Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I giudici dicono stop La Melegatti è fallita
Ieri la decisione del tribunale di Verona, l’ira dei sindacati. Zaia: «Mantenere la produttività»
VERONA Il Tribunale di Verona ha dichiarato il fallimento della Melegatti, storica azienda produttrice del pandoro, e della controllata «Nuova Marelli». Si chiude così la tormentata vicenda del marchio dolciario di San Giovanni Lupatoto. I dipendenti dell’azienda, tra diretti e stagionali, sono 350.
VERONA Per Melegatti la speranza è finita. È durata sei mesi: il tempo di presentare, senza rispettarne i termini, domanda di concordato. Molto di più, 124 anni, era durata la storia dell’azienda. Ieri sono terminate entrambe.
I giudici del tribunale di Verona nel pomeriggio hanno emesso sentenza di fallimento per la storica ditta dolciaria e così la società fondata nel 1894 dal pasticcere Domenico Melegatti vedrà apporre i sigilli dei curatori fallimentari. Non è stato sufficiente essere l’azienda che ha inventato il pandoro, e un po’ il Natale degli italiani, nè essere stata in grado di superare due guerre mondiali e quelle, molto più lunghe e provanti, tra soci. Troppo alta la montagna di debiti accumulata in questi anni, troppe le incertezze nella gestione e troppi i dubbi sul suo futuro.
Il collegio di giudici presieduto da Silvia Rizzuto, analizzati tutti gli elementi, non ha potuto far altro che decretare il fallimento per Melegatti e per Nuova Marelli, la società proprietaria del nuovo stabilimento dedicato alle merendine di San Martino Buon Albergo. La decisione dei giudici non era affatto inattesa: nel momento in cui la proprietà non era stata in grado di depositare il piano di concordato entro il 7 maggio, data ultima fissata dal tribunale, era già evidente che la via della salvezza sarebbe stata molto complicata. La proposta del fondo americano De Shaw & Co, per quanto interessante, era arrivata fuori tempo massimo. I giudici avevano lasciato aperta una porta attendendo chiarimenti sulla proposta fino a venerdì scorso. Ma anche in questa occasione, Melegatti si era presentata chiedendo un’ulteriore proroga di 20 giorni. Impossibile, visto che nel corso della stessa udienza la procura scaligera ha presentato istanza di fallimento. A questo punto, i giudici hanno deciso di mettere la parola fine.
Fallimento quindi, e nomina dei curatori. Per Melegatti sono gli stessi professionisti che hanno seguito la società in questi sei mesi di concordato, cioè l’avvocato Bruno Piazzola e il commercialista Lorenzo Miollo, mentre per Nuova Marelli sono l’avvocato Maurizio Matteuzzi e il commercialista Michelangelo Accettura. A loro toccherà l’arduo compito di pagare i creditori, dipendenti compresi, e di provare a far ripartire l’azienda verificando l’interesse da parte di potenziali acquirenti. Operare in esercizio provvisorio per realizzare la campagna natalizia è una possibilità, ma molto complessa da attuare: soldi nella casse non ce ne sono, vanno contattati fornitori e potenziali clienti, il tutto senza allargare ulteriormente il buco finanziario dell’azienda.
Nel frattempo, il tribunale ha fissato l’udienza di verifica crediti a ottobre, quindi ormai a stagione natalizia molto avanzata. La notizia peggiore, tuttavia, è per i 70 dipendenti dell’azienda dolciaria e per le centinaia di stagionali. Anche venerdì si erano presentati davanti al tribunale di Verona nella speranza che la proposta americana ottenesse il via libera. Tuttavia, il progetto del fondo De Shaw ha fatto la stessa fine del piano di investimento del maltese Abalone e di quello dell’azienda del caffè Hausbrandt. In tutti i casi, le difficoltà erano sorte nel momento in cui cominciava il confronto con la proprietà e con i soci di Melegatti guidati dalla presidente Emanuela Perazzoli.
Nemmeno la politica, che pure qualche pressione l’aveva fatta, è riuscita nell’intento di far concludere positivamente i vari piani di salvataggio. Il presidente della Regione Luca Zaia ieri ha ribadito il proprio impegno a favore della Melegatti ora che vecchia proprietà e management sono definitivamente usciti di scena. «Stiamo seguendo – ha detto Zaia - la situazione della Melegatti passo dopo passo. Ora attendiamo il commissario per un primo confronto. Avvieremo quanto prima un confronto che consenta di garantire quelli che sono obiettivi irrinunciabili, come mantenere l’attività produttiva e quindi i mercati di riferimento, salvaguardare l’occupazione, mantenere in vita un marchio storico e una azienda simbolo del Veneto e delle sue tipiche produzioni dolciarie».
Durissimi i sindacati che da mesi denunciano l’immobilismo della proprietà: «C’è profonda amarezza – ha detto Maurizio Tolotto di Fai Cisl – ma è l’epilogo cui l’azienda sembrava tendere fin dall’inizio. Chi fallisce oggi è la proprietà della Melegatti, non i suoi lavoratori che da sempre si sono battuti per salvarla».