Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Diritti e cultura, urbanistica e viabilità Cos’è stato fatto (e cosa no) in 5 anni
L’amministrazione Manildo sotto i riflettori: ecco i punti del programma realizzati o meno
TREVISO Chiamarlo Fact Checking è più moderno, ma si tratta nei fatti di un controllo sulla veridicità delle affermazioni o sul mantenimento delle promesse elettorali. In questo caso si parla del sindaco uscente e candidato del centrosinistra civico Giovanni Manildo.
Nel 2013 la coalizione si chiamava Treviso Bene Comune e aveva scritto un programma valido per le cinque liste in corsa. Il sito internet è sparito ma il testo in qualche cassetto c’è ancora ed è possibile scoprire cosa è stato rispettato, cosa ritardato o non fatto nel primo mandato a Ca’ Sugana.
I traguardi tagliati...
Il capitolo dei diritti è stato interamente completato: il registro per le unioni civili, le cittadinanze civiche onorarie ai bambini nati in Italia, il «Dat» per depositare le dichiarazioni anticipate di fine vita. Non solo Treviso l’ha fatto, è stata anche capace di anticipare le leggi nazionali e, nel caso dello Ius Soli, di sostenere una battaglia ancora in corso.
Salta all’occhio anche la promozione turistico-culturale che ha riempito di fermento, iniziative, attività ed eventi il centro storico, mai così vivo come negli ultimi tre anni; anche per le attività commerciali ci sono stati bandi e iniziative. In ambito culturale, la riorganizzazione delle raccolte museali trasformando il Bailo nel museo di arte moderna di Treviso si è accompagnata alle grandi mostre che hanno richiamato centinaia di migliaia di turisti (Escher, Impressionisti, Rodin). I rapporti con l’università sono stati rafforzati. Sullo sviluppo urbano e del territorio sono arrivati il Pat e il Piano degli interventi, strumenti di pianificazione per ridurre le aree edificabili e le cubature, con una variante verde per riportare a verde le zone artigianali. Ok alla maggiore vivibilità del centro con le zone pedonali e la revisione degli stalli carico-scarico.
Sono stati implementati i rapporti con sindacati e associazioni, gli incontri a sostegno delle famiglie e dei giovani, e per la prima volta il capoluogo si è dotato di un dormitorio per i senzatetto che non c’era mai stato.
L’implementazione dell’Ufficio Europa e la valorizzazione della figura femminile sono caselle spuntate, così come il collegamento on line dei Consigli comunali (anche se nel programma doveva integrare anche le commissioni). La raccolta differenziata spinta è stata avviata; l’intervento sul rischio idrico è arrivato, meno interventi invece sulle fognature. I luoghi dello sport sono cresciuti con interventi strutturali e c’è un progetto di un palazzetto a Monigo.
... e quelli in alto mare
Ci sono però anche dei punti del programma elettorale che non sono stati (del tutto o in parte) completati: non ci sono la consulta delle associazioni e delibere di iniziativa popolare, né difensore civico e referendum cittadino; non c’è l’incubatore di imprese «per supportare idee per lo sviluppo», niente parco tecnologico, niente parchi agroalimentari. Recupero delle caserme Salsa e De Dominicis, di Scalo Motta e Consorzio agrario non pervenuti (ma è partito il progetto sull’ex caserma Piave-Django che non era nei piani).
La riforma dei mezzi pubblici con bus elettrici in centro è avviata ma non completata. La rivoluzione dei parcheggi è fatta sulla carta ma le nuove aree di sosta non arriveranno prima del 2019. Sullo smog e l’ambiente è stato implementato il controllo delle polveri sottili con ordinanze più efficaci e restrittive degli anni precedenti ma non c’è il promesso portale ambiente energia.
Iniziative sul lavoro non risultano: lo sportello anticrisi e l’affidamento dei terreni pubblici alle cooperative per impiegare giovani e disabili sono in ritardo, così come il registro delle fragilità e il marchio «Solidarietà di Marca», l’albo dei mediatori socio culturali e la consulta cittadina degli immigrati. Non è ancora partito nemmeno il cohousing per giovani o anziani, non ci sono i micro-nidi nei quartieri e il bando per assegnare case ai giovani si è fermato a tre appartamenti.
La città metropolitana
E poi la PaTreVe, che era al punto 3 ed è un progetto pluridecennale e, ormai, quasi utopico: purtroppo, anche le migliori intenzioni non possono incidere su qualcosa che riguarda altri capoluoghi della regione.