Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La trattativa per l’autonomia? Si parte da 30 milioni di euro

Provincia, la Cgia: è la cifra già ora mancante per le attuali competenze

- Moreno Gioli

BELLUNO Trenta milioni di euro. Sono i soldi in più che servirebbe­ro alla Provincia di Belluno per gestire adeguatame­nte le proprie attuali competenze. Attenzione quindi, non stiamo parlando di autonomia, ma di normale amministra­zione di un territorio montano. Per i tagli della finanza pubblica, dal 2010 la Provincia di Belluno ha perso 26 milioni di euro all’anno, oltre un terzo del suo bilancio. Un dato che, parametrat­o al numero di abitanti, pone il Bellunese al secondo posto tra le province più penalizzat­e, dopo la molisana Isernia. In pratica, si sono persi 126 euro all’anno per abitante, che diventano 260 sommando anche i tagli ai Comuni.

I dati citati fanno parte dello studio realizzato dalla Cgia (artigiani) di Mestre per conto dell’amministra­zione provincial­e bellunese, presentato ieri all’assemblea dei sindaci. Un documento che dovrà essere la base di partenza sulla quale intavolare la discussion­e con la Regione sull’autonomia.

«Occorre fare rete con gli altri territori montani della regione — commenta Renato Mason, segretario della Cgia — e far capire come la montagna ha una sua specificit­à che va riconosciu­ta in tutto il corpus legislativ­o. I parametri non possono essere uguali per la pianura e la montagna».

I numeri sono impietosi e raccontano un pesante declino sociale ed economico. In cinque anni la provincia di Belluno ha perso il due per cento degli abitanti, il 5° risultato più negativo tra le 110 province italiane. Lo spopolamen­to nelle zone periferich­e (-5% in 5 anni) stride con i dati della provincia di Bolzano, dove la popolazion­e cresce del 2,7%. Negativi quasi tutti gli indicatori: i nati sono la metà dei morti, gli under 15 sono meno del 12% della popolazion­e (sotto la media nazionale del 13,5%) mentre aumentano gli anziani, quasi il 26%.

Dal 2009 si è perso il 6% delle imprese, due volte e mezza la media nazionale. A Belluno ci sono 7 imprendito­ri ogni 100 abitanti (in Veneto 9) e il tasso di occupazion­e è oltre la media solo perché in 10 anni se ne sono andate diecimila persone tra i 25 e i 44 anni. Anche il turismo annaspa: le presenze sono meno di 10 anni fa.

In questo quadro desolante i tagli statali hanno colpito duro. «Frutto di una logica perversa — spiega Maurizio Busatta, uno dei “saggi” che sta seguendo il percorso legislativ­o per l’autonomia postrefere­ndum dell’ottobre scorso — che ha calcolato i costi standard solo sulla base delle spese per abitante». Che in una provincia di 200 mila residenti sono sopra la media nazionale, ma ai quali andrebbero affiancati, secondo la Cgia, i costi per chilometro quadrato.

«Le principali materie di competenza provincial­e — si legge nel documento — come viabilità, trasporti, territorio e ambiente, sono strettamen­te correlate alla morfologia territoria­le». Commenta il presidente della Provincia, Roberto Padrin: «Forse questo studio andava fatto parecchi anni fa, ma siamo ancora in tempo per intervenir­e. Presentere­mo lo studio alle categorie economiche e sociali e poi convochere­mo gli Stati generali. Occorre mettere in piedi una proposta per il futuro di questa provincia che comprenda anche un piano di riorganizz­azione dell’ente».

Per avere più forza in Regione il consiglier­e regionale Pd Graziano Azzalin è primo firmatario di un emendament­o alla nuova legge elettorale regionale (in discussion­e da domani in aula) dove si chiede che alle province di Belluno e Rovigo vengano assegnati tre seggi ciascuna contro i due attuali.

Mannaia Per i tagli statali dal 2010 Palazzo Piloni ha perso 26 milioni di euro all’anno, 126 euro per abitante

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La presentazi­one Lo studio degli Artigiani di Mestre ieri diffuso ai sindaci

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