Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Tre ministri veneti nella lista Da Zaia frecciata al Quirinale

Fontana, Lazzarini e Fraccaro favoriti per Affari regionali, Famiglia e Rapporti col parlamento

- Corazza, Bertasi

VENEZIA Sono due i ministri veneti nella lista che la Lega ha consegnato al premier incari- cato Conte: il nome sicuro è Lorenzo Fontana (Famiglia o Affari Regionali). Il terzo ministro veneto potrebbe essere Riccardo Fraccaro di M5s ai Rapporti col Parlamento. Zaia in pressing sul Quirinale.

VENEZIA Sono due i ministri veneti nella lista consegnata ieri dalla Lega al primo ministro incaricato Giuseppe Conte. Lo stato maggiore del Carroccio, riunitosi ieri a Milano, ha sostanzial­mente confermato le caselle di sua competenza per l’esecutivo con il Movimento Cinque Stelle, compreso il nome di Paolo Savona all’Economia, quello che rischia di far saltare il banco per l’opposizion­e del Quirinale. È una squadra di governo, quella che sta per nascere, che presenta quindi una pesante ipoteca. Matteo Salvini ha confermato ai suoi, ieri, che non ci sarà alcun passo indietro, nessuna concession­e al presidente della Repubblica che, per Palazzo Koch, vorrebbe un nome non ostile a Bruxelles e a Berlino. Costi quel che costi.

Nel disegno del leader leghista, i dicasteri di competenza del Veneto sono quello degli Affari Regionali, chiamato a gestire la partita dell’autonomia, e quello della Famiglia. Il nome sicuro è quello di Lorenzo Fontana, vicesindac­o di Verona e due volte europarlam­entare, che in questo avvio di legislatur­a ha

Al governo

Il leghista Lorenzo Fontana, due volte europarlam­entare, è probabile che diventi ministro della Famiglia già l’incarico di vice presidente della Camera. È un fedelissim­o di Salvini e uno dei suoi vice in segreteria federale. È probabile che finisca alla Famiglia, ministero chiave per una parte importante del programma leghista, quello del sostegno alla natalità, tema a cui Fontana ha dedicato un saggio scritto a quattro mani con Ettore Gotti Tedeschi. Ma dipenderà dal secondo profilo che individuer­à Salvini, che sta facendo scouting tra le parlamenta­ri venete elette. Fino ad ora, si è parlato di Arianna Lazzarini, sindaca di Pozzonovo e già assessore a Padova, ma la rosa delle candidate potrebbe essere più ampia. Se spuntasse una figura particolar­mente convincent­e per la Famiglia, Fontana sarebbe dirottato agli Affari Regionali. La squadra veneta potrebbe essere completata da Riccardo Fraccaro, deputato dei Cinque Stelle originario del Trevigiano ma da tempo trapiantat­o a Trento, dove è anche stato eletto: per lui si parla dei Rapporti con il Parlamento.

Benché la lista sia reale, il governo è, al momento, assolutame­nte virtuale, in attesa di sapere come si comporterà il Quirinale. Il fallimento dell’esperiment­o è da tenere in conto, così come un ritorno anticipato al voto, magari già a settembre. «Tornare alle urne? Sarebbe imbarazzan­te», ha detto ieri il presidente del Veneto Luca Zaia, che sollecita il Quirinale: «Il capo dello Stato chiuda velocement­e la partita del governo, pensare di andare a votare dopo tutto questo lavoro sarebbe appunto imbarazzan­te». Di contro, Zaia promuove l’operato di Matteo Salvini («Difende gli interessi di chi ci ha scelto») e condanna chi, da quando Lega e M5s lavorano «per dare una maggioranz­a concreta nei due rami del Parlamento», si prodiga in critiche. «Tutto il dibattito dice che qualcuno sta decidendo al posto del popolo», ha detto, ieri a margine della cerimonia di premiazion­e della Biennale architettu­ra a Venezia. «Non capisco per quale motivo stiamo ancora attendendo, il popolo ha votato ha continuato - e vuole un governo stabile». Zaia non accetta nemmeno le polemiche contro Paolo Savona. «Il banco di prova per il governo saranno i fatti per cui cassare a priori lo trovo ingiusto - ha precisato - Rispetto a Savona penso che il suo curriculum sia illuminant­e». A Venezia, però, il suo nome ha fatto salire molti sulle barricate: tra il 2001 e il 2005 Savona è stato il presidente del Consorzio Venezia Nuova, l’associazio­ne di imprese del Mose. «È un’opera che ha quasi fatto tutto il guado ma non è ancora conclusa - ha continuato - cercheremo di confrontar­ci su tutto, i singoli dicano quello che vogliono, vedremo quali saranno le azioni di governo».

«Zaia dice che il Quirinale deve piegarsi alla volontà del popolo - commenta il capogruppo del Partito democratic­o in Regione Stefano Fracasso - ma forse dovrebbe chiedersi se il loro tira e molla di questi due mesi, che tra l’altro ha riportato lo spread in alto, è stata una buona cosa per quel popolo e per le imprese, a partire da quelle venete, i cui mercati di riferiment­o sono in Europa, Germania in primis, non certo in Russia».

 Zaia Tutto il dibattito dice che qualcuno sta decidendo al posto del popolo

L’ipoteca

La lista è reale ma il governo resta virtuale: il caso Savona non è ancora risolto

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