delle partecipazioni comuni in Cesve (la società di fornitura di servizi bancari legata a Phoenix Informatica che produce il sistema operativo in uso nel sistema Ccb) e in AssiCra, compagnia di servizi assicurativi delle Bcc, valutate entrambe intorno ai 6 milioni. Qui l’alchimia delle quote è un po’ più complessa e richiederà un lavoro di bilancino. Il quale potrebbe, a grandi linee, innescare concambi e consegnare Cesve a Trento e AssiCra a Roma.
Questo mentre il percorso che negli ultimi due anni alle fusioni delle Bcc venete (erano 33 nel 2015, 22 ora) sembra aver rallentato. Appare più difficile del previsto, ad esempio, il più volte annunciato matrimonio fra la Bcc di Verona e la Cra di Brendola, così come la ventilata intesa fra il Credito Trevigiano di Vedelago e la Banca San Giorgio Valle Agno. Più promettente il dialogo fra Banca Adria e la Bcc Colli Euganei, benché in fase ancora embrionale. Ma va ricordato che le aggregazioni non potranno prescindere da una strategia che tocca a Iccrea e Ccb delineare.
Comunque sia, per il Credito cooperativo veneto si apre intanto la stagione delle assemblee (questo weekend tocca alla Patavina, al Credito Trevigiano e a CentroMarca Banca), occasione anche per radiografare il sistema veneto nel complesso. L’immagine che si ottiene, nella sostanza, è di una rete che raccoglie di più (+2,68% nel 2017 di raccolta diretta, a 19,7 miliardi, rispetto all’anno prima), eroga un po’ meno (17 miliardi, -0,27%), soprattutto alle imprese (-1,66%) e, soprattutto, riconosce i limiti che ci sono nel fare banca come si è fatto fino ad ora. Nella relazione della Federazione si parla della «consapevolezza delle vulnerabilità dell’ attuale modello di business, con una a redditività ancora fortemente dipendente dal margine di interesse e, per i ricavi da servizi, da attività aggredibili dalla concorrenza».
Si consumano, intanto, gli ultimi strascichi di un’epoca di diffusa mala gestio. Venerdì, a Montagnana, una marcia a supporto degli ex soci di Crediveneto, andato in default nel 2016. Per gli ex amministratori, sindaci e revisori una denuncia penale per aggiotaggio, false comunicazioni e altri reati bancari.