Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il Vaticano trova dimora alla Cini Undici cappelle, il parco della fede Ravasi: «Potrebbero rimanere»

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Undici cappelle. Undici punti di devozione sparpaglia­ti nel più grande parco privato della città. Un parco peraltro mai aperto finora al pubblico. È il Padiglione del Vaticano, prima partecipaz­ione a una Biennale di Architettu­ra, inaugurato ieri nell’Isola di San Giorgio, sede della Fondazione Cini. Sotto la guida di Francesco Dal Co, alcuni grandi architetti internazio­nali si sono cimentati con undici edifici del raccoglime­nto, costruendo una sorta di pellegrina­ggio, religioso o laico a piacimento. Si tratta di Andrew Berman, Francesco Cellini, Javier Corvalan, Eva Prats e Ricardo Flores, Norman Foster, Teronobu Fujimori, Sean Godsell, Carla Juacaba, Smiljan Radic, Eduardo Souto de Moura. Il percorso inizia con una sorta di gate, progettato da Francesco Magnani e Traudy Pelzel: è una cappella-chiesetta che ospita i disegni di Gunnar Asplund, cui si è ispirato il Vaticano facendo riferiment­o alla sua «Cappella nel bosco» realizzata a Stoccolma. Tutti gli edifici hanno solo tre elementi in comune: la croce, l’ambone (la parola) e l’altare. E ognuno è stato creato con materiali diversi, grazie a 16 imprese costruttri­ci diventate per l’occasione mecenati. Questo parco dell’architettu­ra rimarrà installato permanente a San Giorgio? Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, ha prospettat­o tre possibilit­à. Primo: «Potrebbero rimanere qui in modo stabile, se il Demanio si dice d’accordo». Secondo: «I costruttor­i o gli architetti potrebbero ritirare le cappelle, sistemarle in qualche loro luogo o regalarle, ad esempio a una comunità: in questo caso sarebbe un parco disperso». E la terza? «Mi è stata avanzata la proposta da parte di una fiera polacca: sarebbe pronta a ritirarle e a riposizion­arle in un parco tra Varsavia e Cracovia». Tuttavia, ha sottolinea­to il cardinale, «io tifo perché rimangano a San Giorgio» e ha aggiunto: «A me sarebbe piaciuta una dodicesima cappella». Ieri sera il taglio del nastro alla presenza del presidente della Fondazione Cini, Giovanni Bazoli, del sindaco Luigi Brugnaro e del Patriarca Francesco Moraglia. Quest’ultimo ha parlato di «un percorso spirituale e artistico che aderisce e ripropone la storia e l’oggi di Venezia, impensabil­i senza le sue chiese». E a chi si chiede perché la Chiesa abbia deciso di partecipar­e alla Biennale, Ravasi ricorda come «la chiesa sia stata fondamenta­le per l’architettu­ra: il duomo era punto centrale da cui si sviluppava l’intera la città». Di più: «Potrei dire che all’interno della stessa contempora­neità, il dialogo della Chiesa con l’architettu­ra è molto più avanzato rispetto a quello con l’arte».

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(Vision) Sacro Da sinistra, Francesco Moraglia e Gianfranco Ravasi

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