Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Museo diocesano, 400 visitatori al debutto L’«effetto-restyling» funziona da subito
FELTRE Bagno di pubblico per la «prima» del rinnovato Museo diocesano di Feltre che l’altro ieri ha svelato ufficialmente i suoi tesori. Circa 400 persone hanno osservato rapite le oltre 250 opere conservate nelle 27 sale restaurate con un certosino lavoro ventennale, da ieri ufficialmente aperte al pubblico
La visita al Museo diocesano, allestito nel millenario Palazzo dei Vescovi — conosciuto da sempre dai feltrini come «Vescovado vecchio» — è un viaggio tra Medioevo e Rinascimento, che coesistono armoniosamente nelle opere esposte e nella struttura del palazzo.
Vi sono conservati pezzi di valore inestimabile: dal calice paleocristiano del Diacono Orso (il più antico calice eucaristico dell’Occidente cristiano), al Battesimo di Cristo e alla Madonna con Bambino tra i Santi Brunone e Ugo di Grenoble, opere di Sebastiano Ricci, alla Madonna Assunta e i quattro evangelisti, capolavoro di Andrea Brustolon, il «Michelangelo del legno». Ma il palazzo stesso è un’opera d’arte che vale la pena visitare. Il restauro ha fatto emergere testimonianze che attraversano sei secoli.
Vent’anni fa l’edificio versava in condizioni più che precarie, sono serviti vent’anni di lavori e 7 milioni di euro complessivi (3 milioni li ha messi la Fondazione Cariverona, 1 milione la Regione, 1 milione e 900mila sono fondi europei e il resto proviene dalle casse della diocesi) per ridare una seconda, splendida vita a quello che nacque nel ‘200 come sede dei vescovi di Feltre. Nel 2007 vennero aperte le prime nove sale dell’ala est.
Un clima di festa ha salutato l’inaugurazione ufficiale: sale piene, l’androne d’ingresso straripante di persone, sedie che non sono bastate ad accogliere tutti, sguardi ammirati e trasognanti pronti ad iniziare il viaggio nell’arte e nella storia.
Il via al percorso museale dalle cantine, scavate nella roccia, per poi salire al mezzanino, nella sala neoclassica con il meraviglioso pavimento alla veneziana e le pareti decorate. Al secondo piano, poi, le antiche prigioni, alle quali si accede attraverso una scala dove sono state lasciate a vista le stratificazioni dell’originaria torre duecentesca.