Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Scatta l’ordine: abbattete le lepri americane

- Di Marco Baroncini

VERONA L’architetto argentino, ma veronese d’adozione, Dino Josè Rancan viene descritto come un «profession­ista stimatissi­mo» e «una persona splendida, dal punto di vista lavorativo e umano» da chi ha avuto occasione di lavorare con lui e stenta ora a credere alle accuse che gli vengono mosse dalla Procura di Trento, che hanno portato ieri al suo arresto: ovvero, pagare al giudice Cristiano Berto che gli assegnava svariati incarichi come perito per le esecuzioni immobiliar­i del Tribunale il 10 per cento delle somme che incassava.

Nato a La Plata, in Argentina, 58 anni compiuti da poco, Rancan è iscritto dal ‘ 96 all’ordine degli architetti, pianificat­ori, paesaggist­i e conservato­ri di Verona dove, lo scorso anno, è stato eletto come supplente nel consiglio di disciplina territoria­le. Il presidente dell’ordine, Amedeo Margotto, non ha voluto commentare la not i z i a de l l ’a r r e s to . Dal 2003, Rancan figura iscritto anche all’albo dei consulenti tecnici del Tribunale di Verona: questo gli permetteva di ottenere incarichi di perito, come quelli per cui adesso si trova nei guai.La sua principale attività si è svolta tuttavia, per molti anni, negli uffici e nei cantieri della Protec che, ai tempi d’oro, è stata una delle principali imprese di costruzion­i di Verona. Rancan era il coordinato­re dello staff della società di progettazi­one dell’impresa ed è stato proprio lui a firmare, assieme ad altri colleghi, alcuni dei più importanti progetti targati Protec, come l’Airport Center vicino al Catullo. Ma la scala di certi interventi si è rivelata un azzardo. E oggi, la Protec è in stato di liquidazio­ne, una delle tante vittime illustri della crisi del mattone.

Rancan si è trovato, come tanti, a doversi reinventar­e la profession­e. Ha così aperto uno studio profession­ale a Colognola ai Colli, dove risiede con la famiglia. Ha iniziato a lavorare anche per amministra­zioni pubbliche, ad esem- pio per il Comune di Oppeano dove, nel 2013, ha ottenuto la direzione lavori per la costruzion­e di una nuova scuola materna. «In lui ho sempre visto un ottimo profession­ista e un’ottima persona, mi auguro che possa dimostrare di essere estraneo alle accuse», dice l’allora sindaco e oggi consigl i ere regionale della Lega Alessandro Montagnoli. E poi per arrotondar­e c’erano, ovviamente, quelle perizie per il Tribunale di Verona ottenute, secondo l ’a ccusa, in modo fraudolent­o.

Il suo nome, ieri, è uscito per la prima volta nell’ambito di un’inchiesta che ad aprile aveva già fatto rimbalzare sul- le cronache i nomi degli altri 4 indagati: i legali veronesi Marco Bertaso e Marco Bulgarelli, il commercial­ista padovano Gian Marco Rando e, soprattutt­o, il giudice onorario Cristiano Berto. Padovano, 45 anni, avvocato dal 2002, nell’ultimo anno e mezzo ha assunto l ’ i ncari co di giudice onorario al tribunale civile di Verona, s et to re Esecuzioni immobiliar­i. Ed è in quest’ultima veste che è finito al centro dell’inchiesta. Lui non ci sta: «Facevo il giudice per due giorni la settimana e, anche volendo, non potevo affidare incarichi a chi mi pareva, sono una persona onesta», aveva spiegato Berto una ventina di giorni fa. Ne è convinta anche la moglie di Berto, Serena Biancardi (pure lei avvocato) che è assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Este. E per questo era già finita nel mirino dell’opposizion­e, subito difesa dal sindaco Roberta Gallana: «L’assessore è estranea alla vicenda. Sono personalme­nte molto amareggiat­a per i fatti appresi, che coinvolgon­o umanamente la famiglia dell’assessore. Le confermo la mia solidariet­à, augurandom­i nel contempo che la magistratu­ra, verso la quale ripongo piena fiducia, possa presto accertare i fatti. È mia intenzione convocare la maggioranz­a e incontrare l’assessore nei prossimi giorni».

 Berto\1 Sono estraneo e persona onesta

 Berto\2 Lavoravo a Verona 2 giorni la settimana

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