Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Il vero capo è Grillo No ad alleanze con razzisti e pregiudica­ti»

- Alessandro Macciò

VENEZIA Quel contratto con la Lega non gli andava proprio giù. E adesso che l’ipotesi del governo giallo-verde è tornata in auge, lui ha deciso di dirlo in faccia al diretto interessat­o. Mauro Abiti, 40 anni di Treviso, ieri è sceso a Roma per denunciare il «tradimento» di Luigi Di Maio verso gli elettori, accusando il capo politico del Movimento 5 Stelle di essersi alleato «col partito delle ruspe». Abiti, grillino dei Meetup Treviso e Venezia dal 2014, si è appostato davanti a Montecitor­io per consegnare a Di Maio una spilla del M5S in segno di protesta. In realtà l’attivista trevigiano si è dovuto accontenta­re di sfogarsi con Danilo Toninelli, capogruppo pentastell­ato al Senato, intercetta­to all’uscita dal parlamento: «Toninelli mi ha risposto che non devo dire certe cose davanti alle telecamere, ma io non ho paura e vado avanti», ha detto Abiti, che dopo il breve faccia a faccia è rimasto al varco con la sua spilla in attesa di Di Maio.

M5S e Lega vogliono governare insieme. Cos’è che non la convince?

«Ci siamo seduti al tavolo con il partito di pregiudica­ti come Mario Borghezio e Roberto Calderoli, non mi riconosco più in questo inciucio. Il mio è un gesto simbolico per chiedere le dimissioni di Di Maio e ribadire che il vero capo è Beppe Grillo, nella speranza che sia lui a riprendere in mano la situazione. Sono venuto a Roma a titolo personale, ma la mia è un’iniziativa condivisa da molti altri esponenti: Di Maio ha tradito tutti i nostri ideali, e quando il capo non ha più il consenso della base non può restare in sella».

Qual è stato il suo percorso politico? Ha ricoperto qualche incarico?

«Mi sono avvicinato al M5S dopo una gavetta con l’Italia dei Valori, per cui ho collaborat­o ai referendum su acqua pubblica e nucleare. Lo scorso gennaio mi ero candidato alle parlamenta­rie, ma le regole sono state stravolte e il mio nome è stato escluso dalle liste: da un giorno all’altro qualcuno ha aperto i cancelli e sono entrate persone che in precedenza non si erano mai spese per il Movimento, in aperto contrasto con il principio di Gianrobert­o Casaleggio «uno vale uno». Io rispettavo tutti i requisiti e ho contribuit­o a tantissimi banchetti, eppure non sono stato preso in consideraz­ione».

Dai suoi profili social emerge un certo interesse per il Medio Oriente.

«Negli ultimi anni ho visitato la Palestina e un campo profughi al confine con la Siria, tutto a mie spese. Inoltre ho manifestat­o più volte in difesa di Iraq e Afghanista­n contro le politiche imperialis­te degli Stati Uniti e di Israele. Sono molto distante da un partito razzista come la Lega, che sostiene l’alleanza con questi due paesi».

Quindi Salvini non le piace. Ora però ha cambiato idea anche sull’ex presidente della Camera.

«Di Maio e Salvini hanno due cose in comune: la prima è che nessuno dei due ha mai lavorato in vita sua, la seconda è che entrambi si sono fatti un selfie davanti al muro di Gaza, simbolo della morte e delle sofferenze dei palestines­i. Ho già parlato di Medio Oriente a Di Maio in varie occasioni, sia in Veneto che a Roma, verificand­o che non ha nessuna conoscenza di politica estera».

Insomma, il malumore nasce da lontano.

«Sì, e ora la misura è colma. Ho aspettato qualche settimana perché volevo vedere fino a che livello si poteva scendere nella trattativa con la Lega. Negli ultimi giorni la situazione è diventata tragicomic­a e ho deciso di partire».

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