Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Ora Izzo ci dica dove è stata sepolta mia cugina Rossella sparita 43 anni fa»
La confessione del mostro del Circeo riapre una ferita del passato. Pavone: «Pareva sincero»
BELLUNO «Se l’è presa il diavolo», dicono gli anziani indicando il bosco dal quale, oltre quarant’anni fa, sparì Rossella Corazzin. Aveva 17 anni e, si racconta, stava leggendo «I passi perduti» dello scrittore cubano Alejo Carpentier. La pista satanica fu effettivamente presa in seria considerazione dagli investigatori di Belluno che, a più riprese, hanno indagato sulla scomparsa della studentessa di Pordenone che in quei giorni del 1975 stava trascorrendo le vacanze estive a Tai di Cadore.
La cercarono ovunque, nei boschi, nei casolari abbandonati dove si racconta avvenissero strani riti. Ma non ci fu nulla da fare: Rossella era svanita. Ora si scopre che forse gli anziani non sbagliano di molto. Il diavolo che se l’è portata via per sempre, avrebbe i volti di un gruppetto di uomini legati all’ambiente della piccola criminalità e dell’estrema destra romana, tra i quali spicca Angelo Izzo, il «mostro del Circeo». Giovedì il procuratore di Belluno, Paolo Luca, ha trasmesso ai colleghi di Perugia gli atti relativi a un interrogatorio reso ai pm di Roma nel 2016 proprio da Izzo, che sta scontando l’ergastolo nel carcere di Velletri. L’uomo che nel settembre del 1975 con i complici Gianni Guido e Andrea Ghira seviziò due ragazze nell’hinterland di Latina, ora sostiene che il mese precedente al massacro partecipò alle violenze su un’altra giovane, stavolta rapita a Belluno e poi uccisa sul lago Trasimeno. «Izzo non ha fatto il nome di Rossella Corazzin ma ha dato dei riferimenti sulla vicenda del rapimento, con la data del fatto, tali da far ritenere che si trattasse di lei», spiega Luca.
La procura di Perugia attende di ricevere questa nuova testimonianza ma avverte di aver già ricevuto indicazioni simili un anno fa e di aver arun chiviato l’indagine perché le presunte rivelazioni del mostro del Circeo non trovarono alcun riscontro. E anche il procuratore di Belluno invita alla cautela: «Izzo in questi anni ha detto tante cose, molte delle quali si sono rivelate inesatte». Ma se negli atti trasmessi da Roma le ricostruzioni appaiono vaghe, ben più dettagliata fu la versione che, sempre nel 2016, Izzo diede direttamente all’allora procuratore Francesco Saverio Pavone. Fu interrogato due volte, ad agosto e a dicembre. Izzo spiegò che nell’estate del 1975 gruppetto di amici romani, tra i quali Ghira, era diretto a Cortina. Si fermarono a Tai e lì, per caso, avrebbero incontrato Rossella Corazzin. «Da quanto aveva saputo, la caricarono in auto e la portarono via», ricorda Pavone. La portarono in un casolare a Riccione e poi in una villa nella zona del lago di Trasimeno. Izzo spiegò di non aver partecipato direttamente al sequestro e di avere un alibi: «Mi trovavo a Positano». Ma raggiunse gli altri nell’abitazione nella quale la diciassettenne sarebbe stata tenuta prigioniera per
settimane. «Sostenne che le fecero una specie di rito satanico», spiega Pavone. Abusarono di lei per giorni, e poi la uccisero. Ma su quest’ultimo punto, il mostro del Circeo non ha saputo fornire indicazioni precise perché, ha spiegato, non partecipò direttamente all’omicidio. Pavone delegò la Dia di Padova a svolgere degli accertamenti. «Izzo mi parve sincero ed effettivamente trovammo alcuni riscontri alla sua versione: sapeva dei dettagli che poteva aver appreso solo da chi aveva direttamente partecipato a quei fatti», ricorda l’ex magistrato. Il tutto fu trasmesso a Perugia, visto che l’unico reato non prescritto era l’omicidio avvenuto sulle rive del lago umbro. Ma la procura archiviò tutto, nella convinzione che Izzo stesse mentendo. Ora emergono le nuove dichiarazioni, raccolte stavolta dai pm romani.
«Fu una vicenda terribile racconta Enzo Enrico Corazzin, il cugino della ragazza scomparsa - ricordo che partecipai anch’io alle ricerche nei boschi del Cadore. La mamma e il papà di Rossella sono morti senza mai aver perso la speranza di riabbracciarla. Se Izzo dice la verità, ora ci aiuti a ritrovare il corpo».
Il cugino La mamma e il papà di Rossella sono morti senza mai aver perso la speranza di riabbracciarla Se Izzo dice la verità ora ci aiuti a trovare il suo corpo