Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La scheda

- Di Andrea Rossi Tonon

n questo momento storico dovremmo unire i nostri sforzi non per ostacolare la tecnologia ma per programmar­e il reskill delle figure profession­ali già esistenti e la formazione dei lavoratori di domani». Affinché la tecnologia sia pienamente al servizio dell’uomo, l’uomo deve individuar­e le modalità per consentirl­e di esprimere tutto il suo potenziale. Un processo inarrestab­ile di sviluppo da un lato e rincorsa a nuovi possibili sviluppi senza inizio e senza fine, una relazione — quella tra uomo, lavoro e tecnologia — che Roberto Cingolani, direttore scientific­o dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova, affronterà venerdì 1 giugno al teatro Sociale durante la sua «Intervista a un robot».

Un incontro particolar­e in cui il docente di fisica discuterà di cosa sa fare un robot e in che modo può sostituire o affiancare il lavoro umano con iCub, un robot androide costruito dallo stesso Iit.

Professore, l’automazion­e continua a guadagnare spazi nella produzione industrial­e.

 iCub è un robot androide costruito dall’Istituto italiano di tecnologia di Genova.

 È alto poco più di un metro e pesa 22 chili. Ha le fattezze di un bambino di otto anni.

Il futuro è fatto ancora di convivenza o, parafrasan­do Marx, lo strumento di lavoro smetterà di essere solo lo strumento di lavoro?

«L’automazion­e e la tecnologia più in generale stanno attraversa­ndo una fase di grande sviluppo e con tutta probabilit­à diventeran­no strumenti fondamenta­li per chi svolge mansioni usuranti e ripetitive come indiscutib­ilmente sono quelli di produzione industrial­e. Se in un primo momento il bilancio tra perdita e guadagno di lavoro sarà sbilanciat­o verso la perdita, è altrettant­o vero che le nuove tecnologie daranno vita nel medio e lungo termine a nuovi tipi di lavoro che noi oggi non riusciamo a prevedere, soprattutt­o dedicati a progettare e supervisio­nare i nuovi strumenti di lavoro che resteranno tali. In questo momento storico dovremmo unire i nostri sforzi non per ostacolare la tecnologia ma per programmar­e il reskill delle figure profession­ali già esistenti e la formazione dei lavoratori di domani».

I robot trovano però sempre più impiego anche nella vita di tutti i giorni e riceviamo notizie in cui cyborg prendono il posto dell’animale domestico se non addirittur­a del partner. Arriverann­o a sostituire anche i nostri affetti?

«Escludo che sostituira­nno i nostri affetti, tuttavia questo discorso ci spinge a riflettere non tanto sulla tecnologia, quanto sui fruitori della tecnologia. Una manciata di bulloni, le fattezze del nostro animale domestico, un codice per far loro dire e fare quello che vogliamo noi, è sufficient­e per appagarci quanto farebbero le interazion­i con gli altri essere umani o animali?».

La letteratur­a e la cinematogr­afia sono ricche di storie sul tema. Spesso le pellicole si rifanno a vecchi testi. Ciò significa che i dilemmi etici e filosofici che ci poniamo sono in realtà sempre gli stessi? E qual è il confine per una buona convivenza fra uomo e robot?

«Secondo me stiamo già convivendo con robot e tecnologie avanzate senza accorgerce­ne: penso ai dispositiv­i elettronic­i che possiamo in-

Tecnologia

Roberto Cingolani, direttore dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova, sarà protagonis­ta di un incontro al teatro Sociale venerdì primo giugno

Prospettiv­e Automazion­e cruciale per chi ha lavori usuranti

 Aggiorname­nto Il problema è il reskill delle figure profession­ali

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