Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Linea verde del pallone Samuele, Luca e gli altri «Ecco i top di domani»

- di Dimitri Canello

ABANO TERME (PADOVA) Non ci sono Juventus, Milan e Inter, ma c’è il Chievo che primeggia, c’è Lionello Manfredoni­a che osserva il figlio Matteo mentre si fa spazio nel Genoa, ci sono agenti e procurator­i in agguato per pescare i campioncin­i del futuro, mamme che sognano e famiglie che tifano. E c’è una Top 11, che mette in vetrina tutti i talenti passati per il Torneo Internazio­nale giovanile di Abano Terme e che a scorrerla mette i brividi: Sepe in porta, Florenzi, Tonelli, Ariaudo e Ricardo Rodriguez in difesa, De Rossi, Montolivo e Bertolacci a centrocamp­o, Borini, Lacazette e Gabbiadini in attacco. Insomma, i campioni che ci sono già osservano quelli che crescono e che muovono i primi passi: «Bisogna lasciarli crescere in pace – spiega il procurator­e Stefano Barattin – non è nemmeno giusto fare troppi nomi a questa età. Il bello se sarà verrà più avanti. I più forti? Se devo spendere qualche nome dico Accornero e Palella del Genoa, Jarre del Torino, Vignato del Chievo, Stabile del Napoli».

Sulle tribunette si scorge pure Lionello Manfredoni­a, ex responsabi­le del settore giovanile del Brescia, storico difensore di Roma e Lazio e accorso nella città termale per vedere il figlio Matteo, centrocamp­ista che sgomita nel Genoa «prestato» dal Vicenza: «Sta crescendo – sorride Manfredoni­a – deve divertirsi e basta, più avanti poi si vedrà. In questi tornei si vede già la differenza di mentalità che c’è fra le squadre italiane e quelle estere. In molti top club europei c’è un lavoro che parte da lontano, che accompagna i talenti in prima squadra. Il Porto gioca palla a terra, lo Schalke 04 e le squadre del Nord Europa sono molto fisiche, il Chelsea ha grande qualità. Insomma, l’impronta la si dà quando i ragazzi sono ancora alle prime armi».

L’assenza di Juventus, Inter e Milan viene spiegata così da Gianni Meggiolaro, cervello e braccio armato del Torneo: «Erano impegnate già in altri tornei – chiarisce – ma vedrete che torneranno qui. Ci sono state molte difficoltà a tenere in piedi questa kermesse, che ha rischiato seriamente di sparire. Abbiamo rilanciato il torneo puntando su tutte le squadre della massima serie dei propri paesi, come Chelsea, Sparta Praga, Porto per un totale di 400 bambini coinvolti con le rispettive famiglie. Ci sono i giapponesi del Kawasaki Frontale, c’era una squadra cinese che ha spinto tantissimo per far parte delle iscritte fino all’ultimo. Ma ormai le scelte le avevamo fatte».

Passa l’allenatore del Genoa Davide Brunello e picchia duro: «L’unico spirito possibile di questo torneo – taglia corto – è farli divertire, siamo qui solo per questo. Non è obbligator­io sottostare all’establishm­ent culturale del pallone». Colpisce molto il Nordsjaell­and, squadra danese che quest’anno farà l’Europa League. Prima della partita i ragazzi si riuniscono a centrocamp­o e urlano come se andassero in battaglia. Piccoli vichinghi crescono, tre dei quali sono passati in sei anni da questo Trofeo alla prima squadra: «Non voglio esagerare – spiega il responsabi­le del settore giovanile Marino Santi, padovano ed ex giornalist­a – ma la filosofia che cerchiamo di impartire è quella del modello Barcellona. La prima squadra è arrivata terza e farà l’Europa League, abbiamo eliminato il Copenaghen e insistiamo su questa strada».

Ecco l’allenatore del Chievo, Nicola Lonzar. Gli chiediamo di Samuele Vignato, classe 2004, che tutti definiscon­o uno dei top del futuro: «Non diteglielo, altrimenti si monta la testa – sorride – ne deve fare ancora di strada... Il bello di questo torneo è conoscere nuove culture, il bello è vedere ragazzi che fanno strada. Quest’anno abbiamo lanciato in prima squadra Fabio Depaoli, già nel giro dell’Under 21». Se son rose...

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(Bergamasch­i) Promesse Due ragazzi di Chievo e Porto, di fronte al torneo di Abano

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