Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Deroma, battaglia sull’aggiudicazione Masello: «Gioiello regalato ai tedeschi»
VICENZA Ma vincono sempre i tedeschi? La divisione vasi della Deroma di Malo, storico marchio vicentino conosciuto in tutto il mondo, dopo tre anni di amministrazione straordinaria è stata assegnata al binomio germanico formato dall’industria Scheurich (vasi in ceramica e plastica) e dal fondo di investimento Bavaria. L’offerta tedesca è stata ritenuta vincente dal commissario governativo, Marco Cappelletto, che l’ha giudicata preferibile a quelle presentate da un altro operatore straniero, il fondo norvegese Njord (che pure, sotto l’aspetto strettamene economico, aveva fatto la proposta più alta con 10,2 milioni di euro) e da una cordata di imprenditori locali, guidata da Franco Masello della Teraplast di Castelgomberto e sostenuta ufficialmente dalla finanziaria regionale Veneto Sviluppo. Non sfugga la circostanza che Masello, della Deroma, era stato il fondatore nel 1975 e che aveva con sé, nella cordata tricolore, buona parte dell’attuale management dell’azienda di Malo, pronto a metterci 500 mila euro di tasca propria. Anche le maestranze (182 dipendenti) avevano espresso una preferenza per il ritorno al comando dell’originario numero uno.
Partita chiusa? Non è detto. I legali del fondo Njord hanno annunciato ricorso al Tar contro l’assegnazione. E anche il pool di imprenditori vicentini, pur senza imboccare la via giudiziaria, ha deciso di non rimanere inerte di fronte alla decisione dell’avvocato Cappelletto. Ciò che non torna, a entrambi gli sconfitti, è il criterio utilizzato dal commissario per attribuire i 30 punti legati alla valutazione dei piani industriali dei tre concorrenti. Masello ha riunito in assemblea la sua compagine e ne è uscito con questa determinazione: «Chiederemo l’accesso agli atti del commissario - spiega l’imprenditore - per comprendere quale sia stato il punteggio attribuito ai tre piani industriali e quali siano state le differenze che ha riscontrato. Su questo aspetto, sicuramente determinante nella decisione finale, dal commissario non ci è stato detto nulla». Sembra evidente, da parte norvegese cosi come sulla sponda vicentina, la speranza che l’asta per Deroma si possa ancora riaprire a ulteriori rilanci. Circostanza che, per inciso, andrebbe pure a tutto vantaggio della gestione commissariale.
Sotto il profilo economico, l’offerta della cordata locale aveva il limite di essere sensibilmente inferiore alle altre. «È vero - conferma Masello -, la nostra proposta era di 7 milioni ma per un motivo ben preciso: io conosco l’azienda dall’interno, ho visitato uno per uno tutti gli stabilimenti (oltre a Malo, ce ne sono in Usa, Spagna e Francia, ndr) e ho verificato lo stato d’invecchiamento dei fabbricati e dei macchinari: serviranno corposi investimenti per ammodernarli. Inoltre, noi avremmo garantito il mantenimento di tutti i dipendenti (al pari delle altre offerte, ndr) oltre a 40 nuove assunzioni nell’arco di due anni». In ogni caso - lasciano intendere i concorrenti vicentini -, se fossero state rese note le valutazioni del commissario sui diversi piani industriali, l’offerta economica avrebbe potuto essere rettificata di conseguenza.
Rimane, di fondo, un’amarezza per l’ennesimo «esproprio» ai danni della manifattura italiana e veneta: «Ciò che m’infastidisce di più sottolinea Masello - è che, ancora una volta, abbiamo regalato un gioiello dell’industria italiana ai tedeschi. E si sappia che io stesso, per creare una cordata vincente, nei mesi scorsi ero andato a proporre a Schuerich di allearci e fare un’offerta insieme. La risposta è stata: non ci interessa investire nella Deroma. Questo è il livello di affidabilità di certi imprenditori».