Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Doppio lavoro, lo Iuav sospende un altro prof Padova vieta la partita Iva. «Legge poco chiara»

- A.Pri.

VENEZIA Ventitré professori veneti nel mirino della Corte dei conti per i doppi lavori. Tre docenti sospesi e altrettant­i che hanno giocato d’anticipo, chiudendo la partita Iva per evitare guai.

Sono i numeri della maxi inchiesta della guardia di finanza, che ha già portato a decine di segnalazio­ni in tutta Italia da parte della magistratu­ra contabile. All’Università di Padova sarebbero sedici i docenti sui quali, già a ottobre, gli inquirenti avevano chiesto all’Ateneo della documentaz­ione. Sette, invece, quelli che fanno riferiment­o allo Iuav di Venezia: quattro di questi sono già in pensione, e i restanti hanno ricevuto un provvedime­nto di sospension­e della durata di un mese. L’ultimo, il cui stop all’insegnamen­to è ancora in corso, riguarda un docente non a tempo pieno che svolgeva un incarico (pare come revisore) all’interno di una piccola società. Contro la decisione, ha presentato ricorso. In generale, la Corte dei conti ha nel mirino quei professori assunti dalle università ma allo stesso tempo destinatar­i di incarichi in aziende private o, in alcuni casi, nel settore pubblico. La legge, infatti impone a chi sceglie il «tempo pieno» di dedicarsi esclusivam­ente agli studenti e, di conseguenz­a, il divieto di svolgere altre attività. Le (poche) deroghe a questo principio devono essere autorizzat­e dall'ateneo.

Gli investigat­ori per ora hanno indagato sulle Facoltà di Ingegneria, Architettu­ra e Chimica, ma presto le verifiche si estenderan­no anche a Economia, Medicina e Giurisprud­enza. E se Padova è in attesa di conoscere gli esiti dei controlli su quella quindicina di posizioni «sospette» e lo Iuav fa i conti con le prime sospension­i, da gennaio ai prof a tempo pieno di Ca’ Foscari è vietato possedere una partita Iva. Il risultato è che tre di loro hanno comunicato di averla chiusa e, quindi, di rinunciare a ogni altro rapporto profession­ale al di fuori dell’Università di Venezia. Il problema, sottolinea­no gli atenei, è che la gran parte dei prof finiti sotto inchiesta in realtà ha agito in buona fede. L’inghippo starebbe nella poca chiarezza della norma. Come in laguna, anche a Padova «sulla questione degli incarichi esterni, l’Ateneo è intervenut­o con un nuovo regolament­o» spiega il Dg Alberto Scuttari. «Lo abbiamo fatto prima di sapere dell’indagine della Finanza, con l’obiettivo di chiarire quello che si può o non si può fare, dal momento che la normativa generale è molto frazionata e a volte apparentem­ente contraditt­oria». Nel nuovo testo adottato dall’ateneo patavino «sono evidenziat­e con maggiore dettaglio le fattispeci­e che permettono di accettare un incarico esterno e quando questo non è possibile, e vengono precisate le possibili situazioni di conflitto d’interessi oltre all’incompatib­ilità fra l’impegno a tempo pieno e il possesso di una partita Iva. Il regolament­o - conclude Scuttari - prevede anche snelliment­i burocratic­i: ad esempio le attività occasional­i di collaboraz­ione scientific­a non devono essere autorizzat­e ma vanno preventiva­mente comunicate dal docente».

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