Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Brugnaro mette al bando per tre anni i take away

- di Francesco Bottazzo

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kebab alla pizza, giro di vite del sindaco Luigi Brugnaro. Venezia ha deciso di mettere un freno ai take away bloccando le nuove aperture e rendendo le regole per i negozi già aperti più ferree. É la difesa del centro storico dai turisti «mordi e fuggi» e dall’uso indiscrimi­nato della città.

Aproposito: il calendario della Regione Veneto ci informa che l’ultima campanella, per le scuole di primo e secondo grado, quest’anno suonerà il 9 giugno. Male che vada i professori — che in Veneto, secondo le stime che ci ha fornito la Cgil, sono 64mila — saranno tutti in vacanza già da un mese. Con famiglie a seguito. Non a caso, infatti, come ci faceva notare ieri Cesare Pillon, consiglier­e di amministra­zione della multiutili­ty Hera, che gestisce la rete idrica in vari capoluoghi anche del Veneto, «dal 15 giugno circa, cioè dalla fine delle scuole, fino a ferragosto notiamo sempre un calo drastico dei consumi dell’acqua, che è un indicatore significat­ivo della presenza in città della popolazion­e. E a fine luglio di solito si registra un -20%». Capite... E c’è un altro nodo. Ci si è chiesti, per dire, che impatto potrà avere la scelta di una simile data in Veneto, regione che da diversi anni ormai detiene il primato nazionale sia per numero di arrivi (15,2% dell’intera Penisola), sia in quanto a presenze (16,6%) turistiche? Con il direttore di Veneto Lavoro, Tiziano Barone, abbiamo controllat­o i dati che riguardano gli occupati nel settore turistico/alberghier­o della regione. Cioè di tutti coloro che il 22 luglio saranno impegnati a servire i clienti al bar e nei ristoranti, negli hotel, nei campeggi, da Jesolo a Cortina d’Ampezzo: «Nel 2017 la forza lavoro complessiv­a del settore era pari a 411 mila soggetti, mentre proprio a luglio si registra il picco di stagionali con più 30 mila assunzioni», nota Barone. Due terzi dei quali, secondo le stime, sono italiani: e dunque cittadini che votano. Il presidente veneto (e vicepresid­ente nazionale) di Federalber­ghi Marco Michielli è nero: «Pensate cosa vuol dire per me se il giorno delle elezioni i miei dipendenti, che magari, come spesso avviene, non sono tutti residenti nel luogo di occupazion­e, volessero giustament­e andare tutti alle urne? Sarebbe un disastro. Noi abbiamo già fatto il nostro dovere, ora sono i partiti a doversi dare una mossa». E, infine, in questa serie di turbolenze, non abbiamo parlato del caldo. Che poi, al di là di tutti i discorsi, sarà il vero protagonis­ta di quel week-end elettorale (anche se il capo dei meteorolog­i dell’Arpav, Marco Monai, ieri ci ha precisato che, sebbene luglio sia il mese storicamen­te più caldo in Veneto — 31 gradi di media a Padova l’anno scorso! — è «impossibil­e fare previsioni a lungo periodo»). Resta solo da sperare, quindi, che sia tutto un brutto sogno. Anche perché poi qualcuno potrebbe fare come la povera Magda di Bianco, rosso e Verdone: che, in un’estate dei primi anni Ottanta, che ricorda tanto quella del 1983 delle elezioni più «estive» della storia, di cui si è parlato all’inizio, mentre il marito vessatore se ne stava nell’urna a votare, lei scappava lontano con l’aitante Raoul. E con tanti saluti a tutti.

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