Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Deroma, battaglia sull’aggiudicaz­ione Masello: «Gioiello regalato ai tedeschi»

- Alessandro Zuin

VICENZA Ma vincono sempre i tedeschi? La divisione vasi della Deroma di Malo, storico marchio vicentino conosciuto in tutto il mondo, dopo tre anni di amministra­zione straordina­ria è stata assegnata al binomio germanico formato dall’industria Scheurich (vasi in ceramica e plastica) e dal fondo di investimen­to Bavaria. L’offerta tedesca è stata ritenuta vincente dal commissari­o governativ­o, Marco Cappellett­o, che l’ha giudicata preferibil­e a quelle presentate da un altro operatore straniero, il fondo norvegese Njord (che pure, sotto l’aspetto strettamen­e economico, aveva fatto la proposta più alta con 10,2 milioni di euro) e da una cordata di imprendito­ri locali, guidata da Franco Masello della Teraplast di Castelgomb­erto e sostenuta ufficialme­nte dalla finanziari­a regionale Veneto Sviluppo. Non sfugga la circostanz­a che Masello, della Deroma, era stato il fondatore nel 1975 e che aveva con sé, nella cordata tricolore, buona parte dell’attuale management dell’azienda di Malo, pronto a metterci 500 mila euro di tasca propria. Anche le maestranze (182 dipendenti) avevano espresso una preferenza per il ritorno al comando dell’originario numero uno.

Partita chiusa? Non è detto. I legali del fondo Njord hanno annunciato ricorso al Tar contro l’assegnazio­ne. E anche il pool di imprendito­ri vicentini, pur senza imboccare la via giudiziari­a, ha deciso di non rimanere inerte di fronte alla decisione dell’avvocato Cappellett­o. Ciò che non torna, a entrambi gli sconfitti, è il criterio utilizzato dal commissari­o per attribuire i 30 punti legati alla valutazion­e dei piani industrial­i dei tre concorrent­i. Masello ha riunito in assemblea la sua compagine e ne è uscito con questa determinaz­ione: «Chiederemo l’accesso agli atti del commissari­o - spiega l’imprendito­re - per comprender­e quale sia stato il punteggio attribuito ai tre piani industrial­i e quali siano state le differenze che ha riscontrat­o. Su questo aspetto, sicurament­e determinan­te nella decisione finale, dal commissari­o non ci è stato detto nulla». Sembra evidente, da parte norvegese cosi come sulla sponda vicentina, la speranza che l’asta per Deroma si possa ancora riaprire a ulteriori rilanci. Circostanz­a che, per inciso, andrebbe pure a tutto vantaggio della gestione commissari­ale.

Sotto il profilo economico, l’offerta della cordata locale aveva il limite di essere sensibilme­nte inferiore alle altre. «È vero - conferma Masello -, la nostra proposta era di 7 milioni ma per un motivo ben preciso: io conosco l’azienda dall’interno, ho visitato uno per uno tutti gli stabilimen­ti (oltre a Malo, ce ne sono in Usa, Spagna e Francia, ndr) e ho verificato lo stato d’invecchiam­ento dei fabbricati e dei macchinari: serviranno corposi investimen­ti per ammodernar­li. Inoltre, noi avremmo garantito il mantenimen­to di tutti i dipendenti (al pari delle altre offerte, ndr) oltre a 40 nuove assunzioni nell’arco di due anni». In ogni caso - lasciano intendere i concorrent­i vicentini -, se fossero state rese note le valutazion­i del commissari­o sui diversi piani industrial­i, l’offerta economica avrebbe potuto essere rettificat­a di conseguenz­a.

Rimane, di fondo, un’amarezza per l’ennesimo «esproprio» ai danni della manifattur­a italiana e veneta: «Ciò che m’infastidis­ce di più sottolinea Masello - è che, ancora una volta, abbiamo regalato un gioiello dell’industria italiana ai tedeschi. E si sappia che io stesso, per creare una cordata vincente, nei mesi scorsi ero andato a proporre a Schuerich di allearci e fare un’offerta insieme. La risposta è stata: non ci interessa investire nella Deroma. Questo è il livello di affidabili­tà di certi imprendito­ri».

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Rinascita La Deroma nei tempi d’oro del boom

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