Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I feriti, il calvario «Così rinascono i tessuti bruciati»
PADOVA Continuano ad essere gravissime le condizioni di Sergiu Todita, 39 anni, ricoverato a Cesena, e di Marian Bratu, 43 anni, in un letto del centro grandi ustionati dell’Azienda ospedaliera di Padova diretto dal dottor Bruno Azzena. Per entrambi la prognosi continua ad essere riservata. E, come per tutti i pazienti che hanno subito traumi così estesi, si preannuncia un percorso lungo e pieno di complicazioni in cui saranno seguiti da specialisti. «Quando le ustioni ricoprono più del 60 per cento del corpo è impossibile sciogliere la prognosi prima di tre mesi – spiega Franco Bassetto, docente di Chirurgia plastica all’Università di Padova -. Prima di tutto vengono sottoposti a escarectomia, l’asportazione dei tessuti bruciati che possono facilitare l’insorgere di infezioni. Il corpo viene quindi ricoperto con innesti presi dal paziente stesso, se ha pelle a sufficienza, o dalla banca dei tessuti di Treviso. Tempo una decina di giorni, però, e questi innesti vengono rigettati dal corpo, quindi l’operazione va ripetuta». Ciò che conta, è monitorare gli organi. «Le ustioni coinvolgono i polmoni, che possono collassare per l’insorgere di polmoniti, i reni e alla fine anche il cuore, dal momento che provocano fuoriuscita di liquido. Ma il rischio principale sono le infezioni: il corpo perde la sua barriera, ed è molto esposto. In ogni caso, prima di parlare di ricostruzione passeranno dei mesi di duro lavoro con chirurghi e anestesisti». (a.t.c.)