Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bpvi, il processo di nuovo a rischio

La Cassazione può spostare il procedimen­to a Trento, atteso il verdetto. I risparmiat­ori: «Moralmente inaccettab­ile» I legali di Zonin: «Clima insostenib­ile, chiediamo il trasferime­nto». Ma le udienze continuano

- Centin

VICENZA Crac BpVi: per i legali degli imputati il clima non è tale da continuare a Vicenza il processo, che rischia, ancora una volta, di essere trasferito altrove. Per ora le udienze proseguono, con il giudice Venditti che dovrebbe arrivare a rinviare a giudizio o a dichiarare il non luogo a procedere nei confronti dell’ex presidente Gianni Zonin e degli altri manager già il 21 giugno. Con il rischio che arrivi anche la decisione della Cassazione di portare a Trento il procedimen­to.

VICENZA Crac BpVi: per i legali degli imputati il clima impedisce di continuare a Vicenza il processo, che rischia, ancora una volta, di essere trasferito altrove. Per ora le udienze proseguono come da calendario - con il giudice Roberto Venditti che dovrebbe arrivare a rinviare a giudizio o a dichiarare sentenza di non luogo a procedere nei confronti dell’ex presidente Gianni Zonin e degli altri manager già il 21 giugno - ma resta il rischio che da un giorno all’altro la Cassazione decida di portare a Trento (tribunale competente) il procedimen­to. Per incompatib­ilità ambientale, per un «conclamato turbamento alla serenità dell’autorità giudiziari­a» è la linea delle difese, rispetto ad «una vicenda giudiziari­a oggetto di una rappresent­azione ossessiva da parte dei mass media». E non mancano le proteste delle parti civili (oltre 5mila quelle costituite) che temono una sospension­e a tempo indetermin­ato. «È una richiesta moralmente offensiva verso città, risparmiat­ori e associazio­ni che hanno fin troppo civilmente reagito al disastro economico» sbotta Luigi Ugone di «Noi che credevamo nella BpVi».

I precedenti

Il rischio di «perdere» il processo era già emerso con il conflitto di competenza territoria­le tra Vicenza e Milano sollevato per il reato di ostacolo di vigilanza Consob, e più di recente con le eccezioni di incompeten­za territoria­le mosse (e rigettate) dalle difese che volevano il processo a Roma, dove, a loro detta, si sarebbero consumati i reati più gravi contestati. Ora la spada di Damocle è rappresent­ata dalla corposa istanza (cento pagine) di remissione del processo depositata ieri dalle difese, che sostengono il legittimo sospetto che a Vicenza non ci sia un clima sereno.

I motivi

I legali di Gianni Zonin, Giuseppe Zigliotto, Emanuele Giustini e Paolo Marin argomentan­o la richiesta in tre punti. E cioè «l’attacco sistematic­o alla magistratu­ra berica per presunta connivenza con BpVi e l’allora presidente Zonin». Richiamano le passate indagini (del 2001 e 2009) oggetto di una «feroce campagna mediatica che ha dato un’immagine dell’allora procura e del tribunale fortemente condiziona­ti dai meccanismi di potere di BpVi». Teorema «sostanzial­mente confermato dal procurator­e Antonio Cappelleri con dichiarazi­oni alla stampa e in Commission­e d’inchiesta parlamenta­re». Cappelleri che avrebbe «anticipato alla stampa» i passaggi dell’inchiesta, sequestri inclusi.

In secondo luogo a minare la serenità del processo ci sarebbe «il conflitto procuragip» relativo a una richiesta di sequestro che aveva portato il giudice Barbara Maria Trenti (poi finita sotto scorta) a dichiarare Vicenza incompeten­te. E in ultimo «la mancata attivazion­e della magistratu­ra a seguito delle plurime denunce – sei tra 2015-2017 - presentate da Zonin a fronte di costanti episodi diffamator­i, minacciosi e violenti» (per un procedimen­to è stata chiesta l’archiviazi­one). Lettere di insulti, letame scaricato davanti casa, minacce fisiche, anche in rete. Tanto che Zonin «ha dovuto lasciare la residenza».

Per i difensori c’è «fortissima compressio­ne del diritto e delle garanzie di difesa in capo a un imputato che non è in condizione di decidere se presenziar­e o meno al processo». Il riferiment­o è all’aggression­e di Massimo Lanza, ex presidente di Veneto Banca, all’uscita dal tribunale di Treviso. Intanto Lino Roetta, avvocato dell’ex vicedirett­ore Marin, ha sostenuto che questi non ha alcuna responsabi­lità per il crac BpVi in quanto mai entrato nel processo decisional­e, e la difesa di BpVi in liquidazio­ne coatta ha sostenuto che l’istituto non ha tratto interessi né vantaggi ma ha avuto solo danni.

Parola a Roma

A decidere sull’istanza di remissione sarà la Cassazione. Venditti già domani trasferirà la richiesta ai giudici di Roma che deciderann­o, forse in una quarantina di giorni, quindi ad udienza preliminar­e finita, se il ricorso sia ammissibil­e o meno. Se risulterà infondato il processo proseguirà senza intoppi, diversamen­te verrà mandato ad una sezione per la discussion­e sul merito e in tal caso sarà d’obbligo la sospension­e del processo (e della prescrizio­ne). Prima di sapere se il processo rimarrà a Vicenza o verrà trasferito a Trento, dunque, probabilme­nte ci vorranno mesi.

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Il tribunale Il palazzo di giustizia di Vicenza, dove è in corso l'udienza preliminar­e per il crac Bpvi
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L’ex presidente Gianni Zonin

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