Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Migliaia di lettere ai debitori: Sga avvia i recuperi
Ex Popolari, primo passo della «bad bank» del Tesoro
Sga ha avviato la macchina del recupero dei 18 miliardi di crediti incagliati ceduti dalle ex Popolari: decine di migliaia di lettere inviate ai clienti debitori.
VICENZA Prima o poi doveva accadere e adesso sappiamo che è accaduto: la Sga, la bad bank del ministero del Tesoro chiamata all’arduo compito di recuperare i crediti «cattivi» lasciati sul campo da Veneto Banca e Popolare di Vicenza, ha messo in moto la grande macchina del recupero.
In questi primi giorni di maggio, decine di migliaia di lettere a firma Marina Natale, amministratore delegato di Sga, hanno raggiunto i vecchi clienti delle ex Popolari nostrane, per informarli che il loro debito ha cambiato padrone: non più la banca in liquidazione coatta amministrativa, che ha ceduto in blocco crediti incagliati e sofferenze, bensì per l’appunto la Sga. La quale, pur non avendo formalmente avviato la pratica di recupero crediti, ad ogni buon conto ha specificato nella lettera il numero di Iban al quale potranno essere indirizzati tutti i pagamenti dovuti dal debitore. Sappiano inoltre gli interessati che, con una successiva comunicazione, verranno loro precisate le modalità operative per la regolarizzazione della loro esposizione, di cui si occuperà un gestore individuato da Sga.
Le dimensioni economiche del problema sono colossali. Si parla infatti di un portafoglio che, tra crediti deteriorati e sofferenze vere e proprie, ammonta a 18 miliardi di euro. Le posizioni interessate sono almeno centomila, tra aziende, società unipersonali e clienti privati da credito al consumo. Un quarto del totale - oltre venticinquemila situazioni debitorie, delle quali 5.800 sono collocate in Veneto - riguarda le imprese: si tratta di 6,2 miliardi di prestiti incagliati nominali (2,4 nella nostra regione), che coinvolgono soprattutto aziende del settore immobiliare e del commercio all’ingrosso.
Sono 254 i casi più sostanziosi, costituiti cioè da imprese con affidamenti superiori ai 3 milioni di euro: da sole «valgono» 2,2 miliardi, cioè il 36% dell’ammontare complessivo. Alla base della piramide di debiti, ci sono le 21 mila Pmi che avevano affidamenti inferiori ai 100 mila euro: sono l’84% del totale per numero, ma pesano appena per il 5% del valore (336 milioni).
Nella sua comunicazione ai debitori, la Sga si è premurata di sottolineare che, secondo quanto è previsto dal Decreto ministeriale che regola la materia, sono esclusi dalla cessione i crediti «derivati da rapporti di finanziamento, a qualunque titolo, funzionalmente collegati alle operazioni di commercializzazione di azioni o obbligazioni subordinate» delle ex Popolari (operazioni «baciate» e dintorni, per capirci). Una distinzione, quest’ultima, immediatamente contestata dai rappresentanti delle associazioni che riuniscono gli ex soci delle Popolari, bellicosamente sensibili a ogni dettaglio della questione: «Ci risulta, al contrario - dichiara Luigi Ugone, presidente di «Noi che credevamo nella Bpvi» - che la Sga abbia mandato la sua lettera di preavviso anche a soggetti che non dovrebbero rientrare nel pacchetto dei crediti ceduti».
Al di là di questo aspetto, che potrebbe essere agevolmente chiarito, la preoccupazione degli ex soci e clienti di Bpvi e Veneto Banca è palpabile: «L’iniziativa presa dalla Sga in preparazione del recupero dei crediti - insiste Ugone - sta lì a dirci che il peggio, per noi, purtroppo deve ancora venire. Se non arriveranno risposte certe e rapide dai procedimenti penali in corso contro gli ex amministratori delle Popolari, e finché lo Stato non metterà sul piatto un Fondo per i rimborsi costruito come si deve e adeguatamente fornito di risorse (adesso sono impegnati a bilancio 100 milioni, 25 all’anno per quattro anni, ndr), qui rischiano di pagare sempre gli stessi. Cioè sempre noi».