Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pasta Zara, saltano gli stipendi Vendite, pesa la crisi in Venezuela
Conseguenze dopo la richiesta di concordato. E il governo Maduro taglia gli acquisti
Sara Pasqualin, segretaria degli alimentaristi Flai Cgil – ma avremmo gradito molto se la richiesta di concordato, approvata pochi giorni fa dal Cda a fronte della impossibilità di onorare il debito verso gli obbligazionisti, ci fosse stata comunicata direttamente e non attraverso la stampa. Abbiamo chiesto un incontro urgente a Furio Bragagnolo, che ad oggi è sempre il presidente e dunque nostro unico interlocutore, e mi risulta che anche i sindacati competenti per le altre due sedi italiane abbiano fatto altrettanto».
Sul perché Pasta Zara sia arrivata a questo punto lo stesso Bragagnolo fornisce almeno tre motivi rilevanti. Fra i quali non manca di destare una certa singolarità il tema della mutata politica interna del Venezuela dove, si legge nel documento agli obbligazionisti, «il passaggio dal governo di Chavez a quello di Maduro ha determinato una forte riduzione degli acquisti di Stato». Venezuela che insieme alla Russia era giunta a valere per il 10% del fatturato; apporti che se non fossero mancati, avrebbero permesso a Pasta Zara di raggiungere l’obiettivo delle 300 mila tonnellate di vendite che stavano dietro il piano di investimenti. L’irrequietezza del Paese sudamericano e le incertezze del mercato russo avrebbero cioè compromesso esportazioni decisive. Poi c’è una sfortunata pianificazione degli investimenti 2012-2016. Nel periodo si sono sostenuti sforzi finanziari per 74 milioni nel potenziamento di impianti e logistica per innalzare la capacità produttiva, uno sforzo utilizzato, per ora, non oltre il 70%. Senza contare che la scelta di approvvigionarsi della materia prima direttamente da imprese agricole e consorzi ha imposto tempi di pagamento più stringenti e, dunque, uno sfasamento importante nelle dinamiche finanziarie. Gli affidamenti bancari a breve sono passati, in due anni, da 107 a 51 milioni.