Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Anche nomi di sportivi tra i clienti di Vazzoler
È caccia ai conti correnti usati dall’imprenditore e dagli altri indagati
PADOVA Tra i clienti del faccendiere Vazzoler c’erano anche sportivi.
PADOVA Ha scelto di non rispondere alle domande del giudice facendo però capire che, nei prossimi giorni, potrà iniziare a collaborare.
L’imprenditore di San Donà di Piave Alberto Vazzoler, da venerdì scorso è in carcere con l’accusa di riciclaggio per aver messo in piedi, almeno secondo la tesi degli investigatori, un’associazione a delinquere finalizzata a ripulire i soldi, frutto di reati finanziari, depositati da cittadini italiani in Svizzera. Insieme a lui, in prigione sono finite altre quattro persone. E se lunedì ad avvalersi della facoltà di non rispondere è stato Marco Remo Suardi, bergamasco con residenza in Svizzera, ieri la stessa strada è stata seguita dagli altri tre imputati: Silvia Moro, trevigiana fidanzata di Vazzoler, la ex compagna Elena Manganelli, padovana ma residente da anni a Dubai, e lo svizzero Albert Damiano. Nessuno di loro è stato sentito a Padova, dal gip Cristina Cavaggion, ma oggi in procura, al quarto piano del palazzo di giustizia, l’avvocato Enrico Ambrosetti incontrerà il sostituto procuratore Roberto D’Angelo. È probabile quindi che gli indagati vogliano iniziare a raccontare la loro versione dei fatti. Tutti loro sono infatti accusati di aver messo in piedi un’organizzazione che, attraverso una serie di bonifici dalla Svizzera a fantomatiche società slovene e croate per la compravendita di lingotti d’oro, e da queste a conti correnti a Dubai, avrebbe permesso di far arrivare negli Emirati i soldi di clienti italiani bloccati in conti correnti svizzeri. Qui, poi, venivano prelevati contanti che, via aereo, erano spediti in Svizzera e distribuiti tra i proprietari. Tutto gestito con contatti criptati via internet: i cinque avrebbero utilizzato una mail, dal curioso indirizzo «zoro zorello», di cui ognuno aveva le credenziali. Per evitare di inviare mail che lasciassero traccia nel web, scrivevano messaggi salvandole poi in bozze che gli altri controllavano.
Un sistema, secondo le stime degli investigatori della Finanza di Padova, da 46 milioni di euro che avrebbe permesso ai cinque di ricavare sostanziosi guadagni, al punto da permettere a Vazzoler di vivere in due lussuosi attici, uno in pieno centro a Padova e uno a Jesolo, con idromassaggi, quadri antichi, bottiglie di profumo magnum in bagno, ma anche di spostarsi a bordo di Jaguar e Maserati, nonostante al fisco dichiarasse poche decine di migliaia di euro di rendita annuale.
Ora l’attenzione degli inquirenti è concentrata su due fronti: da una parte l’identificazione dei clienti, dall’altra la ricerca dei conti correnti segreti su cui transitavano i soldi. Per il primo filone, si pensa che in quella che i cinque, stando alle intercettazioni, chiamavano la «bibbia», il libro mastro dei movimenti di denaro, siano finiti un centinaio di clienti, per lo più imprenditori, provenienti da tutta Italia, dal Nord-Est alla Sicilia, ma è probabile che le indagini portino anche a nomi di sportivi. Per quanto riguarda, invece, la caccia ai conti correnti, il sospetto degli inquirenti è che parte del ricavato sia finita in una misteriosa fondazione con sede al Sud Italia.