Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ideal Standard, calo di produzione Paura su occupazione e stipendi
Trichiana, tese assemblee dei 600 lavoratori. Giovedì prossimo vertice al ministero
TRICHIANA Si terrà domani l’atteso incontro tra «Ideal Standard», la multinazionale belga di sanitari e rubinetterie proprietaria dell’ex «Ceramica Dolomite» a Trichiana con 600 dipendenti, e i rappresentanti dei lavoratori. Le parti sono in trattativa continua e segreta. Ieri però si sono tenute le assemblee dei lavoratori e la situazione sembra, secondo alcuni, volgere al peggio. Sarebbe prevista, per il prossimo anno, una riduzione dei volumi produttivi che potrebbe comportare uno sfoltimento del personale. Altre fonti preferiscono parlare di recuperi di produttività, ma non è chiaro come si potrebbero realizzare.
La questione è complessa. A fine aprile si era tenuto a Roma, al Mise (ministero dello Sviluppo economico), un vertice dedicato all’azienda. I sindacati si attendevano che «Ideal Standard» presentasse un piano industriale, ma ciò non era avvenuto.
Anche l’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan, la prese male. «Completati gli investimenti da 9 milioni di euro, finanziati per due terzi dal sacrificio in busta-paga chiesto ai lavoratori, ci saremmo aspettati l’illustrazione di un piano».
Anche l’accordo-quadro tra le parti, quello 2015-2017, è scaduto, ma è prevista una trattenuta salariale ai lavoratori, per favorire la competitività dell’azienda, fino al 2020. Dopo l’incontro romano, le parti hanno incominciato a parlare.
Il mese che termina oggi è stato caratterizzato da un ciclo di trattative a livello territoriale in vista del prossimo incontro al Mise, il prossimo 7 giugno, quando l’azienda dovrebbe essere in grado di presentare finalmente un piano industriale con un orizzonte temporale di medio periodo. La parola «esuberi», benché mai ufficialmente pronunciata in trattativa, è nel lessico dei lavoratori dello stabilimento, almeno da qualche mese: gli stessi sindacati hanno parlato di una possibile riduzione del personale, di 30-40 unità.
Ora la questione sembra complicarsi. In caso di riduzione dei volumi, l’azienda potrebbe puntare su un nuovo equilibrio tra produzione e personale.
Anche la sorte dei lavoratori a tempo determinato non è chiara. Si tratta di 26 giovani dipendenti. I sindacati sono per il rinnovo di una parte del personale: l’idea è che l’azienda apra il portafoglio per trovare i soldi per lo «scivolo», a disposizione dei lavoratori vicini alla pensione. Una mossa simile potrebbe essere utile per mantenere in azienda i giovani precari. Ma per ora, a quanto dicono i sindacati, l’azienda (oltre 700 milioni di ricavi e di proprietà di due fondi d’investimento, uno americano e l’altro australiano) ha fatto spallucce.
Le voci Si parla di circa 40 esuberi E adesso è a rischio la conferma dei precari