Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Lafert ai giapponesi Il gioiello dei motori ceduto per 172 milioni
VENEZIA Lafert passa in mani giapponesi con un maxi-accordo da 172 milioni. È già l’acquisizione di maggior valore a Nordest quest’anno, l’operazione firmata ieri che ha trasferito il 100% del gioiello dei motori elettrici di San Donà di Piave al colosso giapponese Sumitomo Heavy Industries, società del settore quotata a Tokio con ricavi 2017 per 6 miliardi di euro, ma parte di una conglomerata di 33 società che vanno dalla chimica all’acciaio, dalla finanza alle assicurazioni, fino alle auto Mazda.
Dimensioni nemmeno lontanamente paragonabili con l’azienda veneziana che ha totalizzato 150 milioni di ricavi nel 2017, + 9%, in aumento nel primo trimestre 2018 del 17% sul pari periodo 2017 e un utile netto - secondo i dati comunicati dai giapponesi - di 6,7 milioni lo scorso anno. I giapponesi l’hanno voluta però a tutti i costi, Lafert, mettendo sul tavolo un’offerta di 172 milioni (166, più 6 milioni subordinati ai risultati finanziari 2019 o 2020) per l’intero capitale dell’azienda e delle due finanziarie 9Fin e 3Fin che custodivano le azioni delle famiglie Trevisiol e Novello, pari ad una valutazione di 12 volte l’Ebitda, quando i multipli di riferimento del settore viaggiano tra 7 ed 8 volte. Vista dai giapponesi, soprattutto due gli elementi decisivi: da un lato la possibilità di trovare a San Donà una società ideale per trasformarla nella base europea, finora mancante; dall’altro la capacità di Lafert di personalizzare i motori elettrici fino a piccoli lotti e l’alta tecnologia espressa, che permetterà di ampliare la gamma dei prodotti, e che ha già permesso all’azienda veneta di entrare ad esempio con i motori elettrici per le pale eoliche in Giappone e in California, due mercati molto selettivi per tecnologia. L’acquisizione di Lafert è vista come parte della strategia Sumitomo di far salire la divisione Power
Transmission a 1,5 miliardi di ricavi, portandoli già nel 2018 a 1.015 grazie anche a ricavi previsti di Lafert per 115 milioni nei nove mesi che verranno consolidati, per salire poi a 1.053 nel 2019, quando il fatturato di Lafert è previsto a 169 milioni.
Vista invece dalla parte delle famiglie Trevisiol, Novello e Striuli, l’offerta di Sumitomo, che ha battuto altri pretendenti esteri chiudendo una trattativa iniziata a fine 2017 dopo un primo percorso di vendita non andato a buon fine nel recente passato, era la più rispondente al desiderio di dare una prospettiva di continuità e crescita per la spa veneta: dopo l’acquisizione, il valore totale della produzione dei motori elettrici di Sumitomo salirà da 150 a 250 milioni di euro, con l’obiettivo di salire a 400 milioni, con un piano di investimenti e di rafforzamento degli organici rispetto agli attuali 796 dipendenti. Lafert si trasformerà nell’immediato nella base europea dei motori elettrici di Sumitomo e concentrerà le lavorazioni e la sede del centro di ricerca e sviluppo e di ingegneria dei motori realizzati in Italia, Slovenia e Cina. Secondo la scaletta dettata dai giapponesi, dopo la firma ieri dell’accordo di vendita il closing è previsto a fine giugno, mentre tra luglio e dicembre sarà realizzata l’integrazione. Gli esponenti della vecchia proprietà resteranno per altri tre anni. Gli advisor di Lafert sono stati per la parte legale lo studio Barel, Malvestio e associati di Treviso, per quella finanziaria Scouting, per quella fiscale lo studio Consimp di Treviso.