Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ovs, nuovi guai dalla Svizzera Titolo ai minimi storici in Borsa
Ritardati pagamenti per 4 milioni. Cancellati incentivi per 10 milioni
VENEZIA Ovs, si allargano i guai in arrivo dalla Svizzera, dove la partecipata Charles Vögele è in crisi di liquidità. E il titolo cade ai minimi storici. Dopo quelli di un mese fa, ancora giorni pesanti in Borsa per la società veneta dei grandi magazzini dell’abbigliamento guidata dal fondo Bc Partners, in forza ancora di una quota del 17%. Oltre alle tensioni sul governo italiano, a pesare sulla società guidata da Stefano Beraldo ci sono i guai della collegata svizzera Charles Vögele, su cui era stata lanciata l’Opa due anni fa, con una quota di minoranza insieme agli altri soci di Sempione(gli stessi che poi avevano acquistato il 1. marzo i negozi di Coin srl). Il 19 aprile il titolo era crollato d’un sol colpo del 32%, con il titolo che da 4,69 euro era finito a 3.38, sotto perfino del 17% al prezzo del primo giorno di quotazione, il 2 marzo 2015, allora a 4,1 euro.
Il mercato aveva subito come uno choc l’improvvisa battuta d’arresto di una società fin lì sempre cresciuta, anche negli anni della crisi. E invece l’esito del bilancio 2017, dopo ricavi per 1.525,7 milioni di euro, +12%, era stato un risicato utile netto di 5 milioni, con una posizione finanziaria netta a 377, dopo svalutazioni per 101 milioni. Effetto soprattutto della difficile situazione della collegata svizzera, con cui Ovs aveva puntato ad espandersi tra Svizzera, Austria, Slovenia e Ungheria, attraverso la conversione dei negozi in store a marchio Ovs, in una collaborazione equiparabile al franchising.
La partenza era stata buona, a settembre e ottobre 2017, aveva spiegato Beraldo agli analisti un mese fa, salvo poi entrare in affanno di fronte ad un inverno e a un primo trimestre 2018 durissimo. Il risultato è la crisi di Sempione Fashion. E Ovs ha dovuto svalutare crediti per quasi 36 milioni sui 45 totali, di cui 37 per cessione di merce.
Per alleggerire la posizione di Sempione, Ovs ha cambiato la natura dei rapporti, passando la merce a Sempione in conto vendita, dopo riacquisti per 32,3 milioni(7,9 milioni di euro corrisposti in denaro e compensazioni per altri 24,4).
I dettagli della manovra sono stati resi noti da Ovs con un comunicato lunedì. Situazione tutt’altro che rosea, visto che la manovra non è bastata a fermare i problemi. Come si legge nella nota, «nonostante l’operazione, la situazione finanziaria di Sempione Fashion si è ulteriormente deteriorata». Così il cda di Ovs si è riunito lunedì per prendere ulteriori decisioni, dopo l’ok del comitato operazioni parti correlate, per alleggerire la situazione di tensione di liquidità di Sempione; detta con la nota emessa lunedì sera, per «salvaguardare gli interessi di Ovs», ma anche di «supportare nel contempo Sempione Fashion nel suo tentativo di migliorare il proprio profilo di liquidità». Risultato: Ovs ha concesso un allungamento dei tempi di pagamento del 40% del prezzo della merce e venduta, fino a massimi 4,4 milioni di euro.
Ovvio che la novità determinasse un nuovo tonfo in Borsa. Dopo esser risalita fino a 3,8 euro il 14 maggio dai minimi di un mese fa, anche Ovs aveva pagato la turbolenza indotta dal caos sul governo italiano, a partire dal 15 maggio. E le notizie di lunedì hanno dato il colpo finale in giorni tempestosi, facendo cadere il titolo fino a 3,07 euro, -6,5%, con un ulteriore arretramento dello 0,39% ieri, a 3,05 euro, in una giornata di rimbalzi generalizzati.
Ed è in questa situazione che si tiene oggi a Mestre l’assemblea dei soci. Assemblea in cui arriverà anche la relazione del collegio sindacale, che ha chiesto approfondimenti al cda (che il 2 maggio, come scrivono i sindaci, «ha ratificato l’operato dell’amministratore delegato» Beraldo) sui rapporti con Vögele e sull’accordo stipulato a inizio aprile, su cui il collegio sospende il giudizio, sostenendo di non essere «al momento in grado di esprimersi compiutamente in ordine alla rispondenza dell’interesse sociale dell’accordo».
Assemblea in cui arriva anche la relazione sulla remunerazione, a cui Consob ha chiesto di apportare integrazioni. La parte più rilevante riguarda gli emolumenti di Beraldo (che in caso di cessazione anticipata dalla carica, che scade il 31 gennaio 2020, avrebbe un bonus di 5 milioni di euro): 1,2 milioni di stipendio fisso, 1,3 di componente variabile e altrettanto di stock option. Lo stipendio riconosciuto nel 2017 è stato di 2,2 milioni di euro, con i benefici a breve termine riconosciuti dal cda per l’80%. Il documento informa ancora che il cda del 18 aprile ha invece cancellato incentivi per 10 milioni di euro collegati al Progetto Charles Vögele che si sarebbero dovuti eventualmente attribuire nel 2020, per il 45% destinati a Beraldo e il 55% ad altri manager, «alla luce della sostanziale variazione del progetto».