Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Facco: «Licenziato con ritorsione Oro, la squadra andava tenuta»
L’ex Dg di Vicenza: «I soci locali avrebbero potuto presidiare meglio»
VICENZA
Il rischio più grosso, a questo punto, è sulle fiere dell’oro. Corrado Facco, 56 anni, ex direttore generale di Fiera di Vicenza e per un anno e mezzo anche di Ieg, la spa fieristica nata dalla fusione tra Rimini e Vicenza, è fuori da due giorni, dopo la rottura sul suo ruolo, l’offerta al ribasso e il licenziamento. Punto finale di 6 mesi nella spa tra Vicenza e Rimini in cui Rimini ha messo sul tavolo il ruolo del socio con l’80%, con lo strappo di un mese fa: le dimissioni del cda, il ridimensionamento del vicepresidente Matteo Marzotto, la nomina di un nuovo board in cui Rimini affianca al presidente Lorenzo Cagnoni l’amministratore delegato Ugo Ravanelli. Mentre Facco, fin lì numero uno della struttura, viene estromesso.
Eppure le dimissioni del cda e l’arrivo di Ravanelli, con la scissione delle figure di presidente e Ad, sono state spiegate come un processo normale in vista della Borsa.
«L’amministratore delegato esisteva anche prima di Ravanelli, nel doppio ruolo del presidente Cagnoni. Se il problema era scindere figure e deleghe, perché cancellare all’improvviso il direttore generale, considerati i risultati economici raggiunti? Lo stesso DG che ha chiuso l’integrazione, ha contribuito alla stesura del piano industriale, ha sviluppato joint venture fieristica con la Cina e dato vita all’acquisizione di un’azienda negli Stati Uniti?».
Rimini però ha l’80%. Cosa c ’è di diverso rispetto alle prerogative del socio di maggioranza?
«Quanto ha fatto l’azionista riminese è legittimo, ovviamente. E però, a cos’è dovuta questa grande fretta di sopprimere la figura del direttore generale? Anche lo stile determina un chiaro linguaggio: nessuno mi ha nemmeno avvisato telefonicamente.. Ho appreso della soppressione del mio ruolo in contemporanea con l’email inviata a tutti i miei collaboratori».
Il presidente Cagnoni ha detto che le è stata avanzata una proposta più che adeguata per incarico e stipendio. «Leggo troppo sui giornali della proposta fattami da Ra- vanelli, che tra l’altro all’ inizio del nostro colloquio ha subito precisato di avere forti dubbi sul fatto di formularmela o meno. Si sarebbe tradotta in un taglio del 40% dei compensi e mi avrebbe relegato alla gestione del processo di internazionalizzazione senza deleghe specifiche e con obiettivi tutti da definire. Sarebbe stato almeno opportuno lasciarmi la direzione dei Saloni dell’oro, per i quali mi viene riconosciuta a livello internazionale una competenza importante. Mi sono sentito rispondere di no».
Le associazioni di categoria hanno espresso preoccupazioni. C’è un rischio per le fiere orafe?
«Il settore vive una fase delicata. Abbiamo dovuto affron- tare una competizione internazionale più forte e aggressiva. L’esempio di Basilea, salone d i r i fe r imen to dell’orologio, che in due anni ha perso oltre il 50% degli espositori è chiaro. Vicenza dal 2011 al 2018 ha vissuto al contrario un processo di rafforzamento, di r i l ancio del marchio e delle relazioni internazionali, di cambiamento delle logiche espositive, con risultati economici molto importanti. Perché rivoluzionare una squadra che funziona?».
I 35 milioni di euro per rifare il quartiere sono però confermato.
«Motivo in più. Vicenza ha di fronte una sfida importante. Significa impiantare un megacantiere nel cuore della fiera, spostare clienti importanti, trovare soluzioni organizzative. Privare ora una squadra del suo leader è legittimo, ma per lo meno rischioso».
E gli azionisti di Vicenza? Hanno fatto tutto il possibile?
«Pur di fronte a un’oggettiva minor ca paci t à di i nci dere avrebbero potuto presidiare meglio alcune decisioni».
Si riferisce alle fiere orafe?
«Se l’oro è il primo prodotto di Ieg, e a maggior ragione di Vi ce nz a , mi c hi e d o s e non avrebbe avuto senso spingere per confermare la squadra almeno su quel fronte».
Se le avessero fatto quell’offerta sarebbe rimasto?
«Avrei dovuto valutarne il perimetro. Ma per senso di responsabilità l’avrei seriamente considerata. In ogni caso l’ho chiesto e nella proposta fattami è s t at a categoricamente esclusa».
Ma si è dimesso o è stato licenziato? Ed è in causa con Ieg?
«Sono stato licenziato. E ho motivi ampi e documentati di ritenere non in modo legittimo e con motivi di ritorsione. Il mio avvocato Marco Resta di Milano ha già provveduto a notificarli».
C’è il rischio di vederla lavorare per qualche fiera concorrente? Cagnoni ha detto che ha firmato un patto di non concorrenza.
«La mia carriera negli ultimi vent’anni si è svolta in ambito fieristico. È presumibile che altre organizzazioni mi cercheranno. Mi muoverò nel rispetto degli accordi firmati».