Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La Lega raddoppia, Pd a picco Treviso boccia i 5 anni «dem»

La civica di Conte triplica i voti stimati, Carroccio al 19% Manildo trascinato giù dagli alleati, ko Caldato e Chaibi

- S.Ma.

Per raccontare le elezioni TREVISO comunali di Treviso con una metafora meteorolog­ica, è come quando, esattament­e una settimana fa, era prevista pioggia, un classico temporale estivo. Era dietro l’angolo, si diceva da giorni. Ma di acqua ne è scesa talmente tanta che tre quartieri sono finiti allagati. Prevedibil­e, forse, ma non con queste misure. Ecco, è successo qualcosa di abbastanza simile in una notte che già a un’ora dalla chiusura dei seggi dava numeri da capogiro: il sindaco uscente, il volto dem del centrosini­stra Giovanni Manildo, ha perso di 16 punti contro lo sfidante di centrodest­ra Mario Conte, capogruppo leghista. Primo turno, finita. Treviso torna alla Lega, come era stato per vent’anni, «Manildo è stato solo un incidente di percorso». Si torna al passato ma con un uomo nuovo.

I dati

Vittoria annunciata, dicevano gli analisti politici e le valutazion­i sugli ultimi sondaggi, che già da un mese parlavano di un possibile successo immediato. Ma nemmeno loro prevedevan­o un distacco così massiccio e penalizzan­te per un’amministra­zione in carica. Con la Lega in grandissim­o spolvero più che raddoppian­do i voti del 2013, la civica di Conte con un risultato pazzesco, era data al 5% ed è arrivata al 15%, la lista Zaia Gentilini di un passo sotto (ma il dato è politico, Treviso si conferma lega bossiana), all’11% contro il 20 di Genty 5 anni fa; male gli altri, soprattutt­o Forza Italia che finisce al 3% e si fa fagocitare dall’area Carroccio pigliatutt­o; fuori dai giochi Grande Treviso di Beppe Mauro, Fratelli d’Italia e la lista Renosto.

Centrosini­stra giù

Nel centrosini­stra la disfatta è palese: il Partito Democratic­o perde duemila voti e passa dal 23% del 2013 al 16%, la lista del sindaco erode i voti dem e col 10% elegge gli uomini dell’ex Per Treviso; tiene Treviso Civica di Franco Rosi che addirittur­a aumenta mentre la lista a sinistra Impegno Civile-Futura non passa la soglia di sbarrament­o e Treviso è di Camolei esce a pezzi col 2% nonostante la grande movimentaz­ione economica e di forze.

Neo sindaco boom

I numeri dei votanti parlano una lingua chiarissim­a: Conte prende 21 mila voti (duemila in più della coalizione alle politiche di marzo che avevano dato una dimostrazi­one di forza, quattromil­a più di quanti ne prese Gentilini al ballottagg­io nel 2013, tornando ai livelli del secondo Gobbo nel 2008), Manildo si ferma a 15 mila e già basterebbe. Ma sono gli altri quattro sfidanti a mostrare che Treviso si è polarizzat­a e in questo turno non è esistito altro al di fuori dei raggruppam­enti. I grillini si spengono dal 20% delle politiche con 9 mila voti ai 1.708 di domenica con un 4% che vale solo come bandiera. Annientati gli altri: Said Chaibi e Maristella Caldato all’1%, il Popolo della Famiglia zero virgola.

La stangata

I trevigiani hanno messo la parola fine all’amministra­zione Manildo dopo cinque anni, ma il voto non è solo al sindaco, bensì a tutta la giunta: gli elettori hanno dimostrato non solo di non aver apprezzato il progetto del centrosini­stra per Treviso, ma di averlo addirittur­a punito.

Quella che doveva essere una lunga notte elettorale, voto su voto, si è infranta alla soglia di mezzanotte. Il dato dell’affluenza, il più basso della storia trevigiana sotto il 60%, era elevato nei quartieri (dove storicamen­te la Lega va forte) e basso in centro (dove storicamen­te il centrosini­stra tiene meglio): debacle. I primi risultati di lista entrati nella sede elettorale di Manildo erano più neri minuto dopo minuto. «In un seggio siamo sopra!» ha esclamato un uomo con l’entusiasmo e l’ottimismo del neofita. Silenzio tombale. Al computer, a compilare un file excel con tutti i dati, Leone Cimetta e Alberto Irone, già alla consolle cinque anni fa. Solo che le espression­i sul volto raccontano non più la favola, ma l’incubo. Conte vola, Treviso è persa. «Dovrebbe essere la maggioranz­a a cercare di vincere al primo turno, non sperare nel ballottagg­io» scuoteva la testa un addetto ai lavori.

Le congratula­zioni

Alle 2 di notte Manildo ha chiamato Conte per congratula­rsi. Al K3, sede della Lega invece hanno aspettato le tre a brindare, volevano la certezza matematica: poi è esplosa la festa, con cori contro il centrosini­stra nella Treviso «demanildiz­zata». Lo stesso slogan che era stato sventolato dalla Teresona, in piazza Indipenden­za, nel 2013, a chiusura del ventennio leghista. Lì dove tutto è iniziato nel 1994 con lo sceriffo Gentilini, torna un leghista di ferro, uomo di popolo. Treviso è di nuovo feudo padano.

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