Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Facco: «Licenziato con ritorsione Oro, la squadra andava tenuta»

L’ex Dg di Vicenza: «I soci locali avrebbero potuto presidiare meglio»

- di Federico Nicoletti

VICENZA

Il rischio più grosso, a questo punto, è sulle fiere dell’oro. Corrado Facco, 56 anni, ex direttore generale di Fiera di Vicenza e per un anno e mezzo anche di Ieg, la spa fieristica nata dalla fusione tra Rimini e Vicenza, è fuori da due giorni, dopo la rottura sul suo ruolo, l’offerta al ribasso e il licenziame­nto. Punto finale di 6 mesi nella spa tra Vicenza e Rimini in cui Rimini ha messo sul tavolo il ruolo del socio con l’80%, con lo strappo di un mese fa: le dimissioni del cda, il ridimensio­namento del vicepresid­ente Matteo Marzotto, la nomina di un nuovo board in cui Rimini affianca al presidente Lorenzo Cagnoni l’amministra­tore delegato Ugo Ravanelli. Mentre Facco, fin lì numero uno della struttura, viene estromesso.

Eppure le dimissioni del cda e l’arrivo di Ravanelli, con la scissione delle figure di presidente e Ad, sono state spiegate come un processo normale in vista della Borsa.

«L’amministra­tore delegato esisteva anche prima di Ravanelli, nel doppio ruolo del presidente Cagnoni. Se il problema era scindere figure e deleghe, perché cancellare all’improvviso il direttore generale, considerat­i i risultati economici raggiunti? Lo stesso DG che ha chiuso l’integrazio­ne, ha contribuit­o alla stesura del piano industrial­e, ha sviluppato joint venture fieristica con la Cina e dato vita all’acquisizio­ne di un’azienda negli Stati Uniti?».

Rimini però ha l’80%. Cosa c ’è di diverso rispetto alle prerogativ­e del socio di maggioranz­a?

«Quanto ha fatto l’azionista riminese è legittimo, ovviamente. E però, a cos’è dovuta questa grande fretta di sopprimere la figura del direttore generale? Anche lo stile determina un chiaro linguaggio: nessuno mi ha nemmeno avvisato telefonica­mente.. Ho appreso della soppressio­ne del mio ruolo in contempora­nea con l’email inviata a tutti i miei collaborat­ori».

Il presidente Cagnoni ha detto che le è stata avanzata una proposta più che adeguata per incarico e stipendio. «Leggo troppo sui giornali della proposta fattami da Ra- vanelli, che tra l’altro all’ inizio del nostro colloquio ha subito precisato di avere forti dubbi sul fatto di formularme­la o meno. Si sarebbe tradotta in un taglio del 40% dei compensi e mi avrebbe relegato alla gestione del processo di internazio­nalizzazio­ne senza deleghe specifiche e con obiettivi tutti da definire. Sarebbe stato almeno opportuno lasciarmi la direzione dei Saloni dell’oro, per i quali mi viene riconosciu­ta a livello internazio­nale una competenza importante. Mi sono sentito rispondere di no».

Le associazio­ni di categoria hanno espresso preoccupaz­ioni. C’è un rischio per le fiere orafe?

«Il settore vive una fase delicata. Abbiamo dovuto affron- tare una competizio­ne internazio­nale più forte e aggressiva. L’esempio di Basilea, salone d i r i fe r imen to dell’orologio, che in due anni ha perso oltre il 50% degli espositori è chiaro. Vicenza dal 2011 al 2018 ha vissuto al contrario un processo di rafforzame­nto, di r i l ancio del marchio e delle relazioni internazio­nali, di cambiament­o delle logiche espositive, con risultati economici molto importanti. Perché rivoluzion­are una squadra che funziona?».

I 35 milioni di euro per rifare il quartiere sono però confermato.

«Motivo in più. Vicenza ha di fronte una sfida importante. Significa impiantare un megacantie­re nel cuore della fiera, spostare clienti importanti, trovare soluzioni organizzat­ive. Privare ora una squadra del suo leader è legittimo, ma per lo meno rischioso».

E gli azionisti di Vicenza? Hanno fatto tutto il possibile?

«Pur di fronte a un’oggettiva minor ca paci t à di i nci dere avrebbero potuto presidiare meglio alcune decisioni».

Si riferisce alle fiere orafe?

«Se l’oro è il primo prodotto di Ieg, e a maggior ragione di Vi ce nz a , mi c hi e d o s e non avrebbe avuto senso spingere per confermare la squadra almeno su quel fronte».

Se le avessero fatto quell’offerta sarebbe rimasto?

«Avrei dovuto valutarne il perimetro. Ma per senso di responsabi­lità l’avrei seriamente considerat­a. In ogni caso l’ho chiesto e nella proposta fattami è s t at a categorica­mente esclusa».

Ma si è dimesso o è stato licenziato? Ed è in causa con Ieg?

«Sono stato licenziato. E ho motivi ampi e documentat­i di ritenere non in modo legittimo e con motivi di ritorsione. Il mio avvocato Marco Resta di Milano ha già provveduto a notificarl­i».

C’è il rischio di vederla lavorare per qualche fiera concorrent­e? Cagnoni ha detto che ha firmato un patto di non concorrenz­a.

«La mia carriera negli ultimi vent’anni si è svolta in ambito fieristico. È presumibil­e che altre organizzaz­ioni mi cercherann­o. Mi muoverò nel rispetto degli accordi firmati».

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Fuori squadra Corrado Facco

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