Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sofiya: ultimi segreti dall’autopsia «Botte, poi l’agonia nel burrone»
Le analisi: la fine della bella interprete più brutale di quanto emerso finora
CORNUDA Brutalmente picchiata, finita con un colpo al collo, gettata in un burrone e lasciata agonizzare. Così è morta Sofiya Melnik, la 43enne ucraina scomparsa il 15 novembre 2017 e ritrovata senza vita, la vigilia di Natale, in fondo a un burrone sul Monte Grappa. È stata anche più terribile di quanto si era inizialmente ipotizzato, la fine della bella interprete dagli occhi verdi.
A confermarlo sono le prime indiscrezioni sugli esiti dell’autopsia effettuata dal dottor Alberto Furlanetto e delle consulenze dell’entomologo Stefano Vanin e del radiologo Giovanni Morana, appena depositate sul tavolo del sostituto procuratore Giulio Caprarola che coordina l’indagine per omicidio. Perché raccontano di un pestaggio subito dalla donna, prima di quel colpo violento e fatale che, sembra ormai accertato, non è stato provocato dalla caduta di una decina di metri lungo il burrone. E di una morte avvenuta a poche ore dalla scomparsa di Sofiya. È questo, infatti, il primo punto certo della perizia: la data della morte fissata il 15 novembre.
Al più tardi nelle prime ore del 16 novembre. Stabilire un orario preciso per i consulenti è stato impossibile, a causa del tempo, oltre un mese, nel quale il suo corpo è rimasto esposto alle intemperie e agli animali. Ma l’analisi di larve e insetti della decomposizione, ha consentito di stabilire che il decesso è stato contestuale alla scomparsa. Un elemento importante per le indagini perché, se Sofiya fosse morta in una data successiva al 26 novembre, quando il compagno Pascal Albanese è stato ritrovato morto suicida (come ha confermato l’autopsia), ci sarebbe stata una clamorosa svolta nelle indagini.
L’unico sospettato per l’omicidio della 43enne, è infatti Albanese, nell’alveo di un giallo che si spiegherebbe con un omicidio suicidio. Per avere la conferma se sia stato lui, fondamentali saranno i risultati degli esami dei Ris sul materiale che la 43enne aveva sotto le unghie. Per ora si sa che il suo assassino ha infierito su di lei picchiandola.
Tante le lesioni riscontrate durante l’autopsia e non compatibili con la caduta. Traumi non letali. A ucciderla è stato quell’ultimo colpo al collo, anche se la morte non è stata immediata. Sofiya è stata ritrovata in posizione fetale, e secondo i periti è in quella posizione che è morta dopo una breve agonia. Ma quando le è stato inferto quel colpo? E dove? Larve e insetti studiati dall’entomologo, sono tipici sia di un ambiente domestico sia del bosco. Ma a conforto della seconda ipotesi, ci sarebbero i risultati del lavoro dei carabinieri del nucleo investigativo che hanno accertato un passaggio della Renault Megane di Sofiya, tra Cornuda e il Grappa il giorno della scomparsa. E che hanno ricostruito l’ultimo avvistamento di Sofiya e Pascal che, quel pomeriggio sono stati visti in una gelateria di Pederobba. Poi il viaggio verso i tornanti del Grappa e, forse, l’ultima violenta lite e la fine della vita di Sofiya.