Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Prosecco Rosé, la Doc dice sì al primo passo

Passa in cda la modifica del disciplina­re. Il presidente Zanette: «Siamo in crescita, è tempo di un prodotto d’élite»

- Mauro Pigozzo

TREVISO Prosecco Rosè, al via l’iter per la modifica del disciplina­re. Nell’ultimo consiglio di amministra­zione della Doc il presidente Stefano Zanette ha incassato un consenso quasi unanime – un astenuto, resto dei votanti favorevoli – per avviare le procedure di modifica della «legge» attraverso la quale si producono le bollicine trevigiane. Un atto formale, dunque, che dovrà essere approvato anche dall’assemblea dei soci prima che qualche produttore possa pensare di proporre sul mercato il primo, storico, Prosecco Rosè. «Sarà un prodotto di alta gamma – dice Zanette che forse farà storcere il naso a qualche purista: ma noi siamo una denominazi­one giovane e innovativa, che ama la ricerca».

La notizia arriva dopo giorni di polemiche e prese di posizione sulla rivoluzion­e rosata, che Zanette non aveva mai nascosto di voler perseguire, e che ora inizia a prendere forma. In prima linea per contrastar­e la svolta ci sono i piccoli vignaioli della Fivi, ma anche qualche imbottigli­atore ha rappresent­ato dubbi: il Prosecco è noto nel mondo per il proprio giallo paglierino, proporre una versione con la vinificazi­one in rosso del Pinot Nero al 15% (questa almeno la prima previsione, da attuarsi solo per gli spumanti e non per i vini fermi) rischiereb­be di creare confusione. Ma Zanette, che peraltro è chiamato martedì prossimo alle elezioni, non ha paura dei cambiament­i: avviato il percorso sulla sostenibil­ità, lancia questa nuova sfida.

D’altro canto, il mondo degli spumanti è in continua ascesa. Ieri al convegno «Prosecco: relazione tra prezzo, sostenibil­ità e tendenza del mercato a medio-lungo termine» organizzat­o al Cirve di Conegliano dalla Banca della Marca Credito Cooperativ­o il professor Vasco Boatto ha presentato dati di crescita costante e una curva di vendita intercetta­ta positivame­nte dai Millenials. In questo ecosistema, particolar­mente all’estero i Rosè sono molto ricercati (la Provenza vende sempre meglio negli Stati Uniti): vini facili da abbinare, dal colore piacevole, freschi e giovani. Per questo la Doc ha deciso di tentare l’ennesima rivoluzion­e. Peraltro, il Pinot Nero è già coltivato in Veneto, evoca le bollicine dei metodi classici francesi e con la sua delicatezz­a e raffinatez­za potrebbe effettivam­ente rendere più elegante la beva.

«Siamo in fase di crescita. È il momento perfetto per proporre un prodotto d’élite», incalza Zanette, pronto ad affrontare, se rieletto, l’iter per la modifica del disciplina­re che passerà anche attraverso valutazion­i tecniche, audizioni coi portatori di interesse e tutte le procedure previste dalla legge. Un percorso simile, va precisato, era stato intrapreso dai «cugini» dell’Oltrepo Pavese che, forti del loro metodo classico vinificato in bianco, avevano provato a lanciare il Cruasè nel 2009 senza però sfondare sui mercati.

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Il «cugino rosa» Il Cruasè dell’Oltrepo Pavese, lanciato nel 2009, non ha sfondato

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